La solitudine di Gaspare stellino

Oggi ad Alcamo, in Sicilia, l’immobile dove lavora un’associazione antiracket è intitolato a Gaspare Stellino, vittima di mafia. Gaspare Stellino si è ucciso il 12 settembre 1997, all’età di 57 anni, impiccandosi nella sua casa di campagna, in contrada Bosco Falconara. Era proprietario di una torrefazione in città. Un commerciante come tanti altri si potrebbe dire, ma a differenza di molti altri, Stellino aveva avuto il coraggio di avere paura, paura che lo ha portato a compiere il gesto estremo.
Paura di cosa? In quei giorni doveva recarsi negli uffici della Dia a Trapani, dove era stato convocato assieme ad altri negozianti per confermare accuse e prove raccolte contro i boss di Alcamo in merito all’operazione “Cadice” del 1996, che aveva portato all’arresto di circa 20 persone coinvolte nell’imposizione del pizzo ai commercianti. Stellino si era trovato da solo in un “sistema” avvertito quanto mai subdolo: per lui mentire e negare i fatti non era nemmeno una possibile alternativa, non voleva raccontare il falso, ma era ben consapevole del rischio di esposizione a cui andava incontro confermando il vero. Era tormentato. Si sentiva abbandonato.
Pochi giorni dopo la tragedia, il figlio diciannovenne, Isidoro, in un’intervista rilasciata a Francesco Viviano su La Repubblica affermava: “Mio padre è stato l’ ennesima vittima del racket. Era molto preoccupato di quello che stava succedendo, ma si chiudeva in se stesso e non trovava il coraggio di parlare. Il pensiero di dover testimoniare contro i presunti boss del racket ad Alcamo lo atterriva, lo rendeva ansioso e teso, anche se cercava di non far trasparire nulla per non fare preoccupare la famiglia”.
Il suicidio di Gaspare, il suo gesto estremo ha suscitato a posteriori profonda indignazione, ma ad Alcamo, in quegli anni dove la presenza “mafiosa” la faceva da padrona, non ci fu nessuna rivolta da parte dei commercianti, nessun “mutuo soccorso”, nulla. Nemmeno una corona di fiori.
Poche furono le saracinesche abbassate durante il corteo funebre e al funerale solo parenti amici. Quello di Gaspare Stellino è stato l’atto di ribellione o forse l’atto di resa di una battaglia tutta sua, da solo dall’inizio alla fine. Suicidato dal racket, ma in un ambiente indifferente. Come una conseguenza “naturale”, quindi, anche se di naturale non c’era proprio niente.

Fonte mafie blog autore repubblica