Scandalo sanità siciliana: l’imprenditore Manganaro parla con i PM e la politica trema

Il “faccendiere” della sanità siciliana svela «la spartizione» tra manager e politici

Sorella Sanità, Manganaro fa le prime ammissioni e chiama in causa politici e dirigenti medici
Cominciano ad arrivare le prime ammissioni e collaborazioni nell’inchiesta “Sorella Sanità” della Guardia di Finanza che aveva portato in carcere imprenditori e amministratori dell’Asp e dell’azienda sanitaria di Trapani.

Prosegue l’inchiesta “Sorella Sanità”, trovati 70 mila euro in una cassetta di sicurezza di Fabio Damiani
Salvatore Manganaro, 44 anni, di Canicattì imprenditore faccendiere, come scrive il giornale La Sicilia di Catania, ha deciso di vuotare il sacco e svelare come funziona il mondo illecito della sanità siciliana.

Dal 21 maggio in carcere, arrestato insieme al manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, al capo della struttura anti-Covid della Regione Sicilia, Antonio Candela ed altri sette, dopo 10 giorni di reclusione ha chiamato i pm Giovanni Antoci e Giacomo Brandini offrendo loro la sua disponibilità a collaborare.

Il 1° giugno il primo interrogatorio, che non ha convinto del tutto i pm, pur avendo parlato di vicende interessanti e svelato episodi corruttivi non contemplati nelle carte dell’accusa. E così, il rampante faccendiere della sanità siciliana ha chiesto di essere nuovamente interrogato e, dopo aver revocato, il proprio difensore ha cominciato un altro percorso, preceduto da questa dichiarazione:

Inchiesta Sorella Sanità, confermate le misure cautelari per Antonio Candela e Fabio Damiani
«Dopo l’incontro con l’avvocato ho saputo che nel primo interrogatorio non sono stato… e ho fatto uno sforzo ulteriore. In un mese … il tempo è galantuomo. Se mi darete la possibilità, non sono il genere di persona come Taibbi o Candela. Adesso ho trovato il tempo di riflettere e ho capito di non avere dato l’impressione di essere stato credibile nel precedente interrogatorio. Prima di chiedere comprensione io devo dimostrarvi la mia volontà di collaborazione fattiva e concreta».

E ha calato il primo asso: il sistema della sanità regionale è gravido di imbrogli, intrallazzi e corruzioni che viene alimentato da diversi gruppi di potere: «Mi si chiede quando è iniziato il rapporto di natura corruttiva con Damiani. – si legge sulle pagine della Sicilia di Catania – Rispondo che ha avuto inizio nel 2015. E dico anche che questa è stata una risposta ai diversi gruppi di potere che si muovevano in Asp. Il primo quello di Candela (omissis). Con riferimento al gruppo del Candela, posso dire che lo stesso Candela dapprima faceva riferimento a Misuraca e a Forza Italia e per questo entra in Asp di Palermo come direttore amministrativo. In contemporanea Taibbi era molto inserito in Forza Italia. Taibbi e Candela si incontrano in questo contesto per il tramite di Schifani Renato e La Spada, medico radiologo. Dopo il Candela si avvicina alla componente politica di Lumia e Crocetta alla quale appartenevano anche il dott. Canzone di Termini Imerese e Taibbi. Mi si chiede quali attività di natura illecita so essere state commesse da questi gruppi. Taibbi fece in modo che io mi avvicinassi al loro gruppo allorché venne sporta denuncia contro Cirignotta»

Poi, nelle decine di pagine di verbali sottoscritte, un turbinio di nomi e cognomi di uomini politici, tra cui Gianfranco Miccichè, Carmelo Pullara e Gaetano Armao.

Molti altri nomi sono coperti da omissis, segno tangibile che l’inchiesta ha preso una direzione privilegiata e che sembra destinata ad originare un nuovo terremoto giudiziario in tempi brevi. Dietro gli omissis si celano nomi legati a vicende di potere e protezione verso uno o più gruppi egemoni che da anni trapassano da parte a parte il cuore della sanità siciliana.

Di Fabio Damiani, Manganaro dice tranciante: «E’ un utile idiota». E racconta di averlo conosciuto come manager esperto non interessato alle tangenti, ma molto ambizioso e ossessionato dalla carriera. Poi svela i sistemi di versamento delle tangenti: “Attraverso una carta Poste Pay e una Credem intestate a due ragazzi del mercato del Capo di Palermo. Sono state aperte tali carte nel 2017. Le ho ricaricate del denaro che ho dato a Damiani per l’aggiudicazione della gara Cuc in favore di Tecnologie Sanitarie».

Salvatore Manganaro, detenuto nel carcere “Di Lorenzo” di Agrigento, tentando di far leggere o consegnare alla moglie, Cheril Jane Check, due biglietti in altrettante occasioni, l’8 e il 15 luglio. Nel primo caso, nel corso di un colloquio attraverso videoconferenza ha steso un foglio di carta sul quale stava scritto: “Stop soldi!! 0 su mio c/c”.

Una volta scoperto, Manganaro ha strappato in mille pezzetti il foglio per poi consegnarlo. Lo stesso biglietto è stato pazientemente ricomposto e allegato al fascicolo d’inchiesta. Da qui a denuncia per violazioni disciplinari. Il secondo episodio il 15 luglio, quando il personale penitenziario ha sequestrato alla donna un altro biglietto contenente richieste di informazioni sui pm che lo stavano indagando e sul Gip Rosini che lo aveva mandato in carcere. Ai giudici ha detto: «Ero curioso di conoscere le vostre origini, il luogo da dove provenite. Mi sono messo nelle vostre mani ed ero curioso. Chiedo scusa».

Fonte: Blog Sicilia