Un caso chiuso o apertissimo


27 De Mauro

Il sequestro del giornalista Mauro De Mauro, alla luce del presente documento, deve essere virtualmente considerato risolto, sia sotto il profilo della causale/movente che per ciò che concerne il mandante.
Non è un caso che questa polizia giudiziaria non abbia preso in considerazione le persone che materialmente hanno attuato il rapimento, pur in presenza di ampia documentazione in merito, perché non vi è alcun riscontro concreto, attendibile e utilizzabile. Del resto gli esecutori indicati dalle cronache (con qualche elemento oggettivamente valido) sono deceduti. Essi erano Luciano Leggio (detto Liggio), per i suoi collegamenti con Antonino Buttafuoco evidenziati dal questore Mangano, e Giuseppe Di Cristina, per i suoi collegamenti con Graziano Verzotto (questi era stato testimone di nozze assieme a Calderone, lavorava alle dipendenze dell’E.M.S., il giorno 14/9/1970 aveva presenziato, sia pure non direttamente, all’ultimo incontro De Mauro/Verzotto e, in ultimo, dopo le dichiarazioni alla stampa di Verzotto del 23/10/1970, con le quali era stato dato impulso alla “pista droga”, Di Cristina lo aveva “ammonito” perché aveva “fatto arrabbiare gli amici” mafiosi).
Ovviamente non possono non sapere qualcosa anche Pietro Zullino, Paolo Pietroni e Giuseppe Lupis, in relazione ai loro discutibili comportamenti.
Quanto da loro fatto e detto inducono a ritenere che siano a conoscenza di notizie rilevanti sul “caso De Mauro”, anche se non si può escludere che vi sia stata una manovra concertata per ricattare sia Cefis che Guarrasi.
In ultimo, sempre per il ruolo avuto nella vicenda, non può non sapere tutto, o quasi, il direttore Vittorio Nisticò.
In data 4 settembre 1998 Graziano VERZOTTO, è stato nuovamente sentito dal P.M. di Pavia.
L’incontro si è reso necessario per raccogliere le diverse dichiarazioni rese alla P.G. che ha formulato specifiche domande e chiesto precisi chiarimenti, alla luce delle risultanze della presente relazione.
Graziano VERZOTTO ha riferito fatti e circostanze di rilevanza eccezionale sul “caso De Mauro”;
Fatti e circostanze che costituiscono delle novità assolute e che risultano assolutamente coerenti e riscontrati dai risultati investigativi già ottenuti ed esposti nel presente documento.
L’importanza del contenuto del verbale non consente di riassumerlo e, pertanto, se ne rimanda necessariamente alla sua lettura integrale.
Analogamente si deve rimandare alla integrale lettura dei più volte citati verbali delle dichiarazioni rese da Bruno CONTRADA e dal maresciallo ZACCAGNI; Infatti quanto da loro riferito è estremamente importante perché centra in pieno la vicenda Mattei/De Mauro e sono di riscontro alle dichiarazioni di Graziano Verzotto.
In particolare Verzotto ha dichiarato che:

a suo avviso, la vicenda De Mauro era strettamente collegata alla realizzazione del metanodotto e di Enrico Mattei in quanto il giornalista, nell’aiutare il presidente dell’E.M.S. a “colpire”Cefis, stava svolgendo delle vere e proprie investigazioni sulla morte del presidente ENI;
De Mauro era stato trasferito dalla cronaca allo sport proprio a causa dell’aiuto che stava fornendo a Verzotto contro Cefis; De Mauro, prima del suo rapimento, era convinto di ciò come era convinto che nella morte di Mattei vi fossero responsabilità di Cefis e di Guarrasi (convinzione, quest’ultima, di tutti coloro che a vario titolo si sono interessati delle due vicende);
la presidenza ENI aveva tentato di mettere fuori gioco Verzotto in varie maniere: il sequestro De Mauro, il suo tentativo di rapimento e, in ultimo con esito positivo, lo scandalo dei fondi neri EMS; quanto a quest’ultima vicenda, va segnalato che erano stati arrestati Antonino RENNA e Pietro GIORDANO i quali, materialmente e all’insaputa di Verzotto, avevano predisposto e ritirato dal Banco di Milano (controllato dalla GEFI dalla quale Guarrasi era uno degli amministratori) i fondi neri. Antonino RENNA era dichiaratamente uomo di Guarrasi (così dice Verzotto in ultimo verbale); quanto a Pietro GIORDANO nei fascicoli recentemente acquisiti dalla questura di Palermo è stato trovato un appunto informativo interno sul conto di Guarrasi. Tra l’altro è scritto “La concessionaria per il collocamento … del vino RAPITALA è la società Interfina spa, con sede a Palermo, via Segesta n° 9 (sede dello studio legale dell’avv. Guarrasi). … amministrata dalla signora Concetta CUCINOTTA … moglie del suddetto GIORDANO … E’ indubbio che la società Interfina è stata voluta dall’avv. Guarrasi … (Guarrasi) con la costituzione dell’Interfina ha certamente voluto offrire un mezzo di sussistenza all’ex direttore dell’E.M.S. Pietro GIORDANO”.
Se si considera inoltre che il Banco di Milano era la sede dei fondi neri anche dell’IRI e dell’ENI (in misura molto maggiore di quelli dell’EMS) che ne sono usciti indenni, mentre Graziano VERZOTTO ha fatto ben 16 anni di latitanza per tale vicenda, l’ipotesi che che la costituzione e la “scoperta” dei fondi neri (in una banca controllata da Guarrasi all’epoca consulente dell’EMS, fondi materialmente predisposti e ritirati da due uomini di Guarrasi che, dopo il loro arresto sono stati “sistemati” da Guarrasi) sia stata organizzata per far fuori Verzotto è più che convincente. E’ meno convincente il prudentissimo Verzotto quando attribuisce la regia della vicenda alla presidenza dell’ENI. E’ infatti vero che l’ENI (e, in particolare, Cefis) ha tratto giovamento dall’estromissione di Verzotto dall’EMS, ma la regia specifica deve essere logicamente attribuita a Guarrasi. E anche in questo caso, come in quello di Mattei e De Mauro, pare sia stato attivato l’identico meccanismo: Cefis ha un problema, Guarrasi lo risolve.


Fonte mafie blog autore repubblica