La truffa delle lenticchie ‘taroccate’ ci dice cosa possono fare i Siciliani per opporsi a chi ci propina cibi ‘avvelenati’

La mega truffa alimentare scoperta tra Piemonte, Lombardia e Puglia ci insegna che è possibile battere la Globalizzazione dell’economia e i suoi effetti nefasti sulle nostre vite (e sulla nostra salute). Pasta artigianale al posto della pasta industriale, olio extra vergine di oliva acquistato presso le aziende agricole invece che nei Centri commerciali, lenticchie e legumi acquistati nei negozi artigianali invece che nei supermercati. Perché questa volta, nel Sud, non andare a votare per le elezioni europee, potrebbe non essere sbagliato

Mangiare un piatto di lenticchie, in Italia, sta diventando un problema. Come abbiamo scritto, a meno che ogni consumatore non abbia a disposizione un negoziante di fiducia (i più fortunati possono rivolgersi direttamente agli agricoltori), bisogna trovare una confezione che non sia canadese: cosa non facile da quando è in vigore il CETA, il trattato commerciale tra Unione Europea e Canada che ha riempito l’Europa di lenticchie canadesi.

Ora – anche se quello che stiamo scrivendo è incredibile, considerato che c’è il dubbio che le lenticchie canadesi siano state fatte maturare a colpi di glifosato – c’è anche il rischio che le lenticchie che acquistiamo con il marchio Italia siano ‘taroccate’!

E’ di qualche giorno fa la scoperta la scoperta di una maxi-truffa alimentare. Leggiamo su Pupia tv:

“Legumi, lenticchie e cereali spacciati per italiani ma che in realtà provenivano dalla Cina e dall’Egitto. ‘Taroccate’ anche le rinomate lenticchie di Altamura. Una complessa frode alimentare quella scoperta, nei giorni scorsi, dalla Guardia di Finanza di Torino. Oltre 20 le tonnellate di alimenti che sono state sequestrate; cautelati anche i macchinari e le attrezzature industriali utilizzate per la lavorazione. 24, finora, le persone denunciate”.

La lenticchia di Altamura, per la cronaca, è un prodotto di qualità che si produce in Puglia e in alcune aree della Basilicata (COME POTETE LEGGERE QUI). E’ tutelata dal marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta). Ma, come scriviamo spesso, i marchi che l’Unione Europea distribuisce a piene mani dopo cervellotiche istruttorie non tutelano nulla: l’unica, vera tutela per i consumatori è rappresentata dai controlli: proprio i controlli che hanno portato allo scoperta di una grande frode alimentare a Torino da parte dei Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego Torino, coordinati dalla magistratura.

Un’operazione che ha portato allo smantellamento di un’organizzazione criminale che “importava dall’estero – leggiamo sempre su Pupia tv – i prodotti destinati al mercato nazionale, prodotti che, una volta giunti in Italia, venivano confezionati con imballi riportanti segni e ‘claims’ mendaci ad Altamura (Bari) dove i finanzieri della locale compagnia hanno sequestrato 3 tonnellate di alimenti ed un ingente quantitativo di materiale destinato ad ulteriore confezionamento”.

“Canada, Cina, Argentina e Egitto – leggiamo sempre nell’articolo -: questi i luoghi di provenienza delle Lenticchie, dei Ceci, dei Fagioli e anche delle Arachidi che, senza alcun processo industriale di trasformazione ‘sostanziale’, venivano poi immessi in commercio con l’indicazione di prodotto italiano e con in più il simbolo del tricolore sugli imballi. Oltre 40mila le confezioni pre-imballate pronte per l’immissione in commercio sulle quali sono stati apposti i sigilli, in previsione di ulteriori 150mila unità da confezionarsi per una frode commerciale che, qualora non individuata, avrebbe potuto fruttare oltre un milione di euro”.

“Fatto ancor più grave – leggiamo ancora nell’articolo – è stato individuato dagli investigatori in relazione alla produzione delle Lenticchie; infatti, l’indicazione ‘Altamura’ sugli imballi ha violato anche la tutela specifica per i prodotti disciplinati dall’Indicazione Geografica Tipica che prevede una specifica e rigorosa coltivazione sul territorio pugliese, la quale richiede agli operatori del settore di attenersi ad appositi disciplinari che in altre zone del mondo vengono disattesi”.

Su Tele Ambiente leggiamo ancora:

“A Torino, dopo una serie di perquisizioni, i finanzieri sono riusciti a ricostruire la rete dell’organizzazione, partendo da una macelleria gestita da tre imprenditori marocchini. Da Torino le indagini hanno condotto a Rozzano, nel Milanese, sede di due depositi, gestiti da commercianti marocchini che si occupavano dell’importazione dei prodotti. Un terzo deposito si trovava ad Altamura”.

Piemonte, Lombardia, Puglia: la frode alimentare scoperta dalle autorità ‘viaggia’ in queste tre Regioni. E dimostra, ancora una volta, che non è importante quello che leggiamo nelle confezioni dei prodotti. E se il ruolo delle forze dell’ordine e della magistratura è importante, ancora più importante dovrebbe essere il ruolo dei cittadini.

L’avvertimento che noi rivolgiamo ai cittadini è il seguente: attenti, perché siamo letteralmente invasi da prodotti agricoli esteri, freschi e trasformati, di dubbia provenienza.

Se è importante acquistare pasta con grano del Sud Italia (che non può costare meno di 2,5 euro al kg, mentre la pasta prodotta con grani duri antichi non può costare meno di 5-6 euro al kg), se è importante acquistare l’olio d’oliva extra vergine solo presso il frantoio di fiducia (o presso le aziende agricole di fiducia), è anche importante, in generale, riuscire a capire non solo che cosa c’è scritto nelle confezioni dei prodotti, ma anche cosa c’è dentro le confezioni.

Ricordiamoci sempre – e ricordiamocene in queste ore, visto che tra qualche giorno andremo a votare per il rinnovo del Parlamento europeo (per chi ci crede, perché noi registriamo l’atteggiamento di tanti siciliani – ai quali non possiamo dare torto – che non hanno alcuna intenzione di andare a votare proprio per stigmatizzare i danni prodotti all’agricoltura siciliane e alla salute dei siciliani l’attuale Unione Europea e la sostanziale inutilità del Parlamento europeo) – che, dopo aver perso la sovranità monetaria e una parte della sovranità politica, l’Unione Europea sta provando adesso a privarci anche della sovranità alimentare.

Il CETA serve proprio a questo: a costringere i siciliani a portare sulle proprie tavole prodotti agricoli canadesi, dal grano per produrre pasta, pane, pizze e dolci, ai legumi. Non è facile ribellarsi a questa nuova e odiosa forma di colonizzazione alimentare. Anche perché le forze politiche che dicono di essere anti-europeiste, una volta incassati i voti, cambiano le carte in tavola.

Forse per questo, in queste elezioni europee, come sottolineato da tanti esponenti del mondo sicilianista, non è poi così sbagliato non andare a votare. Perché dall’attuale Unione Europea la Sicilia non potrà che ricevere ulteriori danni. Gli unici che ci guadagneranno saranno gli europarlamentari che, una volta eletti, costeranno alla collettività 60 mila euro al mese circa per 5 anni!

Che fare, allora? Massima giustificazione ai siciliani che non andranno a votare per il rinnovo di un Parlamento europeo inutile e, in buona parte, dannoso; e via libera a una battaglia ‘dal basso’ contro la globalizzazione dell’economia.

Non acquistiamo più legumi nei Centri commerciali, anche perché – lo dimostra l’inchiesta della magistratura di Torino – anche le confezioni con la scritta italiana e con il tricolore non sono affatto sicure. Meglio acquistare i legumi dai nostri negozi di fiducia.

Questo darà forza ai nostri agricoltori, che ormai si rifiutano di coltivare certi prodotti (legumi, ma anche pomodori, grano e via continuando) perché massacrati dalla concorrenza di prodotti stranieri.

I ‘Signori della globalizzazione dell’economia’, oggi, sono molto più deboli, perché il sistema che fino ad oggi li ha sostenuti gli si sta, capitalisticamente parlando, rivoltando contro: ormai sono entrati nella fase in cui ogni sigla di centro commerciale cerca di ‘mangiare’ l’altra. La Grande distribuzione organizzata (Gdo) sta entrando in crisi di sistema.

Noi dobbiamo fare in modo che questa crisi esploda in modo sempre più forte, perché è attraverso la Grande distribuzione organizzata che la globalizzazione dell’economia impone la colonizzazione alimentare.

Ognuno di noi, nella vita di ogni giorno, può fare qualcosa: una semplice scelta può cambiare non soltanto la nostra vita, ma anche il mondo che ci circonda: un pacco di pasta artigianale al posto di un pacco di pasta industriale, cinque litri di olio extra vergine di oliva acquistati presso le aziende agricole invece che nei Centri commerciali, lenticchie e legumi acquistati nei negozi artigianali di fiducia invece che nei supermercati.

Così facendo sosterremo l’economia siciliana, perché l’unica salvezza degli agricoltori siciliani non è nell’export dei propri prodotti all’estero (questo, al limite, può valere per qualche prodotto ad altissimo valore aggiunto), ma la conquista del mercato interno.

Come ripetiamo spesso, i Siciliani, ogni anno, spendono circa 13 miliardi di euro in cibo. Ebbene, di questi 13 miliardi di euro, solo 2 miliardi di euro vengono utilizzati dai cittadini siciliani per l’acquisto di prodotti agricoli e alimentari siciliani: con gli altri 11 miliardi di euro ai siciliani vengono imposti prodotti agricoli freschi e trasformati che arrivano da chissà dove, prodotti chissà come.

E questo – lo ribadiamo – avviene soprattutto attraverso la Grande distribuzione organizzata.

Ma noi abbiamo a disposizione gli strumenti per non farci rifilare prodotti agricoli freschi e trasformati che arrivano da chissà dove, pieni di chissà quali sostanze chimiche dannose per la nostra salute. Usiamo questi strumenti ogni giorno. Cominciamo a riflettere su come opporci a chi, a attraverso l’Unione Europea e la Grande distribuzione organizzata, sta provando a trasformarci da cittadini in sudditi, magari dandoci in cambio i ‘diritti civili’…

Foto tratta da typicalsicily.it