Inchiesta sulla discarica di Giuseppe Catanzaro, delfino di Montante: guadagnava 5 milioni di euro netti al mese commettendo reati ambientali, amministrativi e fiscali

 

Chi comanda in Sicilia? È finito il potere dell’antimafia di la ‘munnizza’? O ancora dobbiamo fare i conti con gli eredi del cosiddetto ‘sistema Montante’ ? Con il sequestro giudiziario della mega discarica dell’ex delfino di Antonello Montante, Giuseppe Catanzaro, da lui strappata nel 2007 in maniera rocambolesca al comune di Siculiana, credo che si possa mettere un punto fermo, si possa pronunciare la parola fine, riguardo all’illegale gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia. Uno sporco affare del valore di oltre un miliardo e mezzo di euro l’anno che, finora, è stato in mano ad una lobby di Confindustria Sicilia che ha imposto, con metodi terroristici, un’insopportabile monopolio. Hanno fatto mettere, ingiustamente, sotto inchiesta per mafia sindaci e fatto sciogliere comuni, per sostituirsi agli enti pubblici nella gestione del ciclo dei rifiuti.Hanno denunciato delle false intimidazioni mafiose e dei falsi attentati per accreditarsi quali antimafiosi, dando lezioni di legalità persino dentro le scuole. Hanno siglato dei protocolli di legalità fasulli con ministri, procuratori della Repubblica, generali, prefetti e questori, per dimostrare che loro erano potenti e facevano sul serio! E guai a chi toccava i loro sporchi affari: nella migliore delle ipotesi ti querelavano, altrimenti ti facevano incriminare o arrestare per mafia! Questo era il mestiere di Antonello Montante e del suo delfino e successore dentro Confindustria, Giuseppe Catanzaro, ras incontrastato delle discariche. E mentre c’era chi difendeva gli interessi della collettività, rimanendo vittima di questo terribile sistema di potere, Legambiente, con il suo presidente Gianfranco Zanna, ad esempio, si facevano sponsorizzare dalla famiglia Catanzaro per organizzare le loro manifestazioni a difesa dell’ambiente. Che farsa, che impostura! E adesso annunciano che vogliono costituirsi parte civile contro i loro sponsor e benefattori, nel tentativo di riabilitarsi e presentarsi come delle verginelle al cospetto dell’opinione pubblica. Ora, dopo l’inchiesta agrigentina ed il sequestro della discarica di famiglia, l’inchiesta della commissione regionale antimafia, l’inchiesta, sempre a carico del Catanzaro, della Procura di Caltanissetta per associazione a delinquere, corruzione ed altro. Dopo la recente deposizione al processo Montante del magistrato Nicolò Marino, fatto fuori nel 2014 da assessore regionale proprio dal duo Montante-Catanzaro, non appena aveva fatto partire l’indagine amministrativa sulla discarica della famiglia Catanzaro. Dopo tutto questo po’ po’ di illegalità di natura non solo ambientale, ma anche amministrativa, erariale e contabile, denunciate dal 2006 ad oggi, che hanno fruttato 5 milioni di euro nette al mese, che hanno fruttato cioè svariate centinaia di milioni di euro a Catanzaro Giuseppe & famiglia. Dopo tutto questo e tanto altro ancora che sta emergendo presso le Procure ed i Tribunali di Agrigento, Caltanissetta e Palermo, su Giuseppe Catanzaro & fratelli e sui loro affari di famiglia, si spera che i professionisti dell’antimafia degli affari e di la ‘munnizza’, si rendano finalmente conto dei gravissimi danni politici, economici, ambientali, morali, civili e culturali che hanno causato in Sicilia, nel corso di più di un decennio di finta lotta alla mafia.

Per fare riflettere i vari Catanzaro e Montante ed i loro successori, fino a qualche anno fa osannati quali eroi ed apostoli della legalità e dell’antimafia consiglio, a questo punto, di leggere il libro che lo scorso anno ho dedicato proprio a loro, dal titolo ‘Il Sistema Montante’, edito da Bonfirraro, con prefazione del compianto Mauro Mellini, finissimo giurista, ex parlamentare ed ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura, nonché insigne avvocato ed uomo di elevatissime doti culturali.

Buona lettura

Seppure un pò sbiadita per il passare del tempo, in questa foto potete ammirare assieme ad Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro, già caduti in disgrazia, Gregory Bongiorno, Alessandro Albanese e Rosario Amarù.

Bongiorno, Albanese ed Amarù ancora resistono, non demordono. Qualcuno di loro è chiamato in causa in qualche procedimento penale, anche se continuano ugualmente a fare affari d’oro, avendo raccolto il testimone del ‘Sistema Montante’…

Da sinistra: Gregory Bongiorno già presidente di Confindustria Trapani - Alessandro Albanese già presidente di Confindustria Palermo nonché reggente alla presidenza di Confindustria Sicilia, nonché Presidente della locale CCIAA di Palermo ed Enna - Giuseppe Catanzaro già presidente autosospeso al vertice di Confindustria Sicilia - il condannato Antonio Calogero Montante, detto Antonello - Rosario Amarù già presidente di Confindustria di Caltanissetta, subentrato, allora, all’uscente Cav. Lav. Antonio Calogero Montante, detto Antonello.

Da sinistra: Gregory Bongiorno già presidente di Confindustria Trapani – Alessandro Albanese già presidente di Confindustria Palermo nonché reggente alla presidenza di Confindustria Sicilia, nonché Presidente della locale CCIAA di Palermo ed Enna – Giuseppe Catanzaro già presidente autosospeso al vertice di Confindustria Sicilia – il condannato Antonio Calogero Montante, detto Antonello – Rosario Amarù già presidente di Confindustria di Caltanissetta, subentrato, allora, all’uscente Cav. Lav. Antonio Calogero Montante, detto Antonello.