Ricatti, minacce e posti di lavoro, ecco cosa contesta la procura al sindaco Di Giacinto

Le indagini dei pm di Termini Imerese che ha coinvolto il sindaco e il vice sindaco di Casteldaccia nel Palermitano, accusati a vario titolo di corruzione, abuso d’ufficio, falso materiale ed ideologico, sono iniziate quando il presidente di un’associazione di Casteldaccia, che aveva in gestione un campo di calcio, si è presentato dai carabinieri e ha raccontato delle minacce che il candidato a sindaco Giovanni Di Giacinto gli avrebbe rivolto. Era il luglio del 2018.

Il sindaco lo avrebbe avvicinato nel porticciolo di San Nicola l’Arena pochi giorni prima delle elezioni amministrative del 10 giugno del 2018 e avrebbe chiesto in modo minaccioso di imporre agli elettori della figlia candidata nella lista Rinasca, antagonista a quella del sindaco Di Giacinto, di effettuare il voto disgiunto, dietro la minaccia di estromettere l’associazione dalla gestione del campo comunale.

Gli elettori avrebbero dovuto esprimere una preferenza per il sindaco Di Giacinto e un’altra per il Consiglio comunale. Uno tra i primi provvedimenti della nuova giunta Di Giacinto fu l’ordinanza 62 con la quale fu intimato alla società “di provvedere allo sgombero immediato del campo di calcio in contrada Fiorilli occupato abusivamente”.

Al centro dell’indagine della procura di Termini Imerese che ha portato agli arresti dei vertici del Comune di Casteldaccia ci sono anche gli interventi per prevenire e contrastare la violenza contro le donne e i minori.

Il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto, il vice sindaco Giuseppe Montesanto e l’assessore comunale Maria Tomasello si  sono adoperati per siglare un accordo di partenariato tra il Comune la “Luna Nuova Cooperativa Sociale”.

Un intervento deciso con una delibera di giunta di settembre del 2018 che avrebbe violato, secondo quanto avrebbero accertato gli investigatori, i principi di imparzialità, efficienza, efficacia, legalità dell’azione amministrativa.

Il patto tra i componenti della giunta e i rappresentati dell’associazione era basato su alcune assunzioni nella cooperativa di dipendenti in quota al sindaco, del vicesindaco.

Nell’accordo c’era anche un posto in progetto per il servizio civile per una giovane anche questa segnalata. I provvedimenti per questo partenariato furono adottati con urgenza e priorità per consentire alla cooperativa la domanda di partecipazione all’avviso pubblico per la concessione dei contributi erogati dall’assessorato regionale alla Famiglia.

I posti di lavoro il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto li avrebbe chiesto anche alla società Fisma srls a cui il Comune con ordinanza sindacale del 5 ottobre del 2018 aveva affidato il servizio di raccolta, trasporto e conferimento dei rifiuti differenziati. In cambio il primo cittadino avrebbe ottenuto l’assunzione di sei operai tra questi il cugino di Di Giacinto. Ottiene l’assunzione nella società dei dipendenti trovando una soluzione che è stata ascoltata dai carabinieri nel corso di diverse conversazioni tra il sindaco e Giuseppe Magro, legale rappresentante della Fisma, modificando il preventivo già inviato inserendovi una spesa di ulteriore 2500 euro al mese per l’utilizzo della piattaforma ambientale.

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