LA RIVOLTA DEI 5 MILA MAGISTRATI PRECARI: SONO DEGLI SCHIAVI!

È triste constatare che in Italia a nessuna forza politica interessa risolvere i problemi  dell’amministrazione della giustizia. In questi giorni si sono ribellati pure loro. E non è la prima volta che capita. Ci riferiamo ai 5 mila giudici precari, praticamente dei lavoratori in nero che, quotidianamente, decidono della vita, dei patrimoni e delle libertà di milioni di cittadini.  Si tratta dei cosiddetti magistrati ‘onorari’. Magistrati che sono costretti ad esercitare delle funzioni e delle competenze delicatissime, senza essere riconosciuti come dei lavoratori regolari. Sono considerati alla stregua dei parcheggiatori abusivi. Solo che loro sono parcheggiati, da decenni, dentro le aule di giustizia, a decidere il destino di milioni di italiani. Sono procuratori, sono giudici ma, allo stesso tempo non sono niente! Indagano e giudicano come i loro colleghi cosiddetti ‘togati’, quelli che percepiscono delle regolari retribuzioni ed hanno garantiti tutti quanti i sacrosanti diritti. Quelli si che sono garantiti, sono dei magistrati regolari  che hanno vinto un regolare concorso. Loro no! Loro sono i 5 mila magistrati abusivi che vivono alla giornata. Sono dei co.co.co., dei lavoratori occasionali, facilmente ricattabili e costretti a pietire, per ottenere ogni anno il rinnovo di quella specie di misero e vergognoso contratto. Contratto che però consente loro di sbarcare il lunario, di sopravvivere. Per avere assicurata una miserrima manciata di soldi, spesso molto meno di mille euro al mese, devono sputare sangue e sentenze a raffica. Sentenze non sempre giuste ovviamente. Anche loro tengono famiglia e, se capita qualche svista, poco importa, specie se determinate disattenzioni, in un qualche modo, favoriscono chi li favorisce. Non c’è da biasimarli, visto che non sono figli dello stesso Dio dei loro colleghi ‘togati’. Loro no!  Sono figli di un Dio minore. Sono degli avvocati prestati alla magistratura, grazie ad una sorta di perversa commistione. Non sono più neanche avvocati, nel vero senso della parola; così come non sono riconosciuti come magistrati a tutti gli effetti. Poi ci si meraviglia che la Giustizia in Italia va male, che le sentenze spesso sono ingiuste, sono inique. Ma cosa pretendete da questi 5 mila poveri cristi? Che facciano davvero i giudici imparziali? Forse si sforzano di apparire imparziali. Molti di loro probabilmente lo sono. E però il dubbio rimane sempre. Chi mi assicura che non subiscono, sistematicamente, dei condizionamenti? Condizionamenti magari esercitati  dai loro dante causa (nel vero senso della parola); da chi cioè, in altri termini, magari perché sollecitato da qualche potente di turno, assegna loro non solo le cause da trattare e da decidere, ma che perora, annualmente, anche la loro causa principale, quella relativa alla loro squallida condizione di precarietà, ossia il rinnovo del loro contratto. È ancora sopportabile che lo Stato italiano continui a trattare i suoi più importanti servitori, coloro i quali giornalmente assicurano un servizio fondamentale, quello della Giustizia, più che come degli sguatteri come degli schiavi?