Messina Denaro e la morte di Borsellino

Matteo Messina Denaro tra i più accaniti sostenitori dell’attentato a Paolo Borsellino: la Corte d’Assise di Caltanissetta spiega perché.

Emergono altri particolari inediti, quanto rilevanti, dalle motivazioni che i giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio, hanno appena depositato a sostegno della sentenza, emessa il 21 ottobre del 2020, che ha condannato Matteo Messina Denaro all’ergastolo anche per le stragi di Capaci e via D’Amelio contro Falcone e Borsellino. Il boss latitante sarebbe stato uno dei più accaniti sostenitori del progetto di uccidere il giudice Paolo Borsellino. E ciò per una ragione strettamente personale, ovvero l’avere Borsellino istruito il processo che si concluse con la condanna di suo padre Francesco Messina Denaro, costringendolo alla latitanza nonostante le precarie condizioni di salute. E nelle motivazioni dei giudici giudicanti si legge: “Matteo Messina Denaro imputava a Borsellino una gestione strumentale di quei collaboratori di giustizia, tra Calcara, Spatola e Filippello, che, nonostante la loro ritenuta estraneità a Cosa Nostra, avevano reso false dichiarazioni che avevano investito il gruppo mafioso trapanese e proprio il padre Messina Denaro”. Quanto sostenuto da Matteo Messina Denaro è stato confermato da un altro collaboratore della giustizia, Vincenzo Sinacori, che ha dichiarato: “Eravamo quasi certi, o qualcuno era quasi certo, che queste collaborazioni erano state strumentate e costruite apposta, perché dobbiamo analizzare il periodo storico, in quel periodo non c’erano dei collaboratori veri, veri nel senso che venivano da Cosa Nostra, quindi qualcuno pensò di strumentalizzare queste persone, tanto è vero che hanno fatto dei processi con questi collaboratori. Poi sono subentrati i veri collaboratori, intendo che venivano dal di dentro di Cosa Nostra, e molti processi sono andati come dovevano andare. Quello che ricordo io è che anche Matteo diceva che Vincenzo Calcara l’aveva istruito e costruito a dovere Paolo Borsellino”. E un altro pentito, Francesco Geraci, anche lui conferma la convinzione di Matteo Messina Denaro, e racconta: “Io l’ho chiesto una volta a Matteo, quando è successo questo caso, che lui, Vincenzo Calcara, ha collaborato con la giustizia. Ho chiesto a Matteo, e Matteo mi ha detto, e anche suo papà me lo ha detto quando l’ho incontrato: ‘questo è pazzo, si è inventato tutto, non ha mai fatto parte di Cosa Nostra’”. Dunque, secondo la Corte d’Assise di Caltanissetta ecco perché Matteo Messina Denaro non avrebbe esitato nemmeno un attimo quando Totò Riina propose l’uccisione di Borsellino in una riunione a Castelvetrano nel 1991. Giovanni Brusca ha raccontato che l’intenzione di Totò Riina di uccidere Borsellino risalirebbe già al periodo tra il 1979 e il 1980, a causa del mancato trattamento di favore di suo cognato Leoluca Bagarella, e per l’impegno del Capitano Basile, uomo di fiducia di Borsellino poi assassinato, nell’arrestare gli affiliati alla Cosa Nostra di Riina. Le parole di Brusca: “Totò Riina mi aveva chiesto più di una volta di potere avvicinare il giudice Borsellino per ottenere un trattamento di favore, e insabbiare in qualche modo le indagini. Qualcuno in effetti aveva poi contattato Borsellino, ma ci fu un rifiuto totale”.

teleacras angelo ruoppolo