Caso Saguto, prevenire, peggio che curare: fantasmi giudiziari e rimozioni collettive

Giovedì, Silvana Saguto, ex magistrato, già Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, è stata condannata. Ad otto anni e sei mesi di reclusione. Con lei, altri coimputati, ritenuti variamente complici di corruzione e altro, nella vicenda dei cd sequestri antimafia. Primo grado di giudizio. Seguirà appello.

Si noterà una certa concisione, in questa presentazione. È solo un tentativo di mimèsi. Dobbiamo riflettere, come uno specchio fedele, il fatto minimizzato, la polvere sotto i tappeti, il fuggi fuggi dei ricordi, i silenzi calati a sotterrare i clamori, il disinteresse dove furoreggiarono clamorosi prime time. Perciò, stringatezza, essenzialità, un po’ di noia, anche. D’altra parte, c’è il Covid, che, oltre alle giustificate paure, riesce pure comodo nutrimento ad ogni pigrizia civile e spirituale.

Assolto così il nostro compito cronachistico, chiudiamo gli occhi, per capirci qualcosa. Dobbiamo riesumare storie dimenticate. Dimenticata, in primo luogo, la verità. A cominciare dalle parole. Beni sequestrati, beni confiscati? Vite sequestrate, vite confiscate, semmai. Sentimenti, speranze, lavoro, identità.

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