Intervista ad Andrea Crisanti, Direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova

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Solo un vero lockdown può abbattere il numero dei casi e dei morti”

Professor Crisanti, ogni giorno il bollettino dei morti di Covid è spaventoso. Eppure leggiamo e sentiamo che la situazione sta migliorando. Il cittadino rischia di non capire o di assuefarsi. Sbaglio?

Sono comunque numeri che vanno contestualizzati. Le persone che muoiono oggi sono quelle che si sono ammalate quando avevamo quarantamila di casi al giorno, o giù di lì.

Un mese e mezzo fa ci aveva detto che i tamponi e il lockdown, da soli, servono a poco o niente e che occorreva un piano di sorveglianza per spezzare la catena di montaggio del Covid. Siamo allo stesso punto? Si è fatto qualcosa?
Nulla. Non si è fatto nulla.

E quindi non possiamo aspettarci nulla?
Possiamo aspettarci ben poco.

I test rapidi per chi torna a casa a Natale servono a qualcosa? Sono affidabili?
 tamponi rapidi hanno una sensibilità molto bassa. Azzeccano tre positività ogni dieci.

Le misure stabilite dal Governo per le feste natalizie, condizionate dalla necessità di preservare in qualche misura gli incassi di Natale e dalle aspettative di chi alle tradizioni non vuole rinunciare, ci salveranno da una terza ondata?
Ogni volta che c’è un aumento dei contatti fra le persone, senza che questo venga bilanciato da un aumento delle misure di sorveglianza, aumentano anche i contagi.

Quali sarebbero le misure di sorveglianza che andrebbero predisposte?
Le misure di sorveglianza andavano stabilite prima. Ora,il Governo sceglie misure di compromesso, fra la decisione politica di salvaguardare l’economia e la necessità di tenere i contagi il più possibile sotto controllo. A oggi prevedere quale sarà il loro impatto è difficile se non impossibile.

La terza ondata è inevitabile?
Se non ci salva il vaccino non abbiamo nessun altro strumento per contenerla. Se poi come sembra a gennaio riapre tutto a partire dalle scuole, la terza ondata diventa assolutamente inevitabile

Continua a mancare un protocollo unico di cura?
Un protocollo unico non c’è perché al momento non esiste nessuna terapia specifica ma solo trattamenti finalizzati a contenere la patologia.  

Lei cosa prescriverebbe a un malato di Covid?
La tachipirina come antipiretico, il cortisone come antinfiammatorio, un anticoagulante. Alcuni aggiungono plasma immune.

Che cosa avrebbe fatto di diverso in vista del periodo natalizio?
Quello che si doveva fare, lo si doveva fare prima. A maggio, a luglio, al massimo a settembre.

Quindi il percorso è obbligato, quasi senza speranza?
Fino a quando non si fa un vero lockdown, non si abbattono i casi. E andiamo avanti così. Dieci morti in più, dieci morti in meno.

La gente sembra assuefarsi a un numero di morti, che è invece drammatico e inaccettabile.
Sì, come se fosse ordinaria amministrazione. Tenga peraltro presente che qualsiasi malattia infettiva è potenzialmente prevenibili. Gli ottocento morti al giorno testimoniano il fallimento totale dell’azione di prevenzione.

L’unica speranza è un vaccino che funzioni davvero. Lei è ottimista o dubbioso?
Speranzoso.