Lo Voi “vince” la lite tra toghe per la Procura di Roma nonostante libri velenosi e cordate intestine

Lo Voi sarà il nuovo Procuratore di Roma. Non lo voleva Pignatone. Non lo voleva la corrente integralista della magistratura.

Lo Voi non ha mollato . Sarà Procuratore nella capitale. Nonostante il caso Palamara e l’ultimo libro di Marco Bova che oltre a riportare una sequela di accadimenti giudiziari, per la mancata cattura di Matteo Messina Denaro, anche con diverse inesattezze investigative , giudiziarie e storiche, all’interno di alcune pagine , tratta in modo ruvido, il procuratore Lo Voi che, come risaputo, non ha mai avuto un buon rapporto con Teresa Principato (coniuge del Procuratore Scarpinato) . Anche nel libro di Palamara sulle correnti, Lo Voi, è stato attaccato. Lui non ha mai replicato. Ha preferito il silenzio e le stanze giudiziarie. Il suo ricorso è stato vincente contro Prestipino. IL CSM non si è fatto condizionare da libri e articoli. La guerra tra toghe per la successione a Pignatone dovrebbe essere quasi finita . Almeno si spera. Di vittime, questa guerra, ne ha fatte tante . La certezza si avrà con la nomina ufficiale di Lo Voi e di altre cariche ancora vuote.

Chi è Lo Voi?

dal “Riformista”

Trasversale, senza spigoli, poco amante della polemica alla Piercamillo Davigo, lontano dai riflettori se non proprio indispensabile, Francesco Lo Voi è il magistrato che accontenta tutti. Ed è perfetto, dunque, per ricoprire l’incarico di procuratore di Roma. Le correnti della magistratura hanno trovato in lui l’uomo del compromesso, quello capace di mettere tutti d’accordo e garantire i delicati equilibri interni (ed esterni) di piazzale Clodio.

Quando venne nominato procuratore di Palermo nel 2014, ad iniziare dall’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano e per finire a Silvio Berlusconi passando per Matteo Renzi, il gradimento della politica era stato unanime. Lo Voi, fino a quel momento membro italiano di Eurojust scelto dal governo Berlusconi, su indicazione dell’allora Guardasigilli Angelino Alfano, anch’egli siciliano, aveva battuto la concorrenza di Sergio Lari, procuratore di Caltanissetta, e Guido Lo Forte, procuratore di Messina, sulla carta più titolati. A differenza dei due colleghi, Lo Voi infatti non aveva mai diretto un ufficio giudiziario. Per Lo Voi, proposto in Commissione per gli incarichi direttivi del Csm da Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia) e dal togato di Magistratura indipendente Claudio Maria Galoppi, esponente della sua corrente, in Plenum votarono per la prima volta in maniera compatta i laici di tutti gli schieramenti (dal Pd al M5s). «Vorrei che tra i criteri di scelta del nuovo capo ci fosse quello di nominare un procuratore disposto a confermare la sua condivisione del processo per la trattativa e dei pm che lo gestiscono», aveva messo le mani avanti alla vigilia del voto l’aggiunto palermitano Vittorio Teresi.

Il timore principale fra le toghe del capoluogo siciliano era che potesse in qualche modo raffreddare il furore che accompagnava l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il Fatto Quotidiano, fra i principali supporter del processo trattativa, spara da subito a palle incatenate contro Lo Voi. La sua nomina a Palermo è viziata dalla politica, dicono dal Fatto, che ha voluto “commissariare” la Procura di Palermo. E spara a palle incatenate anche la sinistra giudiziaria che spingeva per Lari. Lo Voi è «uno che dorme in hotel cinque stelle (a Bruxelles) mentre i suoi colleghi sono qui in trincea a spalare fango», dirà il togato progressista Antonello Ardituro in Plenum. La sinistra giudiziaria cambierà idea nel 2019 quando Lo Voi fece domanda per Roma. «Cascini (Giuseppe, aggiunto a Roma ed esponente di punta della sinistra giudiziaria al Csm) mi disse che loro non avevano assolutamente nessuna voglia di votare Viola (Marcello, procuratore generale di Firenze, ndr), volevano a tutti costi votare Lo Voi», racconterà Antonello Racanelli, ex segretario nazionale di Magistratura indipendente.

Dopo aver lavorato come sostituto a Palermo con Gian Carlo Caselli, dove si occupa di mafia, contribuendo all’arresto e alla condanna all’ergastolo di molti boss, da Totò Riina a Leoluca Bagarella, Lo Voi viene trasferito alla Procura generale del capoluogo siciliano. Passerà alla storia il suo rifiuto di rappresentare la pubblica accusa nel processo d’appello a Giulio Andreotti. Eletto al Csm, nel 2006 appoggia Piero Grasso nella corsa alla Procura nazionale antimafia contro il suo ex capo Caselli. E, soprattutto, vota Giuseppe Pignatone come nuovo procuratore di Palermo. Il legame fra i due diventa fortissimo. «Lo Voi? Aveva meno titoli e meno anzianità degli altri: e infatti ha vinto», commentò sarcastico Antonio Ingroia. «Perché ha vinto? Perché al Csm contano di più le regole della politica rispetto a quelle del diritto”, aggiunse l’ex pm. Lari e Lo Forte presentarono ricorso contro la sua nomina. Il tar inizialmente aveva dato ragione ai due. Il Consiglio di Stato, invece, ribaltò la decisione.

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