Il Popolo della Famiglia appoggia la rivolta delle partite IVA

Il Popolo della Famiglia appoggia il flash mob delle partite IVA in rivolta  
 
Lucianella Presta: “Il PdF è a fianco delle associazioni di lavoratori autonomi. La loro protesta è la nostra”
 
Mercoledì 17 marzo, a Torino, davanti all’Agenzia delle Entrate, come in altre città  d’Italia, manifesteranno la loro protesta le rappresentanze di PIL-Partite IVA Libere Piemonte, FIPI-Futuro Italiano Partite IVA, Movimento Nazionale Italiano, Amici d’Italia.

È bene conoscere queste realtà, che hanno aggregato nell’emergenza COVID un numero crescente di “vittime” di una crisi economica e valoriale sempre più incalzante e di cui le Istituzioni non hanno saputo farsi carico adeguatamente.

“Se il Governo ignora i nostri appelli e non se ne fa carico in misura efficace, la base, il popolo devono necessariamente strutturarsi in forme associative capaci di promuovere iniziative di protesta consapevoli e civili – afferma Lucianella Presta, Coordinatore regionale del PdF Piemonte – Noi siamo da sempre vicini ai più deboli ed emarginati, che abbiamo definito “i penultimi” della società, quelli che le Istituzioni trascurano, perché nuovi poveri, e di cui il volontariato caritatevole non si fa ancora carico”.

Le richieste avanzate dalle Associazioni in questione sono ragionevoli: sconto del debito verso l’Erario in misura pari alle perdite del fatturato degli anni 2020 e 2021; congelamento delle cartelle esattoriali ancora da notificare; rinegoziazione di quelle in corso di rateazione.

“Il PdF ha tra i suoi punti programmatici proprio il sostegno alle piccole imprese famigliari, così da tutelare il commercio di quartiere, in particolare quello delle periferie. Il Governo deve invertire la rotta ripotenziando proprio le piccole imprese. Non possiamo peraltro ignorare come proprio Draghi nel dicembre del 2020 abbia partecipato insieme ai più importanti banchieri del mondo al Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid.

Da questo documento, che delinea le future linee politiche, si evince che, in una recessione che si prevede prolungata, alcuni settori, “non essenziali” poiché non fanno profitto, non riceveranno investimenti, che verranno invece orientati verso i settori “corporate” del digitale e dell’ambiente. Pertanto manifattura, trasporti, piccole imprese su cui regge l’80% degli italiani, essendo settori “non profittevoli” verranno inesorabilmente eliminati. A questo futuro non ci arrendiamo. 
Siamo poveri ma siamo tanti, con le idee chiare e pronti a farle valere”.