E qualcuno poi “veste” il pupo

Dunque, la mattina del 27 luglio 1995 Scarantino ritratta. La sera dello stesso giorno ci ripensa e “ritratta” la sua ritrattazione.

È accaduto che – appena avuta notizia delle intenzioni di Scarantino – il dottor Bo, del gruppo “Falcone-Borsellino”, e il pm Petralia raggiungono il collaboratore di giustizia nella località protetta in cui si trova. E Scarantino, dopo quel colloquio, si convince a rivedere la sua precedente versione: tutto falso, ha mentito, solo uno sfogo:

“C’ho avuto un momento di debolezza perché io volevo cambiare casa e allora… con questa cosa, io acceleravo il mio trasferimento e poi ero preoccupato perché, in realtà, pensavo che i magistrati non mi volessero credere più e pensavo che lo Stato mi scaricasse… Però è stato un momento di debolezza, la stupidaggine che ho fatto è stato chiamare mia madre al telefono…”.

 

Questa la ricostruzione di quelle convulse giornate, fornita in Commissione dall’avv. Di Gregorio:

DI GREGORIO. Su quello che è accaduto quel giorno, siamo riusciti per puro caso, a fare chiarezza dei tempi e dei movimenti della Procura… interrogando (nel quater, ndr) come testi il dottore Di Matteo, il dottore Petralia, la dottoressa Palma, il dottore Bocca, che sarebbe il funzionario del gruppo… Abbiamo chiesto com’è che si erano mossi e perché erano andati a sentire Scarantino… e sono venute fuori una serie di risposte che, alla luce di quello che, poi, abbiamo per caso scoperto, sono sostanzialmente delle testimonianze non rispondenti al vero… Perché ci hanno detto di essersi mossi per andarlo a sentire in virtù della ritrattazione televisiva… invece si sono mossi il giorno prima, disponendo nel pomeriggio del 25, quindi quando lui non aveva ancora ritrattato nulla, l’interrogatorio per le tre del pomeriggio del 26 a Genova, telefonando al dirigente della Mobile di Imperia che si chiama Coltraro… e dando incarico a Mario Bo di andare a prenderlo… Quindi erano partiti solo per la manifestata volontà (di Scarantino) alla madre di volere ritrattare.

(…) E, a questo punto avviene un corpo a corpo tra il collaboratore e il dottore Bo ed i suoi uomini che viene testimoniato… dalla moglie (di Scarantino), dal dottore Coltraro, cioè dal capo della Mobile di Imperia che si trova presente e cerca, diciamo così, di sedare gli animi… Scarantino dice che gli hanno messo pure una pistola in bocca ma questo non è stato provato assolutamente… Ci saremmo aspettati una relazione di servizio da parte di Bo e di Coltraro, un’iniziativa assunta dal dott. Petralia. Ma di tutto questo, non c’è nulla agli atti.

FAVA, Presidente della Commissione. Un passo indietro su un dettaglio. Quando si presentano alla redazione della televisione per sequestrare… esibiscono un ordine, c’è un documento che autorizzi questa decisione, c’è traccia di questo documento?

Avv. DI GREGORIO ROSA ALBA. C’è stata una richiesta da parte della Corte di Assise del Borsellino quater di acquisizione a Milano di eventuali documenti con i quali si ordinò la cancellazione dai server di tutto …ma non ci sono più i documenti che provano la richiesta. Però il dottore Petralia, quando glielo abbiamo chiesto, ci ha confermato che aveva fatto gli ordini. Il materiale dov’è, gli ho domandato? Non lo sappiamo, ha risposto.

 

Il dottor Petralia era il pm incaricato, quel giorno, di andare a verificare in Liguria la genuinità della ritrattazione di Scarantino. E ne ricava un’impressione netta: qualcuno lo ha costretto a ritrattare. Qualcuno chi? Ecco quello che ci ha riferito in Commissione:

FAVA, presidente della Commissione. Non le chiedo come andò l’incontro, perché c’è ampia cronaca, resoconti giudiziari anche su, diciamo, l’asprezza del confronto fra Scarantino e il dottor Bo e gli altri sottoufficiali. Le chiedo, invece, di una dichiarazione che lei fece subito dicendo “intanto si apre un’inchiesta” su questa ritrattazione di Scarantino. Per cui le chiederei se questa inchiesta a qualche cosa ha portato, qual è stato l’esito. E poi lei dice in un’intervista al Giornale di Sicilia: “C’era un apparato di supporto al gruppo mafioso, affinché Vincenzo Scarantino recedesse dalle sue confessioni”… Le volevo ricordare anche un’altra sua affermazione, sempre dello stesso periodo: e il Giornale di Sicilia del 27 luglio del ’95, “Da Caltanissetta fa sentire la propria voce il sostituto Procuratore della Repubblica Petralia, che parla di assurdità, di storie campate in aria, che non hanno alcun senso, alle quali non si deve dare credito. Un’eventuale ritrattazione di Vincenzo Scarantino non può comunque incidere sostanzialmente sul processo”.

PETRALIA, magistrato. Questa frase e un po’ …

FAVA, presidente della Commissione. Le ho letto un virgolettato.

PETRALIA, magistrato. Sì. Spero di non averla detta proprio in questi termini… però poteva voler dire, volendole dare un senso, che “comunque i dati che si sono acquisiti sono tali che anche quando dovesse ritrattare …”. In questo senso poteva essere un messaggio alla controparte, quella che almeno avvertivamo, forse sbagliando, come controparte mafiosa che voleva fare recedere Scarantino, come dire: “guardate e inutile che ci mettete mano, perché tanto quello che abbiamo…”. Insomma la posso interpretare così, quasi per mandare un segnale di dire “smettetela con questi ripetuti attacchi alla granitica volontà di Scarantino di collaborare”.

(…) Cioè, certamente oggi abbiamo maggiore consapevolezza dell’assoluta fragilità proprio del costrutto dichiarativo di Scarantino… Però c’erano vari segnali, adesso non me ne ricordo qualcuno in particolare… Insomma, si avvertiva una certa pressione. Allora, in un momento in cui comunque in un processo, per lo meno era il primo, c’era una posizione determinante… non potevamo credo reagire in modo diverso. Poi, sia chiaro, signori… chi arriva dopo ne sa sempre molto di più di chi arriva prima ed anche chi e arrivato per primo…

FAVA, presidente della Commissione. Noi abbiamo raccolto alcune considerazioni su questa vicenda che però sembrano avere già fotografato allora che Scarantino era personaggio abbastanza di frontiera. Il giornalista che lo intervista e che è dello stesso quartiere, la Guadagna, qui ci dice “sapevamo tutti che Scarantino era un poveraccio che sbarcava il lunario andando a vendere sigarette di contrabbando la mattina alla Guadagna in piazza, mettendo le cassette di frutta usate come banchetto” ed il dottor Sabella ci dice “io lo ascolto Scarantino, non quando si sa già perché è arrivato Spatuzza e Scarantino è un millantatore, ma quando Scarantino è il collaboratore” ed arriva alla conclusione che lui non c’entra nulla con i vertici di cosa nostra per le cose che lui non sa raccontare ma anche per quello che racconta. Cioè ci spiega Sabella che l’idea per come era organizzata cosa nostra, per il livello di riservatezza con cui si assumevano le decisioni, che ci potesse essere una riunione del consiglio di amministrazione di cosa nostra con Riina a capotavola e Scarantino che entra ed esce dalla stanza ed ascolta Riina in diretta dire “ammazziamo a Borsellino”, non e cosa che con un suo collega qualche punto di dubbio, che poi lui ha messo per iscritto ed inviato alle due Procure, ha determinato. Non avete mai avuto in questo senso, ben prima che arrivasse Spatuzza, la sensazioni, ed al di là delle sue ritrattazioni, dell’equilibrio un po’ labile del personaggio, che il racconto che lui faceva di quel summit in cui si decidono i destini di Borsellino, di quella strage fosse un po’ fantasioso?

PETRALIA, magistrato. Sì lo so, …lo rende ancora meno credibile di quanto in realtà già poco credibile fosse. … il punto e questo, ci sono anche dei criteri di valutazione della prova …allora accettati anche dalla Cassazione …c’erano dei punti delle dichiarazioni che erano attendibili… E anche se c’era un’altra parte di dichiarazioni che, o non erano riscontrate, o apparivano poco verosimili o comunque erano tali da incriminare un po’ l’attendibilità intrinseca ma non in modo completo, si poteva anche accettare di dare valenza probatoria alla parte invece non inverosimile e riscontrata.

FAVA, presidente della Commissione. La domanda e se… Scarantino possa essere stato anche imbeccato nel fornire alcuni elementi di verità …

PETRALIA, magistrato. Questo è il cuore del problema. E’ chiaro che, mi permetta un se, se Scarantino veramente non c’entra niente, il fatto che lui abbia reso vari elementi di verità, ci deve fare pensare che ovviamente gli sono stati forniti. Il punto e chi li ha forniti, li ha forniti perché a sua volta li aveva, questo e quello che adombra la sentenza… Come si dice a Palermo: ‘Vesto il pupo’…

 

Un altro episodio che non può essere ignorato è quello relativo al colloquio investigativo del 26 giugno 1998 che il procuratore nazionale Pier Luigi Vigna ed il suo vice, Pietro Grasso, ebbero con Gaspare Spatuzza (all’epoca non ancora divenuto collaboratore di giustizia).

Sul punto, è lo stesso Grasso a fornire particolari dettagli alla Commissione:

GRASSO. … i colloqui investigativi della Direzione nazionale antimafia sono l’unico atto che può compiere il Procuratore… Il colloquio investigativo con Spatuzza veniva dal fatto che Spatuzza era stato già condannato per le stragi di via dei Georgofili di Firenze e di Milano…, dopo avere accolto il suo sostanziale pentimento per quello che era avvenuto, ma pentimento di ordine morale non di ordine collaborativo da un punto di vista della giustizia… A noi serviva soprattutto comprendere, capire se oltre la mafia c’era qualcos’altro intorno alle stragi di Firenze, quella di Roma, quella di Milano… Dobbiamo anche precisare che il colloquio investigativo e un atto assolutamente non utilizzabile sotto il profilo processuale e che all’inizio di ogni colloquio viene proprio detto questo all’interlocutore che qualsiasi cosa dirà non potrà essere usata a livello processuale né contro di lui né a favore di altri. Sono degli spunti che poi possono dar luogo a ulteriori indagini. Nel corso di questo colloquio investigativo del ’98, arrivato ad un certo punto, quando io ed il procuratore Vigna andiamo a parlare della strage di via D’Amelio e soprattutto dell’autovettura utilizzata… su Scarantino, Spatuzza dice espressamente che Scarantino non sa nulla, non c’entra… Lui dice che ha ammazzato un cristiano che doveva ammazzare e gli hanno suggerito quello che doveva dire…

FAVA, Presidente della Commissione Questo verbale viene mandato alla Procura di Caltanissetta?

GRASSO. Si, il Procuratore (Vigna) aveva informato appunto la Procura di Caltanissetta di questo colloquio investigativo. (…) Ricordo comunque che il clima di quel periodo… rispetto alle dichiarazioni di Scarantino, era sempre stato un clima che non dava nessuna affidabilità a tutti i tentennamenti di Scarantino, alle ritrattazioni che c’erano state precedentemente… e quindi il clima e quello che Cosa Nostra, almeno così viene rappresentata la sua ritrattazione, Cosa Nostra sta facendo delle pressioni per fare ritrattare Scarantino e quindi potere fare venire meno le responsabilità di coloro che vengono da lui accusati… Questo clima che porta addirittura a dire, ai pubblici ministeri dell’epoca, uno era Di Matteo e l’altra era Anna Maria Palma, che intanto è Cosa Nostra che sta cercando di fare ritrattare e addirittura che la ritrattazione è una conferma della veridicità delle dichiarazioni di Scarantino.

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