DI MAIO HA SBAGLIATO LA CARICA DA CUI DIMETTERSI

Ha sbagliato tutto. Si è conquistato la fama di un mezzo pagliaccio, in questo buon allievo, sia pure d’altro stile, del suo padrone, il Buffone Grillo. Passerà alla storia, se la storia avrà un minimo spazio per lui, per la sceneggiata dell’affacciarsi al balcone per trasmettere ad una folla ipotetica il suo giubilo per avere “sconfitto la povertà” in Italia e forse nel Mondo e ciò per l’accordo (si fa per dire) di maggioranza sul “reddito di cittadinanza”.

Ha sbagliato. Si è dimesso da una carica che di fatto non ha mai avuto, che, in buona sostanza non c’è, in quanto chi ce l’ha la tiene segreta: si è dimesso nientemeno da “capo politico” del Movimento 5 Stelle, che, come dicevano i miei coetanei: “non ha né capo né coda”.

Doveva dimettersi da Ministro, specie dopo la sfilza degli ultimi insuccessi e cazzate. Da Ministro, nientemeno, degli Esteri.

Una carica che, invece, purtroppo ha.

Dimettersi da Ministro per tutti i guai già procurati al nostro Paese.

Quella “vittoria sulla povertà” comincia a dare i suoi frutti. A manifestarsi per quello che è: una sconfitta del buon senso, una moltiplicazione di spesa e di pratiche. E, questo è ciò che oggi dobbiamo cominciare a constatare, il consolidarsi di un ulteriore invito alla truffa ed alla rapina del denaro pubblico.

Non mi risulta che ci sia ufficialmente una statistica della “produzione” di truffe tra le varie leggi, leggine, istituzioni dello Stato. Ma ho l’impressione che, oltre al flop universalmente ammesso del “reddito di cittadinanza” si debba prendere atto che esso è solo il terreno per una delle più intense attività fraudolente, che col danno ed il volar via del denaro pubblico, costituiscono piattaforme di solide criminalità organizzate.

Con un colpo solo hanno beccato in Calabria oltre 250 indiziati di essersi accaparrati con la frode quel reddito “salvifico”.

Ma ben altre sono le cifre della realtà ancora non svelato di questo “nuovo” (in realtà antico!!) crimine.

Quando si discuteva della “manovra” e di come farci scappare il denaro per quella grande cazzata, io scrissi (mi direte: ma perché perdi tempo a farlo?) che al costo reale della nuova istituzione bisognava aggiungere quella dell’immancabile contenzioso.

Altro che contenzioso! I soldi i truffatori se li sono presi e se li prenderanno prima degli altri. Ed il costo non sarà quello di ricorsi e giudizi per stabilire se e a chi spetti il c.d. “reddito”. Sarà una massa ingente di denaro rubato. Altro denaro, dovuto a suon di queste leggi arriverà alla fine ai suoi destinatari, ma solo con l’opera di difesa che essi riescano a procurarsi. Che è di per sé un “costo” per il Paese.

Un Paese, il nostro, in cui pare vi siano al lavoro 120.000 commercialisti. Oltre ai molti “abusivi” che assistono più che altro i cittadini truffatori e aspiranti tali.

Uno “Stato semplice”. Questa sarebbe la grande, la vera, la difficile rivoluzione di cui il Mondo, ma in particolare il nostro Paese, hanno bisogno. Affogherà tutto nella complicazione. Soprattutto in quella ottenuta dalle cose semplici.

 

 

ilcircolaccio