La scomparsa cinquanta anni fa

1 De MauroQuesta relazione  trae origine dalle indagini che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia ha avviato, delegandole principalmente ai Carabinieri di Pavia, per accertare le cause che avevano portato alla morte il presidente dell’ENI Enrico Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William Mc Hale. I decessi erano avvenuti in Bascapè (PV) il 27 ottobre 1962, a seguito della caduta dell’aereo sul quale viaggiavano, un piccolo quadriposto bireattore,  Morane Saulnier 760 Paris II, di proprietà della SNAM.
I nuovi accertamenti hanno consentito di appurare che l’aereo in argomento era precipitato a causa dell’esplosione di un piccolo ordigno posto all’interno dell’abitacolo.
Nel corso della raccolta e della lettura della rassegna stampa riguardante l’incidente aereo,  era apparso evidente come, a parte i giorni immediatamente successivi al 27 ottobre 1962, solo nel 1970, prima e  ancor più  dopo la sparizione di Mauro DE MAURO, tutta la stampa aveva ripreso ad interessarsi della morte dell’ing. MATTEI, ponendola in stretta relazione con il delitto avvenuto a Palermo.
Essendo il sequestro avvenuto in epoca successiva alla morte di MATTEI e nell’ipotesi che i due delitti potessero avere i medesimi mandanti (tesi molto accreditata  tra tutti coloro che, a vario  titolo, si erano interessati di DE MAURO), è stato ritenuto utile svolgere indagini sulla vicenda più recente.
Pertanto la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia aveva richiesto, e detiene tuttora in visione, il fascicolo processuale del Tribunale di Palermo riguardante le indagini svolte sulla scomparsa di Mauro DE MAURO.
L’esame del fascicolo palermitano, recentemente archiviato una seconda volta per essere rimasti ignoti gli autori del sequestro, ha reso necessario compiere mirati accertamenti, divenuti numerosi perché originati gli uni dalle risultanze degli altri; Indagini che non si erano prefisse lo scopo di indagare – ex novo – sul sequestro stesso, ma di ricostruire tutte le circostanze del delitto, per verificare la sussistenza di elementi di connessione con la morte dell’ing. Mattei.
Le conclusioni del lavoro svolto sono organicamente raccolte nella presente relazione.
Sarà perciò dimostrato che il sequestro De Mauro era stato attuato proprio in conseguenza della morte non accidentale di Enrico Mattei. Per fare questo, che è poi l’aspetto rilevante per la procura di Pavia, saranno ripercorse tutte le tappe delle indagini esperite dagli organi inquirenti nei mesi successivi al rapimento.     Emergeranno così il clima e i risvolti più drammatici nei quali si sono svolte le investigazioni e sarà perciò possibile rivalutare tutti gli eventi seguiti al rapimento.
Si incontreranno personaggi noti come il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, all’epoca comandante della Legione Carabinieri di Palermo; Il tenente colonnello Giuseppe Russo, all’epoca comandante del Nucleo Investigativo e successivamente ucciso dalla mafia; Il vice Questore Boris Giuliano, all’epoca addetto alla Squadra Mobile e successivamente ucciso dalla mafia; Il Questore Angelo Mangano, all’epoca dirigente della Divisione di Polizia Criminale del Ministero dell’Interno, il quale successivamente aveva subito un tentativo di omicidio da parte della mafia; Il Questore Bruno Contrada, all’epoca commissario della Squadra Mobile di Palermo. Tutti personaggi che si erano occupati direttamente delle investigazioni. Inoltre se ne erano occupati, più marginalmente, anche il Questore di Palermo Ferdinando Li Donni e il capo della Mobile vice Questore Nino Mendolia.
I principali sospettati del grave delitto erano stati:
Antonino Buttafuoco, anziano e notissimo tributarista di Palermo, in rapporti con la famiglia De Mauro, il quale, dopo il sequestro, aveva posto in essere un comportamento che gli era valso l’arresto per il concorso con ignoti nel rapimento;
l’ex senatore Graziano Verzotto, all’epoca presidente della più importante realtà economica dell’isola e, cioè, l’Ente Minerario Siciliano. Questi era stato il rappresentante  dell’ENI  in  Sicilia  ed  aveva  organizzato  l’ultima visita di Mattei;
l’avvocato palermitano Vito Guarrasi. Descritto dai giornalisti come “il papa nero” e “la testa del serpente” per indicarlo come il capo della mafia, era stato sospettato inoltre quale mandante degli omicidi in danno di Boris Giuliano (perché questi, ben dopo la chiusura delle indagini su De Mauro, aveva continuato ad interessarsene ritenendo Guarrasi il principale responsabile) e del sindaco palermitano Insalaco (perché questi, di fronte ai giudici di Palermo, aveva chiamato in causa Guarrasi in merito alla gestione  dei grandi appalti pubblici).

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