A Vittoria i locali del commissariato erano del boss Luca, il sequestro dei finanzieri ai colleghi

Vittoria, sequestrato lo stabile del commissariato: è al 50% del clan Luca

In Sicilia [ possibile anche questo. Nonostante certificazioni obbligatorie anche il Ministero affitta i locali dei mafiosi. Un errore che ha un privato cittadino avrebbe comportato almeno la denuncia penale

Un commissariato nell’immobile di proprietà anche di una famiglia legata ai clan. Succede a Vittoria, in provincia di Ragusa: il Ministero dell’Interno ogni anno paga 105 mila euro per l’affitto dell’immobile che al 50%
appartiene ad un rampollo della famiglia Luca, ovvero Rocco Luca, figlio di Salvatore, finito in carcere assieme allo zio e al padre perché indagati con accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio.

Così quando la guardia di finanza ha sequestrato i beni della famiglia Luca i sigilli sono stati apposti anche all’immobile che ospita il commissariato. I Luca, a cui fa capo il gruppo Lucauto di Gela concessionaria molto nota nella Sicilia orientale per il suo parco-macchine di lusso, sarebbero subentrati al 50% nella proprietà dell’immobile dopo che lo stesso era stato posto in vendita all’asta dal Tribunale di Ragusa nel 2012.

La rimanente parte dell’edificio è di un commerciante di Vittoria. Il primo luglio scorso Rocco Luca è stato arrestato assieme al padre Salvatore e allo zio Francesco Antonio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di proventi illeciti per circa un miliardo di lire che, sin dagli anni ’90, sarebbero stati loro forniti dalla famiglia dei Rinzivillo di cosa nostra.

A fare i nomi dei Luca di Gela sarebbero stati alcuni collaboratori di giustizia. I contatti dei Luca con la criminalità organizzata si sarebbero poi estesi ad alcune famiglie mafiose di Catania, quali i Mazzei, i Carateddi ed i Santapaola. Le indagini del Gico di Caltanissetta della guardia di finanza hanno trovato conferme alle rivelazioni dei pentiti e accertato il sistema «money laundering» (lavaggio del denaro sporco) attraverso spostamenti di capitali tra i conti dei vari componenti della famiglia e delle imprese che avevano avviato, ma anche tramite «scontrini vincenti» del gioco del lotto.

Fonte > Gazzetta del Sud