Castelvetrano e le misteriose riunioni mafiose : da Giuliano alle stragi del 92, tanti i dubbi rimasti

Secondo le più recenti ricostruzioni investigative e da quanto riferito dai pentiti, il 1991 fu un anno cruciale per i rapporti tra mafia, istituzioni deviate e politica. Castelvetrano , ormai è chiaro, è stata la sede di misteriosi incontri tra mafiosi, colletti bianchi e sconosciuti operatori dei servizi d’intelligence legati a logge massoniche e forse, anche a Gladio

PERCHE SI SCELSE CASTELVETRANO? QUALI GARANZIE OFFRIVA LA CITTA’ DEL BOSS MATTEO MESSINA DENARO PER OPERAZIONI COSI’ IMPORTANTI?

Ancora una volta, la storia della mafia legata allo Stato occulto , vede Castelvetrano avere un ruolo attivo. Fu così anche in occasione del delitto di Salvatore Giuliano. Sul caso di Salvatore Giuliano molti aspetti non sono mai stati chiariti. E ancora una volta spunta un mistero legato alla città di Messina Denaro: perchè fu fatto trovare morto proprio a Castelvetrano? Un altro episodio ,pieno di misteri rimane quello delle riunioni stragiste fatte a Castelvetrano

Le stragi del 92 segneranno, ancora una volta, una linea strategica terroristica messa in atto dalla mafia ma con evidenti coperture di pezzi deviati dello Stato. Da Portella della Ginestra alle bombe di Firenze , la linea è sempre la stessa: aumentare la tensione sociale, mettere paura ed eliminare i nemici. Una strategia molto raffinata e maligna che non poteva avere solo i mafiosi come protagonisti. Ai mafiosi interessano gli affari e i miliardi .E gli affari migliori ,i mafiosi di rango, li hanno sempre fatti con gli appalti miliardari e con il voto clientelare che gli consentiva di stare vicino al potere. Con le bombe cosa ci guadagnavano? Cosa ha condotto Matteo Messina Denaro fino a Firenze? Chi lo ha supportato , oltre ai mafiosi, ad azioni terroristiche che sapevano più di eversione di stampo brigatista o di estrema destra? Il Processo di Caltanissetta potrebbe portare a svelare il filo conduttore di tutto il periodo stragista che non inizia nel 1992. La morte di Chinnici , l’attentato di Pizzo Lungo al Giudice Palermo ne sono esempi. E poi, come è possibile che sia stato usato lo stesso tipo di esplosivo ?

Messina Denaro , molto probabilmente, sa molte più cose del contesto mafioso. E’ a conoscenza del patto stragista e dei suoi veri obiettivi ? Valutando le ultime ricostruzioni la risposta potrebbe essere “SI”. Quindi ,se qualcuno lo prende vivo, e non fa parte del cerchio magico di un certo potere, può essere pericoloso. Chi lo ha fatto super boss per le stragi, lo protegge ancora e ha tutto l’interesse di nascondere quelle verità. La pressione giudiziaria fatta da alcune procure contro i fiancheggiatori mafiosi e la famiglia non lo ha tolto alla libertà di cui gode dal 1993. Strano. Per colpa sua, centinaia di boss e aggregati vari, sono stati sbattuti in carcere , perdendo ogni avere.

Un tiro al bersaglio che ha fiaccato giustamente l’organizzazione ma che non ha portato al boss. Tutti questi arresti dei cosiddetti ,”fiancheggiatori” , non lo hanno messo, almeno fin ora nelle mani della Giustizia. E nonostante le “bombe” giudiziarie sulle cosche , nessuno ha pensato di tradirlo facendolo arrestare. Qualche boss che poteva sapere ne avrebbe avuto solo vantaggi: in primis, raffreddare l’azione degli inquirenti e in secundis , togliere Messina Denaro di mezzo creando nuovi spazi. Invece nulla. Decine di operazioni di Polizia , carceri piene e LUI libero. Nessun boss o pentito che negli ultimi anni abbia dato una pista certa per arrestarlo. Qualcosa non ha funzionato o, qualcuno, dentro i palazzi, fa il doppio gioco

Castelvetrano e le stragi

Nell’autunno del 1991 Matteo Messina Denaro era già il capo mafia della provincia di Trapani, in sostituzione del padre Francesco, malato. E’ il pentito molto attendibile, Vincenzo Sinacori a raccontarlo. “C’era anche Matteo-dichiarerà più volte Sinacori- alla riunione di fine settembre del 91, tenuta a Castelvetrano, in cui Salvatore Riina comunicò l’avvio della strategia stragista”.

Lu siccu, non aveva neanche 30 anni e già aveva il “passaporto” per partecipare a decisioni di questo genere? Il padre, già ricercato anche se stranamente graziato da alcuni giudici trapanesi , è pure riuscito a dar delega al figlio senza incazzature di boss mafiosi? La vicenda puzza. Chi studia la storia della mafia o si sente esperto in materia,sa, che i passaggi di potere non sono automatici tra i mafiosi. I figli di Riina o di Provenzano non sono diventati mai capi di nulla. Perchè allora si autorizza il figlio di Don Ciccio che ancora giocava a fare il boss all’americana ,sparando a destra e a sinistra e andando dietro alle gonne corte , a partecipare a riunioni così delicate? Una domanda che ancora attende risposta nonostante la condanna di Caltanissetta. Le indagini diranno che, a quelle strane riunioni castelvetranesi non parteciparono solo mafiosi. Probabilmente, Matteo Messina Denaro ,rappresentava il padre. Ipotesi oggi credibile. La mafia avrebbe dato potere in deroga. Ma all’interno di quel gruppo non vi erano solo castelvetranesi che avevano interessi precisi a dialogare con Riina. Perchè tutti i boss trapanesi vicini a Riina accettano? Forse, politici, forse uomini dei sevizi o della massoneria deviata, hanno fatto pressione per evitare casini tra mafiosi? La vicenda di Castelvetrano legata alle stragi offre decine di spunti investigativi. La mafia castelvetranese è risaputo era molto rispetta nei piani alti. Questa tesi è ampiamente confermata anche da Angelo Siino. Ma anche il forte legame del notaio massone, Ferraro, amico di Riina,con alcuni centri di potere castelvetranesi lo confermano.

Il Processo di Caltanissetta arrivato al primo grado di giudizio, apre un grosso squarcio su tante stanze scure fatte di depistaggi ma non ha fatto chiarezza su tanti aspetti. Si dovrebbe lavorare e portare alla luce cosa sia successo veramente in quegli incontri castelvetranesi. Non regge che, un boss come Matteo Messina Denaro, abbia potuto ricevere tutta questa fiducia da parte di chi ha condiviso la scelta stragista all’interno di quel ginepraio intriso di pezzi deviati dello Stato e di mafia senza la garanzia di gente con la cravatta e la laurea.

I Messina Denaro erano presenti per il potere che rappresentavano nel territorio, ma non potevano avere la lungimiranza strategica che motivò le stragi . E poi, perchè Riina ,viene giusto a Castelvetrano , con tutti i picciotti del palermitano e agrigentino disponibili? Messina Denaro viene scelto tra i tanti e va ai comandi di Lu curtu, per andare in giro a piazzare bombe. Chi fa da garante a questa operazione? Addirittura, come si legge nella sentenza di Firenze, è Messina Denaro che mette a disposizione di Riina le sue conoscenze criminali a Roma

Loro, i Messina Denaro, il territorio lo dominavano sotto l’aspetto mafioso e questo potere aumentava per i loro legami con politici, massoni, imprenditori e funzionari di Stato .Erano una piccola parte di una parte di potere da Prima Repubblica. Fino a quando nel territorio belicino comandavano i Salvo , loro, i Messina Denaro, si limitavano all’ordinaria amministrazione. Qualche omicidio, la gestione degli appalti, raccomandazioni di lavoro anche dentro ospedali e comuni e il grande affare dei reperti archeologici. Avevano amicizie ovunque, anche dentro gli ospedali ma sempre con ruoli di boss Fare “scruscio”, partecipando alle stragi, con un sistema politico saltato, li avrebbe messo in pericolo. Di certo , avendo partecipato alle riunioni per le stragi, il loro potere contrattuale con chi non era mafioso, è salito di molto.

Nel 1991 alla famiglia Messina Denaro gli affari vanno molto bene. Angelo Siino continua a incontrarsi con Don Ciccio(latitante) e con gli amici loro che gestivano il potere pubblico e privato in città. Senza ostacolo. Siino si vanterà di questi incontri a Castelvetrano con il boss senza aver paura della Polizia. In quegli anni, per Siino, incontrare i mafiosi locali , recarsi a Palazzo Pignatelli era un gioco da ragazzi. Per Lui, il comune era un luogo senza porte, almeno fino al suo arresto.

Alcuni pentiti dicono che Matteo Messina Denaro godeva di molti supportes potenti . In primis, il cognato Filippo Guttadauro , mafioso con la littra che rafforza il suo potere sposando la figlia di Don Ciccio Messina Denaro. Guttdauro e il “vero “cervello” della famiglia. E’ Lui che ha molte aderenze in tutti settori .“ Matteo- diranno i pentiti -è giovane. È deciso. Ha uso di mondo e gode di ottimi maestri”. Già diversi maestri e tutor. Ovviamente tutti non li conosciamo. I mafiosi che lo hanno aiutato si. Manca la parte di potere con la giacca. Quel potere che lo sdoganò per partecipare da protagonista alle riunioni.

I rapporti dei Messina Denaro con il potere mafio -politico di Palermo, diventarono ottimi dopo che la sorella di Matteo sposa un Guttadauro, famiglia molto vicina ai Graviano di Brancaccio e a “chi conta” nella politica regionale e nazionale di quel tempo. Filippo Guttadauro, secondo i pentiti era davvero “l’intellighenzia ” che fece maturare i Messina Denaro. . Guttadauro era capace di costruire relazioni con tutti. Con Lui la mafia locale castelvetranese entra nel core business della GDO e delle 488. Inizia l’era delle aziende a partecipazione mafiosa con molti soldi da riciclare che provengono dal traffico di droga e dai grandi appalti gestiti dai corleonesi

Naturalmente, il prestigio di Matteo Messina Denaro con la benedizione del cognato cresce. Per queste ragioni, la procura di Caltanissetta, chiederà un processo per Messina Denaro, imprendibile dal 1993. Bisognerà attendere l’ottobre del 2020 per avere una sentenza di condanna. Una sentenza che sa di prima tappa verso la verità e verso chi ha partecipato a quelle riunioni a Castelvetrano e fin adesso è riuscito a non farsi beccare e magari a non far prendere il boss latitante da 28 anni.

Fonte: Archivi, Repubblica, Corriere della Sera, ps

Salvo Serra