Rinviata l’udienza di parifica della Corte dei Conti: a rischio alla Regione l’accordo con Roma sul pagamento a rate del disavanzo. Forse esercizio provvisorio per altri due mesi.

Non vi è pace tra gli ulivi della contabilità della Regione Siciliana. L’accordo appena concluso con il governo di Roma, che rateizza in 10 anni il pagamento del disavanzo, e che, liberando subito 421 milioni di euro, avrebbe salvato il bilancio di previsione 2021 da approvare entro il prossimo 28 febbraio insieme alla riforma della spesa, adesso è a rischio perché la Corte dei Conti non ha ancora esitato il giudizio di parifica sul rendiconto 2019, atteso, in verità, all’udienza del 29 gennaio, e la cui posticipazione ha giustificato il ricorso all’esercizio provvisorio del bilancio attualmente in corso. E invece no, attenzione: l’udienza della Corte dei Conti è slittata, rinviata oltre il 29 gennaio, addirittura, secondo le previsioni, all’ultima settimana di febbraio. E’ stato dunque profeta di sventura il deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Luigi Sunseri, componente della Commissione Bilancio, che ha prospettato: “La Finanziaria entro il 28 febbraio, come previsto dall’accordo del governo Musumeci con Roma? Bello, peccato che questo sia quasi impossibile. Se in questo lasso di tempo non arriva la parifica della Corte dei Conti del rendiconto precedente, infatti, possiamo fare l’assestamento e null’altro. Musumeci, i suoi assessori e anche Miccichè – ha aggiunto Sunseri – sappiano che fare la Finanziaria entro febbraio è quasi un miraggio. E non lo dicono solo i tempi risicati che ci separano da quella data, ma precisi riferimenti normativi secondo cui l’Assemblea regionale non può fare nulla, se non l’assestamento, se prima non arriva la parifica del rendiconto da parte della Corte dei Conti. Quindi nulla che possa vedere la liberazione dell’avanzo dei 421 milioni di euro e la conseguente spesa per investimenti” – conclude. Dunque, al momento, l’unica speranza a cui aggrapparsi è che Roma dimostri ragionevolezza e che comprenda che i ritardi di Palermo sono provocati da ‘causa di forza maggiore’, ovvero il rinvio dell’udienza di parifica della Corte dei Conti. Nel frattempo, a fronte di tutto ciò si profila l’incubo del necessario e obbligato ricorso all’esercizio provvisorio del bilancio per altri due mesi oltre gennaio e febbraio, e quindi per marzo e aprile, sfruttando il termine massimo consentito che è di quattro mesi.