Le lezioni del 2020 per il mondo IT: la formazione

Le lezioni del 2020 per il mondo IT: la formazione
di Francesco Pagano, Consigliere Aidr e Responsabile servizi
informatici Ales spa e Scuderie del Quirinale

Negli ultimi 12 mesi ci siamo trovati costretti a ricorrere agli
strumenti digitali per qualsiasi cosa: dalla didattica a distanza
all’uso di strumenti di comunicazione, dall’e-commerce ai servizi per
dialogare con la Pubblica Amministrazione.
È chiaro a tutti che, senza questi strumenti, affrontare la pandemia
da Covid-19 e le restrizioni ai movimenti sarebbe stato ancora più
difficile di quanto non lo sia già stato.
Parallelamente, sono emersi tutti i limiti che il sistema paese sconta
a livello digitale, come il (cronico) deficit di infrastrutture e un
ancora scarso accesso alla connettività. Tutti aspetti su cui si può e
si deve intervenire in tempi piuttosto rapidi e, come è stato spesso
sottolineato da più parti, in questi ambiti il fattore determinante è
quello della volontà.
Il tema più spinoso, però, riguarda un altro aspetto: quello
dell’alfabetizzazione digitale. L’Italia, in questo campo, sconta un
preoccupante ritardo su due fronti distinti.
Il primo riguarda la capacità di utilizzare in maniera efficace (e
consapevole) gli strumenti digitali. Le nostre scuole non prevedono
didattica dedicata a questo tema e le pur lodevoli eccezioni si
riducono, normalmente, a progetti estemporanei, spesso promossi da
singoli docenti.
Il secondo fronte, ben più problematico, riguarda la formazione di
quegli esperti nel settore di Internet e delle nuove tecnologie di cui
c’è estrema necessità per arrivare a quel “salto di qualità” che da
più parti si invoca. Sia chiaro: non si tratta di un problema che
riguarda solo il nostro paese.
Tutti i principali istituti di analisi, anche nel settore privato,
segnalano da tempo una scarsità cronica di risorse adeguatamente
formate per fare fronte alle richieste del mercato. Colmare questo gap
è estremamente urgente, soprattutto per quanto riguarda il settore
pubblico.
In questo quadro, infatti, le istituzioni rischiano di rimanere
(ancora una volta) indietro, stritolate dalla concorrenza del settore
privato.
La sfida, per il settore dell’istruzione, non è però solo
quantitativa, ma anche qualitativa. Chi si occupa di formazione nel
settore IT deve infatti fare i conti con un panorama estremamente
dinamico, in cui le esigenze (e di conseguenza le competenze richieste
per sodisfarle) cambiano a una velocità impressionante. Non solo: le
specificità del settore portano anche a concentrare l’attenzione sul
tema dell’aggiornamento delle competenze stesse.
Saremo in grado di immaginare e mettere in campo forme adeguate a
trasformare la formazione in modo che possa garantire questi elementi
di dinamicità e flessibilità?
Forma e modalità sono tutte da inventare. Avere la consapevolezza di
dover affrontare la questione, però, sarebbe già un primo (grande)
passo avanti.