CARCERAZIONE PREVENTIVA: Quanto costano gli errori delle procure?

Quante volte è davvero necessaria la misura cautelare e quante volte serve per fare “rumore” sulla pelle degli indagati?

L’elefante ha partorito un topolino. I danni d’immagine e psicologici di  chi finisce senza colpa in carcere sono inestimabili

L’esercito degli innocenti in manette che lo Stato deve risarcire

Ieri, il Ministro Bonafede, involontariamente, ha toccato un tasto dolente della “giustizia” all’ italiana. Il carcere agli innocenti .La questione si lega anche all’ingiusta detenzione che allo Stato italiano costa un botto di soldi

Il tema dell’abuso della custodia preventiva occupa da decenni le pagine dei giornali, i convegni degli specialisti, i dibattiti dei politici, ma la soluzione al problema tarda ad arrivare. Chi difende e comunque i magistrati preferisce non parlarneUna risposta ha provato a darla il Legislatore, che è recentemente intervenuto con la Legge 16 aprile 2015, n. 47, recante Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali.

La riforma ha previsto che la custodia cautelare in carcere possa essere disposta solo laddove risultino inadeguate altre misure interdittive o coercitive; che il pericolo di fuga non sia solo concreto ma anche attuale; che le situazioni di concreto ed attuale pericolo non possano essere desunte solo dalla gravità del titolo di reato per cui si procede; che per applicare la custodia cautelare in carcere, oltre alla gravità ed alle modalità del delitto, si debbano prendere in considerazione anche altri parametri. La riforma ha, inoltre, previsto, all’art. 15, l’obbligo per il Governo di presentare una Relazione annuale al Parlamento “contenente dati, rilevazioni e statistiche relativi all’applicazione, nell’anno precedente, delle misure cautelari personali”. Nell’agosto scorso sono stati diffusi i primi dati, provenienti da 48 Uffici su 136, dai quali è emerso che, nel 2018, sono state disposte 12.959 misure cautelari personali.

Dato così costituito: in 6.016 casi è stata disposta la custodia cautelare in carcere; in 3.704 gli arresti domiciliari; in 1.430 l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria; in 1.809 altre misure. Sorvolando sulla scarsa valenza indicativa del dato che promana solo da una piccola parte degli Uffici giudiziari del Paese (tra l’altro sono tutti Uffici di piccole dimensione, ad esclusione di Napoli), e sui dubbi emersi circa la raccolta e la valutazione dei dati, per i quali si rimanda alle precise ed attente critiche mosse dall’Unione delle Camere Penali Italiane(http://www.camerepenali.it/public/file/Documenti/Documenti%20Giunta%20Migliucci/Doc-23—Custodia_cautelare_commento-alla-relazione-art-15.pdf), vale la pena soffermarsi sul dato parziale. Non può non impressionare come nel 46% dei casi si sia fatto ricorso alla carcerazione preventiva, misura che a rigor di legge dovrebbe essere l’extrema ratio cui ricorrere soltanto nel caso in cui le altre misure risultino inadeguate, e che invece risulta essere la prima scelta.

Con il risultato paradossale che circa il 18% dei detenuti nelle patrie galere sono in attesa di giudizio di primo grado, mentre la somma dei detenuti in attesa di giudizio di primo grado e non definiti arriva al 33% (dati forniti dal Guardasigilli nelle comunicazioni al Senato sull’amministrazione della Giustizia ); presunti innocenti quindi, che invece scontano una pena anticipata, spesso in condizioni disumane. I recenti dati, inoltre, se si considerano i 3.743 procedimenti iscritti nell’anno 2018, in 42 casi è stata emessa una sentenza di assoluzione definitiva, in 156 casi una sentenza di assoluzione non definitiva. Cittadini che, una volta assolti in via definitiva, avranno diritto all’indennità per l’ingiusta detenzione patita da parte dello Stato. Casse pubbliche che dopo aver sostenuto le spese per la detenzione carceraria e lo svolgimento del processo, dovranno sostenere le spese per l’indennizzo. Non dimentichiamo che sullo Stato italiano pende la spada di Damocle delle condanne da parte della Corte EDU che nella nota vicenda Torreggiani, ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 3 della CEDU, nella parte in cui pone il divieto di trattamenti inumani e degradanti in danno dei detenuti. Condanna dovuta al sovraffollamento delle carceri e al ridotto spazio in cella di cui gode ogni detenuto.

Quanto costa allo Stato un  GIORNO DA INNOCENTE DIETRO LE SBARRE ? I dati non sono aggiornati e nessuno ne parla

Non è facile trovare dati ufficiali Possiamo dire che uno studio del Ministero ai tempi del Governo Berlusconi specificò  che dal 1° gennaio 2001 al  2010 il totale delle riparazioni pagate dallo Stato italiano per ingiusta detenzione ed errore giudiziario ammonta a 423.682.000 euro, ovvero circa 40 milioni annui. La cifra sfiora i 500 milioni se si tiene conto degli indennizzi versati negli anni Novanta.Dal 2011 ad oggi lo Stato e non i Pm ha pagato molti soldi per migliaia di altri errori. la cifra precisa nessun politico la dice.