Il giudice contro “i signori della Monnezza”

Emblematica appare la vicenda del Dott. MARINO, magistrato e assessore all’Energia della Giunta regionale presieduta da Rosario CROCETTA, che, come visto, aveva subito diversi accessi abusivi ai propri dati personali – talvolta estesi anche a quelli dei suoi prossimi congiunti (in particolare, i figli) – che si collocano l’11 luglio 2013, il 18 luglio 2013 e il 6 e 7 luglio 2016.

Diverse erano le ragioni di contrasto tra MARINO e il sistema confindustriale siciliano, riconducibile in primis a MONTANTE e, in secundis, ai soggetti che gli ruotavano intorno, ispirandone le manovre o traendone ispirazione: il Sen. Giuseppe LUMIA; l’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Mariella LO BELLO; l’imprenditore agrigentino operante nel settore dei rifiuti Giuseppe CATANZARO.

In particolare il Dott. MARINO, nella veste di assessore regionale, aveva manifestato l’intenzione di mettere mano al sistema oligopolico di gestione delle (quattro) discariche di rifiuti di natura privata, un sistema che, ad avviso di MARINO, si erano ampliate in virtù di provvedimenti autorizzatori illegittimi.

Pertanto, coltivando il progetto di esercitare un più penetrante controllo sul regime autorizzatorio e di “recupero dell’intervento pubblico a scapito del privato”, MARINO si era attivato da un lato per attrarre, mediante un’apposita deliberazione della giunta regionale, la materia del rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) sotto il proprio assessorato (prima di competenza dell’assessorato Territorio e Ambiente), dall’altro per ottenere, dal Governo regionale, la dichiarazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti. Ciò gli avrebbe, infatti, consentito di attingere ai fondi già stanziati in bilancio per la Regione siciliana e finanziare la realizzazione di piattaforme pubbliche, che avrebbero fatto concorrenza a quelle private, erodendo il sistema oligopolico.

Tali iniziative suscitavano le ire di più soggetti riconducibili alla sfera di potere di MONTANTE: dalla LO BELLO, che tentava inutilmente di ripristinare le pregresse attribuzioni del proprio assessorato – Territorio e Ambiente – in materia di A.I.A., a CROCETTA e LUMIA, questi ultimi in specie dopo l’accertamento di numerose violazioni di legge riscontrate nel rilascio dell’autorizzazione in favore della discarica di Siculiana, riconducibile a CATANZARO, e nella gestione della discarica medesima.

Si riportano di seguito le dichiarazioni rese dal Dott. MARINO in sede di sommarie informazioni testimoniali rese il 16 aprile 2016:

“[…] Per ovviare a tale situazione, come primo atto portai sotto la competenza del mio assessorato il rilascio dell’A.I.A., prima di competenza dell’Assessorato Territorio e Ambiente. Ricordo che dopo questo mio atto di governo, la LO BELLO, allora Assessore al Territorio e Ambiente, andò su tutte le furie, e mi disse che avrebbe chiesto la convocazione di altra seduta della Giunta per riportare la competenza dell’A.I.A. sotto il suo assessorato. A testimonianza del notevole interesse che vi è dietro il rilascio dell’A.I.A., posso anche dire che molti dirigenti che se ne occupavano nell’Assessorato Territorio e Ambiente, chiesero a Marco LUPO, Dirigente del Dipartimento Acqua e Rifiuti del mio assessorato, di transitare al suo ufficio, proposta che venne rifiutata.

Posso altresì dire che solo dopo un anno, e nonostante numerose lettere di sollecito, il mio Assessorato ricevette la documentazione necessaria per poter assolvere al futuro rilascio delle autorizzazioni. Ciò posto, mi resi anche conto che l’unica possibilità che vi fosse per poter realizzare il progetto che prevedesse il recupero dell’intervento pubblico a scapito del privato nella gestione delle discariche, era quello di chiedere l’emergenza al Governo nazionale, affinché si potessero utilizzare i fondi già stanziati nel relativo capitolo di bilancio per la Regione Sicilia. […] In sede di conversione del Decreto Legge 274 del 2013, venimmo convocati al Senato in una riunione congiunta delle commissioni ambiente del Senato e della Camera, presieduta dal Sen. MARTINELLO di Agrigento. In quell’occasione esponemmo ampiamente le nostre ragioni, e solo al termine della riunione il Senatore MARTINELLO diede atto che era pervenuta una nota a firma dell’imprenditore CATANZARO e dell’esponente di Legambiente FONTANA, con la quale, nella sostanza, si paventava il rischio che la dichiarazione di emergenza potesse favorire interessi delle organizzazioni mafiose, come già avvenuto in passato. Subito dopo la riunione, incontrai il Se. LUMIA al Caffè Sant’Eustachio di Roma; il LUMIA mi contestò di non averlo informato della convocazione in Commissione. Gli risposi che non capivo perché avrei dovuto avvisarlo […].

Com’è evidente, tali contrasti tra l’assessore MARINO e il gruppo MONTANTE (MONTANTE – LUMIA – LO BELLO – CATANZARO), maturati nell’ambito di una materia connotata da una elevata sensibilità dal punto di vista lucrativo (gestione rifiuti), avevano trovato la loro massima espressione proprio nell’anno 2013, quando si inscrivono i primi accessi al sistema informatico relativi al predetto MARINO.

Non deve, dunque, stupire che CATANZARO avesse concorso nella captazione di informazioni sul conto dell’assessore, come emerge dalla intercettazione della conversazione intercorsa de visu, il 14 febbraio 2016 (progr. n. 449), tra Giuseppe CATANZARO e MONTANTE.

In essa, infatti, il primo annunciava al secondo di essere in attesa di ricevere, tramite un terzo soggetto, il numero di targa del Dott. MARINO: […].

Ad arricchire il quadro probatorio, che invero appare già di per sé autosufficiente, soccorrono le dichiarazioni rese agli investigatori da CICERO, secondo cui egli aveva appreso da CATANZARO, tra la fine del 2013 e gli inizi del 2014, che MONTANTE disponeva di un video sulla vita privata dell’assessore, che intendeva divulgare sul web “per tentare di delegittimare Marino, colpevole delle accuse pubbliche contro lo stesso Catanzaro ed i vertici di Confindustria Sicilia, in merito alle note vicende della gestione dei rifiuti in Sicilia” (sommarie informazioni testimoniali del 3 maggio 2016):

…omissis…

Giuseppe Catanzaro

Nel periodo in cui imperversava l’aspra polemica tra l’ex Assessore all’Energia Nicolò Marino, Giuseppe Catanzaro e Confindustria Sicilia (fine mesi 2013/primi mesi 2014), Catanzaro mi riferì che Antonello Montante, a suo dire, deteneva un dossier ed un video contenente delle immagini scandalose riguardanti anche la vita privata di Marino e che stava facendo di tutto per farle diffondere su un giornale on line o blog per tentare di delegittimare Marino, colpevole delle accuse pubbliche contro lo stesso Catanzaro ed i vertici di Confindustria Sicilia, in merito alle note vicende della gestione dei rifiuti in Sicilia”

…omissis…

Le dichiarazioni di CICERO manifestano una incredibile assonanza con quelle di MARINO, il quale collocava nell’ottobre del 2013 un incontro con MONTANTE, il Sen. LUMIA e Ivanhoe LO BELLO, presso un hotel catanese, nel corso del quale l’imprenditore di Serradifalco lo aveva invitato “a non raccogliere più informazioni sul suo conto, aggiungendo, poi, che se avesse voluto fare la guerra a colpi di dossier, si sarebbe fatto trovare pronto” (vd. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 18 dicembre 2014 innanzi alla Procura di Catania). Tanto vero che già l’11 luglio e il 18 luglio 2013, come detto, risultano effettuati gli accessi allo S.D.I. che riguardavano proprio MARINO.

Di seguito le dichiarazioni rese da quest’ultimo:

omissis…

Domanda; vuole descriverci nei particolari l ‘incontro avuto con LO BELLO, LUMIA e MONTANTE all’Hotel Excelsior?

Risposta: l’incontro avvenne un lunedì intorno a ottobre 2013 dopo la pubblicazione di un articolo scritto sul “Fatto Quotidiano” relativo alla c.d. antimafia di facciata contenente, tra l’altro, dichiarazioni di Lari relative al ministro Alfano.

Ricevetti una telefonata da Lumia che conosco da tempo, almeno dal 2001, nella quale lo stesso mi chiedeva di vedermi con urgenza rappresentandomi che trattasi di interesse suo, di MONTANTE e di LO BELLO (che chiamò per nome). Dal tenore della conversazione compresi che tutti e tre i soggetti si trovavano a Palermo e, quando manifestai loro la mia impossibilità a raggiungere il capoluogo nel corso della giornata, si offrirono di raggiungermi a Catania dove mi trovavo per esigenze connesse al mio incarico di allora (Assessore regionale all’energia). In effetti, verso le 21.00 ci trovammo tutti nella hall dell’Hotel Excelsior in Catania dove io arrivai trovando tutti quanti già presenti.

Quando arrivai lasciai all’ingresso BUCETI e Giuseppe LENTINI che mi collaboravano nella mia attività presso l’assessorato e che non parteciparono pertanto alla discussione.

Appena arrivato mi sedetti difronte a MONTANTE il quale immediatamente dopo convenevoli preliminari si alzò in piedi ed in dialetto stretto mi intimo di cessare la mia attività di dossieraggio nei suoi confronti e mi disse altresì che avrei dovuto smettere di inviare BUCETI a raccogliere informazioni sul suo conto e condurre intercettazioni.

MONTANTE in particolare disse testualmente che se avessi voluto fare la guerra a colpi di dossier lui si sarebbe fatto trovare pronto.

…omissis…

L’effettivo svolgimento dell’incontro narrato da MARINO è confermato dalla puntuale annotazione nel file excel di MONTANTE, nel quale, peraltro, come può constatarsi dalla lettura della seconda griglia sotto riportata, estrapolata dalla cartella “TUTTI” del predetto file, è riportata altresì l’annotazione di una serie di avvenimenti riguardanti il medesimo MARINO: […].

Alla luce di quanto ricostruito, non possono sussistere dubbi circa l’attribuibilità a MONTANTE del ruolo di mandante degli accessi in pregiudizio dell’assessore, risultando in maniera macroscopica la convergenza di molteplici elementi di prova circa l’esistenza di motivi di astio da parte del primo nei confronti del secondo e, soprattutto, nella medesima direzione, l’assunzione di iniziative di

raccolta di dati da utilizzare in maniera obliqua e ricattatoria.

D’altra parte, all’epoca della spasmodica ricerca della targa del veicolo dell’ormai ex assessore all’Energia (intercettazione MONTANTE-CATANZARO del 14 febbraio 2016, sopra riportata), il conflitto tra lo stesso ed il sistema confindustriale siciliano (con MONTANTE in posizione verticistica) non solo non si era mai sopito, ma si era addirittura radicato e cronicizzato.

Infatti, giusto qualche mese prima rispetto ai più recenti accessi (luglio 2016) al sistema informatico nei riguardi di MARINO, quest’ultimo aveva rilasciato un’intervista al quotidiano La Sicilia, pubblicata il 13 marzo 2016 sotto il titolo “Nicolò Marino: Ecco le Istituzioni che hanno coperto il sistema Montante”, nella quale lo stesso “si esprimeva in maniera decisamente critica nei confronti”

del potente industriale (valutazione contenuta nell’ordinanza cautelare, a p. 629, e, in ragione dell’oggettivo contenuto dell’articolo, assolutamente condivisibile).

A ciò occorre aggiungere un ulteriore fatto, verificatosi circa un mese prima degli ultimi accessi abusivi.

Il Dott. MARINO, invero, aveva reso dichiarazioni agli inquirenti sul conto di Letterio ROMEO, ufficiale dell’Arma dei carabinieri che, dopo avere redatto una relazione di servizio circa delle minacce da lui subite ad opera di MONTANTE, l’avrebbe distrutta, soppressa o occultata (capo “M” di imputazione, per cui si procede separatamente).

Ebbene, secondo la ricostruzione, plausibile, fatta in fase cautelare, ROMEO, escusso dagli investigatori in ordine a tale fatto, avrebbe riferito subito dopo a MONTANTE il contenuto della propria deposizione. E ciò, in data 7 giugno 2016.

Poiché la ricostruzione di tale vicenda presuppone l’esposizione di meri dati oggettivi, derivanti dall’analisi del traffico telefonico dei suoi protagonisti, è opportuno rimettersi a quanto già sintetizzato nell’ordinanza cautelare (da p. 631):

Inoltre, va posto in rilievo un ulteriore elemento che, sia pure senza essere dotato dei crismi di assoluta certezza (ma della probabilità, sia pure elevata), può servire a spiegare ulteriormente perché il GRACEFFA era tornato ad acquisire notizie in banca dati SDI nel luglio 2016, dopo averle già carpite (come si tornerà a dire di qui a poco) nel 2013.

Si dirà in seguito, infatti, che in data 7 giugno 2016 veniva escusso da questo Pubblico Ministero il T. Col. Letterio ROMEO e che nel corso di quell’atto istruttorio venivano chieste circostanze direttamente afferenti i suoi rapporti col MONTANTE ed in specie che sorte avesse avuto una relazione di servizio redatta a seguito di una telefonata che questi gli aveva effettuato. Sempre in occasione di quell’atto istruttorio erano stati rappresentati all’ufficiale dell’Arma gli elementi che su quella vicenda emergevano dalle dichiarazioni che in precedenza aveva reso proprio il dott. MARINO.

Ebbene, dall’analisi dei tabulati telefonici acquisiti al procedimento è emerso che il ROMEO, il giorno seguente rispetto a quello in cui era stato audito presso questi Uffici, si era recato a Roma ove era rimasto sino al pomeriggio del 10.6.2016.

In quegli stessi giorni, si registrava la presenza nella capitale anche del MONTANTE, il quale era ivi giunto già il giorno 7 per poi recarsi a Milano il successivo 10 giugno. In particolare il giorno 08.06.2016, si accertava che il MONTANTE, nel pomeriggio, si spostava appositamente nella zona della stazione Termini, essendo stato in precedenza in luoghi della città estremamente distanti dal principale scalo ferroviario della capitale.

Ed invero le celle telefoniche agganciate dalle sue utenze di telefonia mobile consentivano di accertare che questi si spostava dalla zona Eur (ore 16.46) a via Bompiani (zona Garbatella, ore 17.38), per poi avvicinarsi alla stazione Termini (ore 18.25, via Paolina e ore 18.42, via Cavour). Inoltre, a partire dalle ore 20.20 le sue utenze agganciavano celle telefoniche ancor più vicine alla stazione Termini, venendo rilevate a via Liberiana che dista circa 300 metri dallo scalo ferroviario romano. D’altro canto si accertava pure che Letterio ROMEO, quello stesso giorno, era giunto a Roma, in treno, alle ore 21.38 circa. Il dato emergeva, oltre che da1l°analisi dei tabulati, anche da una telefonata ricevuta dallo stesso ROMEO da parte del fratello che lo era andato a prendere in stazione.

Come ricavato ancora una volta dai tabulati telefonici, le utenze in uso al MONTANTE, alle ore 21.14 e alle ore 21.15, censivano due celle telefoniche molto vicine alla stazione Termini, rispettivamente in via Cavour e via Liberiana (essendo le due utenze attestate su due gestori diversi).

Dalle intercettazioni telefoniche sull’utenza riservata a quel tempo in uso al MONTANTE (quella avente nr. 338+++++++ intestata a DE MARIA Maddalena, di cui meglio si dirà nel prosieguo) si rilevava che questi, alle ore 21.58, aveva provato a contattare (progr. nr. 652) il giornalista de “Il Fatto Nisseno”, SPENA Michele, e, anche in questa occasione, la cella censita era quella di via Cavour.

Se ne ricava, pertanto, con certezza che allorché il ROMEO, nella prima serata dell’8 giugno 2016, era giunto alla Stazione Termini di Roma, il MONTANTE si trovava nelle immediate vicinanze, come meglio si può comprendere dal grafico di seguito riportato: […].

Ed allora, sembra davvero plausibile ipotizzare che (evidentemente utilizzando altri canali di comunicazione non intercettabili, ad esempio il sistema di messaggistica whatsapp) il ROMEO avesse chiesto al MONTANTE di poterlo incontrare onde rappresentargli gli esiti dell’atto istruttorio cui era stato sottoposto e, in special modo, ragguagliarlo sulle dichiarazioni che il dott. MARINO aveva reso a questo Ufficio (e che di certo direttamente riguardavano il MONTANTE, oltre che lo stesso ROMEO).

Ciò consentirebbe di trovare un’ulteriore spiegazione alle ragioni per le quali il GRACEFFA, all’incirca un mese dopo, fosse stato compulsato per tornare ad attingere notizie riservate sul conto del magistrato.

Potrebbe certamente obiettarsi che la ricostruzione dell’incontro tra l’ufficiale dei carabinieri e l’imprenditore di Serradifalco è condotta su base meramente probabilistica e che, dunque, non è stata raggiunta la certezza circa l’effettività di tale incontro e il contenuto delle relative conversazioni.

Ebbene, anche a volere elidere mentalmente tale episodio, l’interessamento spionistico di MONTANTE sul conto del Dott. MARINO non può essere seriamente messo in dubbio, in quanto avvalorato da tutti gli altri elementi sopra rappresentati (dichiarazioni dello stesso MARINO, dichiarazioni di CICERO, contenuto del file excel, intercettazioni), che consentono di individuare incontrovertibilmente nell’imprenditore di Serradifalco la fonte della richiesta di acquisizione di informazioni personali nei riguardi del magistrato ed ex assessore e dei suoi familiari.