“Depistaggio”, ancora polemiche sul caso Avola

Scontro in aula tra accusa e difesa dopo le dichiarazioni di Maurizio Avola sulla strage di via D’Amelio bocciate come false. Ed anche Antonio Ingroia paventa un nuovo depistaggio.

Non accenna a placarsi il fuoco divampato dalla scintilla delle dichiarazioni dell’ex killer mafioso catanese, Maurizio Avola, sulla sua presunta partecipazione alla strage di Via D’Amelio, bocciate come false e depistanti dalla Procura di Caltanissetta, e, in particolare, dal procuratore aggiunto, Gabriele Paci, che, in proposito, ha scritto un’apposita nota stampa spiegando il perché della falsità di quanto dichiarato da Avola. Ciò non è stato ritenuto opportuno dal difensore, l’avvocato Giuseppe Seminara, di due dei tre imputati, i poliziotti Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, entrambi sotto processo per concorso in calunnia aggravata nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio originato dalle false propalazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino. Ebbene, l’avvocato Seminara ha invitato il procuratore aggiunto Paci a depositare il verbale relativo alle dichiarazioni di Avola bocciate come false, e si è espresso ritenendo una mancanza di rispetto verso la difesa il mancato deposito degli atti. E poi ha aggiunto: “Invece di pubblicare un comunicato stampa nel quale si ammette di avere ascoltato Avola nel 2020 e di avere effettuato attività di riscontro negative, contestando le contraddizioni nelle dichiarazioni dello stesso Avola, la Procura avrebbe potuto depositare questi atti nel procedimento in corso e metterli a conoscenza delle parti”. Immediata è stata la replica dell’aggiunto Gabriele Paci, che ha controbattuto così: “Parole come mancato rispetto del Tribunale le rimando al mittente. E’ la prima volta che mi capita qualcosa del genere in tanti anni di lavoro. Queste sono offese nei confronti della Procura”. A difesa di Paci è intervenuto il presidente del Tribunale giudicante, Francesco D’Arrigo, che ha affermato: “Il Tribunale non intende entrare nel merito di questa vicenda perché valuta solo elementi che riguardano il processo. Se il procuratore Paci avesse avuto elementi da portare in quest’aula lo avrebbe fatto”. Nel frattempo, dopo il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, anche l’ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, paventa un nuovo depistaggio, e interviene così: “Conosco bene Maurizio Avola, che ho interrogato tante volte da pubblico ministero, e non è la prima volta che ho l’impressione che, per richiamare l’attenzione su di sé, ogni tanto e periodicamente ne spari qualcuna grossa con dichiarazioni eclatanti prive di alcun riscontro che possa attribuirvi un minimo di attendibilità. E questo è l’ennesimo caso. Per il resto, è trasparente il tentativo di ridimensionare il delitto Borsellino quasi fosse stato un banale regolamento di conti fra guardie e ladri. E questo è grave e depistante”.

 

fonte teleacras angelo ruoppolo