Luigi, un medico contro la ‘Ndrangheta

Abbiamo individuato nella cultura una delle terapie più utili per contribuire a guarire la società dai malanni e dai veleni che l’appestano, convinti che più l’uomo è istruito e colto, più sa servirsi con discernimento di tutto ciò che conosce…”.
Convinto più che mai dell’assoluta importanza della cultura come unico mezzo per sconfiggere o, per lo meno, provare anche solo a combattere la criminalità, Luigi Ioculano si espone senza alcun timore di opporsi, né di scrivere e far valere la sua idea. Il medico di Gioia Tauro mette nero su bianco la sua più totale indignazione contro la ‘ndrangheta che cerca di dominare l’intero territorio calabrese in cui Luigi è nato e cresciuto. Impegnato assiduamente nella sua lotta contro quel buio cupo che solo la mafia si porta dietro senza perdonare né guardare in faccia niente e nessuno. Neanche Ioculano.
E’ la mattina del 25 settembre 1998. L’orologio segna le ore 7 e ancora una volta si ripete la stessa storia. Chi comanda sceglie di zittire chi gli si oppone, chi gli va contro, chi denuncia, chi non ha paura di affrontare mostri e ombre più grandi. Ne bastano pochi di colpi per porre fine alla vita del medico cinquantasettenne. Pochissimi per macchiare la Calabria di un crudele assassinio al quale ancora oggi, dopo oltre 20 anni, non si riesce a dare un volto. O meglio, non più.
Nel 2007 sono due le persone condannate all’ergastolo per la morte di Luigi Ioculano : Giuseppe Piromalli e Rocco Pasqualone. Ritenuti rispettivamente mandante ed esecutore dell’omicidio.
La doccia fredda, oltre a quella del 25 settembre, arriva nel giugno del 2009, due anni dopo l’arresto. E’, infatti, durante la seconda sezione della Corte d’Assise di Appello che i due presunti killer vengono clamorosamente assolti per insufficienza di prove e, quindi, per non aver commesso l’omicidio.

 

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