Da accusatori ad accusati: sotto processo i due magistrati che hanno incastrato l’ex primario Tutino

Sorprendente svolta del processo a carico di Matteo Tutino, ex primario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo. I due pubblici ministeri che si sono occupati del caso, che a suo tempo ha destato parecchio scalpore, da accusatori sono diventati accusati. E’ stata infatti  autorizzata la perizia calligrafica sulle cartelle cliniche portate come elementi di prova per rinviare a giudizio il Tutino. Il Dott. Gigi Omar Modica, giudice per le indagini preliminari del tribunale di Caltanissetta, su sollecitazione dei legali dell’ex primario, Carlo Taormina e Sabrina Donato, ha ordinato infatti che venga eseguita una perizia calligrafica sulle firme nelle cartelle cliniche relative agli interventi contestati a Matteo Tutino. La gravità dei fatti, che stanno emergendo nel corso del processo, è che quelle cartelle cliniche erano invece riconducibili ad un parente di un collega dei due pubblici ministeri che, per anni, hanno omesso di prendere atto di questa palese circostanza che scagionava del tutto il Tutino.
Adesso a sedere sul banco degli imputati ci sono i due magistrati, Luca Battinieri e Bernardo Agueci, che nella qualità di sostituto procuratore e procuratore aggiunto, si sono occupati  delle indagini che portarono al rinvio a giudizio di Tutino, davanti al Tribunale di Palermo, per truffa e falso in atto pubblico.

Di seguito riportiamo integralmente la lettera degli avvocati del dottor Tutino, i legali Carlo Taormina e Sabrina Donato.

Una significativa svolta nel procedimento per abuso ed omissione di atti d’ufficio a carico dei Dott.ri Luca Battinieri e Bernardo Agueci, all’epoca dei fatti, rispettivamente, il Sostituto Procuratore ed il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di Palermo che hanno condotto le indagini all’esito delle quali il Dott. Matteo Tutino è stato rinviato a giudizio ed è attualmente imputato di truffa ai danni dell’ente pubblico e falso in atto pubblico dinnanzi al Tribunale di Palermo.

Il Gip del Tribunale di Caltanissetta, Dott. Gigi Omar Modica, condividendo quanto denunciato dal Dott. Matteo Tutino in merito alla sua estraneità ai fatti allo stesso contestati dai predetti Pubblici Ministeri e mostrando di non condividere affatto le modalità con cui i Colleghi di Palermo hanno condotto le indagini, ha ordinato che venga eseguita una perizia calligrafica, finalizzata a far comprendere a chi effettivamente appartengono le firme apposte in ciascuna parte delle cartelle cliniche relative agli interventi contestati al Dott. Tutino perché ritenuti dalla Pubblica Accusa di natura estetica e, quindi, non eseguibili in ospedale.

Il GIP ha pure ordinato che vengano assunte informazioni presso l’Ospedale Villa Sofia, per accertare chi fossero i medici presenti in sala operatoria, che hanno eseguito gli interventi in questione assieme al Dott. Tutino e, in ultimo, che venga richiesto formalmente all’Ordine dei Medici di Palermo di comunicare a quale medico appartengano le firme ed il timbro con matricola apposti sulle medesime cartelle cliniche.

Circostanze, ritenute evidentemente “dirimenti” ai fini della attribuzione della responsabilità al Tutino, per come sempre dallo stesso sostenuto e che i predetti magistrati non hanno mai inteso approfondire.

Il Dott. Matteo Tutino, nel rivolgersi alla Procura della Repubblica di Caltanissetta (competente ex art. 11 cpp in considerazione del fatto che il procedimento interessa dei magistrati), ha precisamente denunziato di essere stato ingiustamente indagato per aver, a detta dei dottori Battinieri ed Agueci, falsamente attestato relativamente ai pazienti operati a Villa Sofia, patologie che avrebbero consentito di eseguire le operazioni in ospedale e che, semmai, andava perseguito il medico e/o i medici che ebbero a redigere dette cartelle cliniche, certificando le patologie ritenute dai due PPMM false circa la natura funzionale delle operazioni.

Non lui, ma altro medico figura infatti nelle cartelle cliniche in contestazione come I^ operatore; lo stesso medico che ha altresì, prima di redigerle, effettuato l’anamnesi, la diagnosi e le visite pre-operatorie che hanno consentito di eseguire gli interventi presso il pubblico nosocomio.

Il Dott. Tutino ha inoltre denunciato di aver sempre fatto presente, in ogni contesto, sin dalla fase delle indagini e perfino in udienza, durante il processo a suo carico, di essere estraneo ai fatti contestati e di essere stato indagato al posto di un altro medico, suo collega, e ancora che gli inquirenti, ed in particolare il Dott. Battinieri non potevano non saperlo, trattandosi di circostanze pure confermate dai pazienti sentiti durante le indagini, nonchè dalla polizia giudiziaria che ha effettuato gli accertamenti.

Vuol dunque vederci chiaro il GIP Modica, e capire:

1) il perché i Dott. Battinieri ed Agueci non hanno indagato tutti i medici responsabili degli interventi eseguiti in equipe con il Dott. Tutino, ed in particolare uno di loro, il Dott. Giuseppe Cuccia, che pur avendo “assistito in maniera determinante e rilevante Tutino nella esecuzione degli interventi chirurgici eseguiti presso l’Ospedale Villa Sofia”, non è stato nemmeno iscritto nel registro degli indagati e, infine,

2) se tale scelta omissiva “sia esente da responsabilità penale”.

Un approfondimento che “appare necessario alla luce del legame coniugale di uno dei suddetti medici – Cuccia – con un magistrato in servizio presso la Procura della Repubblica di Palermo (l’ (altrettanto- n.d.r.) indagata Ferrari) e della circostanza che Tutino non apponeva…la propria firma in molte delle cartelle cliniche e degli atti…poi oggetto di contestazione accusatoria, essendo le firme asseritamente riconducibili ai detti colleghi ed in particolare (esattamente 9 interventi su 11) al Cuccia”.

Senza tanti giri di parole il GIP ha infine osservato che se, come sempre denunziato dal Tutino, si dovesse accertare la non riferibilità allo stesso delle firme contenute nelle cartelle cliniche, ciò varrebbe ad escludere in radice la sussistenza del reato di falso contestato allo stesso, che avrebbe in tal caso “subito un danno ingiusto dalla incriminazione … a proprio carico e, dunque, DALL’EVENTUALE REATO DI ABUSO D’UFFICIO O OMISSIONE D’ATTI D’UFFICIO…POSTO IN ESSERE DAGLI ODIERNI INDAGATI” (Battinieri ed Agueci).

Inspiegabilmente tuttavia, il GIP Modica ha poi disposto l’archiviazione di una II corposa denuncia, sempre presentata Dott. Tutino, con cui lo stesso ha lamentato altre sistematiche omissioni della Procura di Palermo e, in particolare del Dott. Battinieri, in ordine a fatti gravi che accadevano in ospedale, afferenti a condotte altrui, da cui, secondo l’avviso del denunciante, sono sorprendentemente scaturite, invece, indagini a suo carico.

Indagini che hanno condotto alla sospensione dal servizio ed al conseguente allontanamento del medico dall’Ospedale Villa Sofia di Palermo,presso il quale, all’epoca dei fatti, egli prestava servizio come Primario del Reparto di Chirurgia Plastica.

Fatti che interessavano la Sanità regionale e che il Dott. Tutino aveva appreso nell’esercizio delle funzioni.

Il medico ha documentato alla Procura di Caltanissetta di essere stato designato dall’Assessore alla Salute dell’epoca, la dott.ssa Lucia Borsellino, sotto la Presidenza della Regione del Dott. Rosario Crocetta, componente e coordinatore di un team di esperti che si poneva come obiettivi: la prevenzione dei fenomeni corruttivi negli ospedali siciliani, a cominciare da Villa Sofia; la trasparenza negli appalti; la appropriatezza dei DRG (i codici inseriti nelle schede di dimissione ospedaliera sulla scorta dei quali la Regione effettua i rimborsi delle prestazioni eseguite all’ospedale); l’incoerenza della spesa farmaceutica.

Insomma, la creazione di un sistema sanitario virtuoso basato su trasparenza e legalità.

L’errore contenuto nell’ordinanza di archiviazione, della quale prontamente verrà richiesta la revoca, consiste nella dedotta circostanza che il Battinieri avrebbe prima svolto le indagini per poi archiviare tutta una serie considerevole di procedimenti, ritenendo infondate le denunce psorte dal Dott. Matteo Tutino quando invece, come si dimostrerà con la richiesta di revoca, si era invece lamentato che i procedimenti non erano stati nemmeno aperti e che il PM incaricato non aveva proceduto nemmeno, come invece è obbligatorio, ad iscrivere le relative notizie di reato nel registro, così come i rispettivi indagati.

Sbrigativamente il GIP, a fronte di una denuncia con allegati ben 115 documenti, per lo più di provenienza pubblica e l’indicazione di circa 64 testimoni da poter sentire a comprova dei fatti dedotti (tra cui, alti ufficiali e pubblici amministratori) ha osservato che, ove lo avesse ritenuto, il Dott. Tutino ben avrebbe potuto in quella sede (Palermo) proporre opposizione, senza potere chiedere alla Procura di Caltanissetta di “supplire ad eventuali proprie mancanze procedimentali”.

Per contro, al Dott. Tutino, proprio perché i procedimenti non erano stati per lo più nemmeno aperti ed avviati, non è stata nemmeno notificata alcuna richiesta di archiviazione, avverso la quale lo stesso avrebbe di certo proposto opposizione.

Ebbene, anche alla luce dei fatti che spiacevolmente sono sotto i riflettori della recente cronaca e che riguardano la Magistratura italiana, il dubbio, sorge purtroppo spontaneo. Ci si chiede quanto abbia inciso nella disposta archiviazione la circostanza che le denuncie mettano in risalto condotte commissive ed omissive di amministratori pubblici, ed in particolare di magistrati, perpetrate nell’esercizio delle loro funzioni.

Il Dott. Tutino è fin troppo avvezzo ad un siffatto modus operandi.

Ricordiamo senz’altro la vicenda della “famigerata frase”, al medesimo attribuita, riferita alla figlia del magistrato Paolo Borsellino ucciso per mano della mafia, a tutti ben nota e divenuta il fulcro delle cronache giudiziarie dell’epoca:

“La Borsellino va fatta fuori come il padre”.

Notizia che lo ha gravemente leso, ma che si è poi rivelata una “vera e propria bufala”, ragion per cui oggi pende un processo a carico sia dei giornalisti, che della testata L’Espresso che ha diffuso la notizia che si è definitivamente accertato essere FALSA.

Il medico, che non intende desistere, non si arrende e, confida pienamente nella Giustizia.

Rimane fiducioso che, prima o poi, anche per questi fatti si farà chiarezza e verrà definitivamente messa in luce la sua totale estraneità a tutto ciò per cui attualmente è sotto processo.

Avv. Sabrina Donato e Prof. Avv. Carlo Taormina