L’imprenditore Grasso, l’ex senatore Lumia e la Procura di Messina. Esposto alla Procura di Reggio Calabria

L’8 luglio 2017 il giornale livesicilia pubblicava un servizio, a firma dell’attuale suo direttore Antonio Condorelli, su mafia ed appalti nel Messinese in cui, tra l’altro, veniva evocata l’ombra del solito ex senatore Beppe Lumia, onnipresente in qualsiasi vicenda politico-imprenditoriale ed oltre, in ogni angolo della Sicilia. Considerati i suoi rapporti piuttosto equivoci, anche con taluni uffici giudiziari, si è ritenuto opportuno rassegnare quanto segue alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, per capire  cosa è successo negli ultimi tre anni, riguardo anche a queste, così come ad altre storie più o meno commendevoli. Storiaccia, questa messinese, di cui si riporta di seguito un ampio e significativo stralcio ed il link relativo all’artico del giornalista Condorelli. “Quando Biagio Grasso – uno dei colonnelli, secondo i magistrati, della cupola santapaoliana che comanda anche a Messina – vuole far perdere le sue tracce dalla gestione della Parco delle Felci Srl, colosso del settore immobiliare, ha una sola certezza: di essere sott’indagine. A rivelarglielo, secondo quanto racconta mentre le cimici del Ros registrano, sarebbe stato “qualche amico importantissimo di sinistra”. Non un consigliere comunale o un segretario di sezione. Qualcuno che “bazzicava in mezzo a questi quattro sciacqua lattughe…Beppe Lumia e company…perché loro…i grandi…è andato a parlare…e io gli ho detto…cosa questa di venti giorni fa”. Biagio Grasso ne ha fatta di strada, tra cemento e mafia all’ombra dei Santapaola e dello Stretto: “Lei pensi – dice a un suo interlocutore – che io ho chiuso il 2006 con 40…42 milioni di euro di fatturato…il 2005…38…cioè fidato in Unicredit 7milioni in linea capitale…7…7milioni. C’era Vincenzo Franza e Francantonio Genovese (transitato dal Pd a Forza Italia ndr), più alto di me all’epoca…gli altri erano tutte birbe…ma non perché mi affidavo a Rocco…io ero direttamente seguito da Coriani…Milano Cordusio…poi purtroppo non ho saputo gestire quello che ho fatto in brevissimo tempo…rapporti consolidati, Cmc, Maltauro…diretti…diretti”. Pensando al futuro, Grasso si sente sicuro “minimizzando – scrivono i magistrati – i pericoli derivanti dalle possibili accuse che avrebbero potuto essergli rivolte dagli inquirenti, vantando la conoscenza di politici e persone importanti: “Io me ne vado nella Commissione Europea diretta…cioè mio padre è amico personale di Luciano Violante e finora per tipologie di cose a mio padre non l’ho fatto mai esporre mai, quindi…perché lo farò esporre quando non gli possono dire <ma sai non possiamo fare niente perché…>”. Il viaggio “diretto” in commissione Europea Grasso non ha avuto il tempo di farlo. E’ arrivato prima in carcere”. https://livesicilia.it/2017/07/08/mafia-i-santapaola-a-messina-appalti-e-contatti-a-sinistra/ Si chiede, a questo punto, alla Procura di Reggio Calabria, se la Procura della Repubblica di Messina, retta dal dott. De Lucia, ha svolto delle indagini sul conto del noto personaggio politico, citato nell’articolo del Condorelli, ossia l’ex senatore Giuseppe Lumia, tirato in ballo a Messina per avere assicurato delle coperture ad un soggetto arrestato, al centro di un vorticoso giro d’affari e legato al clan mafioso Santapaola. Il nome di Lumia, come è noto, anche e non solo nel Messinese, esce sistematicamente fuori, quale inquietante eminenza grigia siciliana, nell’ambito delle inchieste e dei processi in corso a Caltanissetta, relativi al ‘sistema Montante’. Antonello Montante, amico fraterno del Lumia, è il compare d’anello, testimone di nozze cioè, di due noti mafiosi, Vincenzo e Paolo Arnone, uomini legati al clan Madonia. Anche il Montante era protetto dal Lumia ed era accreditato come un paladino dell’Antimafia. Il 10 maggio del 2019 è stato condannato a 14 anni di reclusione per associazione a delinquere, corruzione e spionaggio ed è ancora sotto inchiesta, anche per mafia. Lumia viene tirato in ballo anche nell’ambito del caso Antoci. Ci riferiamo ad un attentato che, secondo una dubbia ricostruzione investigativa della Procura di Messina e di altri soggetti, è riconducibile ad ambienti mafiosi. In realtà potrebbe invece trattarsi di una messa in scena, della solita strategia di una certa antimafia di facciata utilizzata per favorire in maniera distorta determinati interessi ed alcune carriere politiche. Anche in questa circostanza, come è già stato reso noto alla Procura di Reggio Calabria, la Procura ed il Tribunale di Messina non hanno svolto alcuna ulteriore attività di indagine, dopo che la Commissione Regionale Antimafia ha consegnato una dettagliata relazione sul caso. Gli uffici giudiziari messinesi si sono infatti limitati ad archiviare, in fretta e furia, quel delicato procedimento penale. Senza tenere conto che il procuratore De Lucia è stato indicato da Antonello Montante e dal capo della security di Confindustria, l’ex poliziotto De Simone Perricone, come la loro talpa dentro la Procura Nazionale Antimafia. Sempre sul conto dell’ex senatore Lumia, finora solo lambito e mai toccato direttamente da una serie di inchieste, si potrebbero inoltre citare delle altre scandalose vicende caratterizzate da corruzione e giro di tangenti. Ci riferiamo, ad esempio, al caso dell’armatore Morace, il cui processo è ancora in corso. Od ancora alla vicenda Blutec, la società che ha fatto scomparire decine di milioni di euro di finanziamenti pubblici, e che avrebbe dovuto realizzare un’industria di auto elettriche a Termini Imerese, il paese di Lumia, dopo la chiusura degli stabilimenti della FIAT. Di entrambe queste storie di corruzione e tangenti, il Lumia ne aveva pienissima conoscenza. Non è un caso che, anche da parte di due ex assessori regionali, e non solo, ci riferiamo ai magistrati Nicolò Marino e Vania Contrafatto, il Lumia era conosciuto come il ‘senatore della porta accanto’. È infatti noto a tutti i Siciliani che, nei 5 anni di Governi Regionali, presieduti da Rosario Crocetta, il vero presidente della Regione Siciliana era Lumia; mentre il Crocetta era soltanto un suo fantoccio, un suo yes man al quale faceva adottare, non solo a lui, ma anche ai suoi funzionari, una miriade di provvedimenti illegali, in qualsiasi settore economico, burocratico ed amministrativo. In poche parole dal 2012 al 2017, in Sicilia, nei palazzi del potere, l’esecutore materiale era Crocetta, ma il mandante era sempre lui, l’ex senatore Beppe Lumia.