Lo scandalo di Siculiana


Lo scandalo di Siculiana

3Nei paragrafi precedenti si e già dato ampio risalto al ruolo di assoluto rilievo ricoperto dalla Catanzaro Costruzioni srl nel panorama del sistema dei rifiuti siciliano, precisando come questa impresa sia stata protagonista sia della vicenda legata all’affare dei termovalorizzatori (in quanto presente in uno dei raggruppamenti aggiudicatari della famosa convenzione) che della stagione
degli ampliamenti e del progressivo consolidamento del monopolio dei gestori di privati.
Allo stesso tempo si e ricostruito quali fossero, almeno fino ad epoca recente, i livelli di accreditamento e di apprezzamento che i Catanzaro potevano vantare presso l’interlocutore istituzionale, come ad esempio ci ha riferito il dottor Marino nel corso della sua audizione del 22 ottobre 2019 (“Io conobbi Catanzaro perché me lo presentò Lumia, all’inizio del mio incarico, voleva rendermi esperto facendomi incontrare Catanzaro”).
Anche la Commissione Bratti, nel corpo della sua relazione finale, ha dedicato ampio spazio alle vicende legate alla discarica di Siculiana, riferendo sull’atteggiamento di particolare interazione degli imprenditori agrigentini rispetto ai lavori dell’organismo parlamentare, come ad esempio accaduto con riferimento alle precisazioni e puntualizzazioni trasmesse dai Catanzaro in
ordine al contenuto dell’audizione del dottor Marino e di quella dottor Gullo.
Ed è proprio a margine di una di queste comunicazioni, datata 21 giugno 2016, che Giuseppe Catanzaro ritiene opportuno informare i componenti della Commissione – presso la quale era già stato audito – circa l’accoglimento da parte del Gip di Palermo della richiesta di archiviazione nei confronti dei rappresentanti della Catanzaro Costruzioni nell’ambito del procedimento penale
n. 9190/2013 (Cannova+ altri).
Richiesta di archiviazione che verrà riportata integralmente nella relazione Bratti, con una premessa dai toni preoccupati: “Sebbene non emergano fatti di rilevanza penale, tuttavia si dà atto dell’esistenza di ‘zone d’ombra’ nelle condotte dei pubblici funzionari e degli imprenditori coinvolti nelle vicende oggetto di indagine, di costanti irritualità, di un modus operandi anomalo”.
La stessa richiesta di archiviazione, peraltro, accanto alla constatazione che gli elementi probatori per proporre il rinvio a giudizio sono insufficienti, riferisce “perplessità e zone d’ombra sulla condotta dei funzionari pubblici e degli imprenditori coinvolti”:
“Nel corso delle indagini sono stati riscontrati contatti del Cannova con Burgio e con lo stesso Catanzaro (Giuseppe), oltre che ancora il coinvolgimento di Lupo, che sembra mostrare anche in questa vicenda un forte interessamento alle pratiche che riguardavano la discarica dei Catanzaro. Anche in questo caso, pur non potendosi sottacere perplessità e zone d’ombra sulla condotta dei funzionari pubblici e degli imprenditori coinvolti, deve prendersi atto che ai primi spunti investigativi che hanno consentito l’avvio dell’attività di intercettazione non ha fatto seguito l’acquisizione di elementi probatori sufficienti a corroborarli e, di conseguenza, non emergono elementi per l’utile esercizio dell’azione penale.”
Infine, una nota del Catanzaro, ad audizioni concluse, è arrivata anche alla nostra Commissione il 10 marzo 2020 ed è stata acquisita agli atti. Ricapitolando. Ci sono state due inchieste ed entrambe hanno tratto spunto da distinte annotazioni del NOE di Palermo. La prima, del febbraio 2007, ha  come specifico oggetto le denunce dell’ex sindaco di Siculiana, Giuseppe Sinaguglia, relativamente a presunti abusi commessi dal gestore della discarica. Quella del 2014, invece, entra nel merito della vicenda Cannova e delle risultanze investigative dell’operazione “Terra mia”.
Ambedue le attività investigative hanno però, con riferimento ai Catanzaro, il medesimo sviluppo processuale: archiviazione. Nel mezzo, l’indagine a carico del sindaco Giuseppe Sinaguglia per concorso esterno in associazione mafiosa e lo scioglimento del Comune di Siculiana per infiltrazione mafiosa nel giugno del 2008.
Esiste un collegamento, non solo temporale, fra queste tre vicende? E’ la domanda che questa Commissione si è posta e che ha cercato di approfondire ricostruendo fatti, tempi e nessi.
Il primo atto della vicenda che porterà all’incriminazione del sindaco di Siculiana ed allo scioglimento del comune e l’esposto presentato nel 2005 da Lorenzo Catanzaro nei confronti di Sinaguglia e di altri funzionari comunali.
Anche a tal proposito è utile rifarsi alla ricostruzione dei fatti presente all’interno della relazione della Commissione Bratti:
“Nell’anno 2005 venne aperto un fascicolo presso la Procura della Repubblica di Agrigento a seguito dell’esposto presentato dall’impresa Catanzaro che riteneva di avere subito e subire una serie di controlli da parte del comune di Siculiana nella gestione della discarica, ritenuti vessatori e ingiustificati.
Il procedimento penale venne quindi trasferito a Palermo. Gli esiti processuali  possono, sia pure sinteticamente essere riassunti come segue: preliminarmente, nell’ambito di detto procedimento gli imputati erano: Sinaguglia Giuseppe, nella qualità di sindaco del comune di Siculiana, Meli Luigi, nella qualità di responsabile del servizio discarica del comune di Siculiana, Amato Pasquale, nella qualità di dirigente dell’ufficio tecnico de comune di Siculiana, e Callea Giuseppe, nella qualità di comandante del corpo di polizia municipale del comune di Siculiana; a loro carico era stato contestato il reato di abuso d’ufficio aggravato dalla finalità di agevolare l’associazione di stampo mafioso denominata cosa nostra e radicata sul territorio del comune di Siculiana, il reato di interruzione di pubblico servizio, sempre aggravato dall’articolo 7 del decreto legge n. 152 del 1991 (in relazione al provvedimento di sospensione emesso dal comune rispetto ai lavori di ampliamento della discarica), e il reato di concorso esterno in associazione mafiosa; in sostanza, agli imputati veniva contestato di avere abusato del loro ufficio attraverso l’esecuzione di una serie reiterata e continua di controlli sulla discarica di Siculiana in modo da cagionare a Catanzaro Lorenzo (amministratore della società Catanzaro Costruzioni Srl) un danno ingiusto con riferimento alla realizzazione dei lavori di ampliamento e alla gestione della discarica; sempre secondo l’accusa, le predette condotte abusive erano finalizzate ad agevolare cosa nostra a seguito del diniego, espresso dal gestore della discarica, di sottostare alle richieste estorsive e all’imposizione della cosca di utilizzare uomini e mezzi riconducibili all’associazione criminale; Il procedimento si e concluso con una sentenza di assoluzione emessa dal Gup del Tribunale di Palermo, con la formula “perché il fatto non sussiste”.
Tutto l’impianto accusatorio viene “smontato” sottolineando come né per Callea né per il sindaco Sinaguglia vi fossero elementi di connivenza o complicità con ambienti mafiosi. “Ragionevolmente – scrive la sentenza – non può escludersi che l’intento propugnato e conseguito dagli imputati, tutti appartenenti all’amministrazione locale, sia stato invece quello di far valere quelle che ritenevano legittime prerogative di vigilanza del comune di Siculiana, su aree e su opere non comprese dall’autorizzazione comunale”.
Questo il ricordo di due dei protagonisti di questa vicenda, il dottor Giuseppe Sinaguglia e l’ingegnere Pasquale Amato:
GIUSEPPE SINAGUGLIA, ex sindaco del comune di Siculiana. La ditta Catanzaro gestiva il post mortem a carico del Comune… il comune aveva postato 40 mila euro per lo smaltimento del percolato del post gestione, a distanza di un anno questi 40 mila diventano 200 mila, diventano 300 mila euro per cui io ho detto “ma scusate, non mi spiego questo aumento di volume del percolato!”, per cui cosa abbiamo deciso che ogni volta che veniva il camion per prendere il percolato si doveva controllare…
FAVA, presidente della Commissione. Dall’esito di questi controlli sono state contestate irregolarità alla Catanzaro?
GIUSEPPE SINAGUGLIA, ex sindaco del comune di Siculiana. No, no!
* * *
AMATO, capo ufficio tecnico del comune di Siculiana (AG). Emerge con prepotenza, ed e per chi l’ha vissuto terribile, la dichiarazione del vicequestore Brucato che di fronte alla domanda del giudice: “Come mai lei leggeva questa pressione da parte dell’Amministrazione ‘vessatoria’ nei
confronti della ditta Catanzaro…” dichiara che la violazione veniva perpetrata in quanto il Comune entrava indebitamente su proprietà privata, ed è il primo falso! Il secondo falso, per impressionare il magistrato, quando dice: “Dal 2005, dopo che Catanzaro aveva deciso di collaborare, diventano più frequenti i controlli”. Falso anche questo perché i controlli fatti in quella discarica nel 2005 sono più di una quarantina, nel 2006, sono 27, nel 2007 diventano 16 o 17… Ho visto veramente qualcosa di kafkiano, ero entrato in un tunnel dove un rappresentante dell’ordine, un vicequestore, non una mezza cartuccia qualsiasi, era libero di potere dichiarare il falso sotto giuramento… Questo lo racconto per spiegare qual era la condizione della Questura di Agrigento. Non era una indagine sbagliata: c’era un comportamento che mirava ad impressionare, che era una cosa diversa…

Un’indagine, come abbiamo visto, che si concluderà con una sentenza di assoluzione del GUP nei confronti di Sinaguglia ed Amato perché il fatto non sussiste. Ma e stata proprio questa inchiesta a fare da presupposto allo scioglimento del Comune di Siculiana il 13 giugno del 2008.
Com’è accaduto in altre circostanze (assieme a Siculiana, vale la pena citare Racalmuto e Scicli, di cui questa relazione si occuperà nelle pagine successive) è motivo di preoccupazione per questa Commissione il modo in cui si è arrivati allo scioglimento di tre consigli comunali che avevano, tutti, conflitti politici in corso con progetti autorizzativi per impianti privati di smaltimento dei rifiuti.
Perplessità che aumentano se si riflette sul fatto che, in tutti e tre i casi presi in esame dalla Commissione, il provvedimento di scioglimento aveva preso le mosse da indagini penali a carico degli amministratori di quei comuni: indagini concluse, sempre, con il proscioglimento o l’assoluzione di quegli amministratori.
Riepilogando: un contenzioso in corso di alcune amministrazioni comunali con i proprietari di importanti discariche private; un’indagine penale a carico di quegli amministratori; il conseguente scioglimento per mafia dei comuni; infine, ma a comune già sciolto, il venir meno del casus belli investigativo che era stato premessa per quello scioglimento, spesso accompagnato (certamente per il comune di Scicli) da una robusta campagna stampa e politica che quell’esito auspicava.
Una somma di coincidenze che questa Commissione pone all’attenzione dell’Assemblea Regionale Siciliana e del Parlamento nazionale, manifestando la preoccupazione che in alcuni casi ci possa essere stato un uso disinvolto e strumentale delle norme del Testo Unico sugli Enti Locali che disciplinano lo scioglimento dei consigli comunali. E che, in taluni casi, lo scioglimento sia
oggettivamente servito a rimuovere, assieme alle amministrazioni comunali, le posizioni contrarie che quelle amministrazioni avevano formalizzato sulla ventilata apertura o sull’ampliamento di piattaforme private per lo smaltimento dei rifiuti.

Vale la pena qui riportare il giudizio espresso dal Procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, nel giugno del 2019 in occasione della presentazione del libro di Attilio Bolzoni “Il Padrino dell’antimafia” dedicato alla carriera di Antonello Montante:
“Ricordo che uno dei grandi settori di affari che sono stati perseguiti dal vicepresidente di Confindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro (poi presidente, ndr) era uno dei settori maggiormente a rischio di essere controllato da un sistema criminale, il settore delle discariche e dei rifiuti. Ed e con un certo orgoglio che debbo dire che un nostro magistrato, prestato alla politica, il dottore Marino, da assessore regionale, ebbe il fiuto e il coraggio di denunciare, quando ancora era pericoloso denunciarlo, questo sistema affaristico che perseguiva il profitto ricorrendo a pericolose ritorsioni nei confronti di chi intendeva opporvisi. (…) Siculiana ha pagato il prezzo dello scioglimento del consiglio comunale perché nel frattempo la rete di connivenze su cui il Montante e il Catanzaro possono contare fa sì che Siculiana venga considerata terra di mafia perché si oppone al vicepresidente di Confindustria Sicilia che ha eretto il vessillo dell’antimafia per fare i propri affari”.


Fonte mafie blog autore repubblica