Cocuzza a Dispenza: il prefetto di Ragusa sono io! Sembra uno scketch tra Totò e Peppino

A Vittoria c’è un prefetto in pensione che guida il Comune, dopo un’assai discutibile scioglimento per mafia. A Ragusa, come in ogni provincia d’Italia, c’è ancora un prefetto in servizio. Tra i due non si capisce se corre o no del buon sangue. Di sicuro resta il fatto che il prefetto ‘pensionato’ non sopporta critiche per il suo operato. Chiunque osa rimproverargli certi fatti, come ad esempio l’affidamento del mega-appalto sui rifiuti, alla stessa ditta che è stata al centro dello scioglimento per mafia del Comune di Vittoria, viene preso di mira dal soggetto in questione con raffiche di querele. Pare che in quasi due anni di sua permanenza a Vittoria ne abbia presentate più di settanta. Ed ancora insiste e resiste. Adesso, dopo il tragico scioglimento per mafia del Comune che ospita il più grande mercato ortofrutticolo del Mezzogiorno, siamo alle comiche finali. Dopo gli idilliaci rapporti, tra la prefetta di Ragusa Cocuzza ed il Dispenza, (questo è il nome del ‘pensionato’ a capo della terna dei commissari che amministrano Vittoria) siamo arrivati agli screzi ed ai dispetti. Tanto che adesso fioccano i reciproci e classici atteggiamenti del tipo: ‘lei non sa chi sono io’, ‘come si permette’ e così via. Come da tradizione, come se si trattasse della scena di un film del principe della risata, alias Totò, supportato da una delle sue tante spalle. Peppino, Nino Taranto o qualche altro. Non sappiamo se il loro è uno scherzo o se fanno sul serio. Sta di fatto che appena si parla di un certo Montante partono le frasi del tipo ‘io quello lì non lo conosco’; oppure i ‘mi sono visto con lui tanto tempo fa’ od ancora frasi trancianti e perentorie, del tipo: ‘chi dice che Montante mi ha sistemato i figli è già bello e querelato’. Perché poi tutta questa preoccupazione del Dispenza nel prendere le distanze da questo Montante?

Se poi minimamente qualcuno continua a ricordare, sempre al Dispenza, la sua innegabile vicinanza, al famigerato dispensatore di favori, raccomandazioni e prebende, adesso caduto in disgrazia, al secolo Antonello Montante, l’ex paladino dell’antimafia condannato a 14 anni di reclusione per associazione a delinquere, finalizzata alla corruzione ed ‘arricchita’ da un’intensa attività di spionaggio ed ancora sotto inchiesta per mafia, ed allora sono guai seri, per il povero malcapitato. Ne sanno qualcosa coloro i quali hanno osato mettere il dito nella purulenta piaga del collaudato e perverso sistema di potere, altrimenti definito ‘sistema Montante’.

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