La scorta del giornalista Borrometi impedisce che venga diffuso l’audio di un suo interrogatorio, registrato da Debora Borgese, in cui rideva e faceva ridere

Epifenomeni. Il testimone è il giornalista Paolo Borrometi  leader indiscusso di Artventuno, associazione nata per contrastare le querele temerarie. Borrometi da due anni a questa parte, da quando è presidente di questa associazione, paradossalmente, anziché difendere i giornalisti ed i blogger che vengono perseguitati a colpi di querele temerarie, ha preferito passare dall’altra parte della barricata presentando, per l’esattezza, 54 querele. E se analizziamo cosa è successo nel corso di un’udienza  riguardante una di queste sue querele, in cui se la rideva, scopriremo che in effetti non c’è niente da ridere…

Il giornalista dalla querela facile, Paolo Borrometi, oltre ad essere vicedirettore dell’AGI, agenzia di stampa dell’ENI, ed a lavorare in Vaticano, a fianco di Vincenzo Morgante è, come detto, presidente di Articolo21, l’associazione nata per tutelare chiunque dalle querele temerarie; dalle querele cioè che spesso vengono presentate al solo scopo di intimidire, per trarne profitto mediatico-giudiziario. È solo così,  molto spesso, che si riesce a fermare chiunque racconta fatti veri e ben documentati e che esprime delle sacrosante opinioni.

Cerchiamo di capire, aggiungendo qualche dettaglio interessante, quest’ultima vicenda. Il casus belli stavolta è scoppiato nel corso di un’udienza, tenutasi qualche settimana fa, al tribunale di Ragusa. Sul banco degli imputati un tizio che lo aveva apostrofato in maniera pesante, dopo che Borrometi aveva scritto un articolo, in cui dava del delinquente ai due fratelli Aprile, di Porto Palo ed ai loro ‘accoliti’. Tutto accade mentre gli Aprile stavano festeggiando un provvedimento, a loro favore, emesso dal tribunale del riesame, per dei presunti reati che,  probabilmente, non avevano commesso. In questa, come in altre occasioni, il Borrometi si è lanciato all’arrembaggio. Si è spinto un pò oltre, dando del delinquente anche a coloro che avevano partecipato a quei festeggiamenti definendoli, lo ribadiamo, tutti quanti degli accoliti di quei due ‘delinquenti’. Non si è accorto che, ha dato del delinquente persino all’avvocato di quei due fratelli, lo stesso che lo ha interrogato nell’udienza in questione, presente anche lui a quei festeggiamenti, soltanto perché era stato personalmente lui a consegnare, ufficialmente,  ai suoi clienti, quel provvedimento. Ed è stato sempre lo stesso avvocato della difesa dei ‘fratelli delinquenti’ a mettere in evidenza anche questa offesa del Borrometi perpetrata nei suoi confronti, mentre lui, ci riferiamo sempre al Borrometi, proprio nel corso dell’interrogatorio, se la rideva. Sarebbe stato bello vedere quelle immagini. Peccato che abbiamo solo l’audio e la trascrizione, di quelle interessanti reazioni del Borrometi. È ovvio che tali atteggiamenti hanno indisposto non solo il Gurrieri che, per la cronaca è anche l’avvocato dell’imputato per diffamazione, nel procedimento a cui facciamo riferimento. Ma anche lo stesso giudice, chiamato a sentenziare sull’accaduto, ha dovuto prendere atto di queste circostanze che denotano una certa approssimazione del superscortato Borrometi, in materia di resoconti e narrazioni giornalistiche. A quel punto, stranamente, si è verificato un vero e proprio colpo di scena. Il Borrometi, alle prese con queste sue gratuite risate fuori luogo, continuava anche a collezionare una serie di gaffe e di magre figure, per delle sue evidenti imprecisioni e superficialità. Come detto, ha definito, del tutto ingiustamente, degli ‘accoliti’ di due delinquenti, anche delle persone che non conosceva e che magari non c’entravano niente con quel suo scoop. La loro colpa era quella di trovarsi lì, in quel momento, possibilmente anche per caso, e di essere stati immortalati in una foto, assieme ai due ‘fratelli delinquenti’. Ma sul più bello, proprio mentre il Borrometi in aula palesava delle evidenti difficoltà, intervenivano gli uomini della sua scorta, facendo presente al giudice che c’era una donna che stava registrando tutto quanto. Per un momento è stata persino scambiata per una collaboratrice dell’avvocato che stava interrogando Borrometi. In realtà era la giornalista Debora Borgese. Apriti cielo cosa è successo! Un vero parapiglia. Il giudice ha ordinato subito di cancellare la registrazione della giornalista, mentre il pubblico ministero si è spinto oltre. Ha ipotizzato che anche l’avvocato Gurrieri avesse potuto registrare il tutto, col suo computer. Anzi ha detto, confondendosi un pò, come mai l’avvocato Gurrieri utilizzava il suo computer in aula. Che domanda! La risposta in questi casi è scontata, visto che ormai qualsiasi lavoro, compreso ovviamente quello di avvocati e magistrati, si fa utilizzando, quasi esclusivamente, i computer. Ma andiamo adesso ad analizzare l’incidenza che ha avuto l’interferenza col processo dell’intervento degli uomini della scorta di Borrometi. Dunque, ricapitolando, Borrometi è in difficoltà, balbetta, ridacchia a sproposito, risponde con toni provocatori alle domande dell’avvocato Gurrieri. Al che, in maniera provvidenziale, intervengono gli uomini della sua scorta, per segnalare che la giornalista Borgese stava registrando tutto quanto. Da premettere che si trattava di un’udienza pubblica, a cui qualsiasi cittadino poteva assistere. Riguardo poi al fatto se un giornalista o un avvocato possano o no registrare, per motivi di lavoro, un’udienza di un qualsiasi tribunale d’italia, aperta al pubblico, non lo sappiamo. Di sicuro sappiamo che quella, così come tutte quante le udienze di qualsiasi tribunale italiano, vengono tutte quante registrate e trascritte a cura degli stessi tribunali. Ed allora qual è l’abuso commesso dalla giornalista che registrava per motivi di lavoro quell’udienza? Si dice perché non era autorizzata. Ed allora basta così poco per essere pesantemente scambiati per dei criminali? Basta così poco per essere derisi, delegittimati e persino scambiati per dei pericolosi agitatori sociali? Perché è avvenuto anche questo! In quei convulsi frangenti la giornalista Borgese, è stata addirittura ritenuta un soggetto pericoloso, che stava attentando alla vita di un giornalista ‘antimafia’ a colpi più che di lupara, di registrazione audio. Addirittura dopo quei momenti di tensione, sono subito circolati in rete degli attestati di solidarietà al Borrometi, provenienti da tutt’altro genere di suoi ‘accoliti’. Ci riferiamo ai soliti sedicenti ‘professionisti dell’antimafia’, pronti a sfruttare qualsiasi occasione, anche la più strumentale e poco pertinente, come in questo caso, per esprimere al Borrometi tutta la solidarietà di questo mondo, per essere stato colpito da un colpo di registrazione audio, proprio mentre non se lo aspettava. Proprio mentre non stava dando il meglio di sé, nella sua qualità di vittima della mafia per antonomasia.