CALCARA, ARRIVA IL RINVIO A GIUDIZIO PER CALUNNIA E DIFFAMAZIONE

Vi ricordate di Vincenzo Calcara, l’uomo che doveva uccidere il dottor Paolo Borsellino su ordine diretto di Matteo Messina Denaro? La sua carriera come ex-pentito, o ex-collaboratore se si preferisce, è oramai in un dei punti più bassi della sua parabola e la sua credibilità è da tempo in discussione. Non solo dalle diverse sentenze che nel corso degli anni lo hanno dimostrato, ma anche, e soprattutto, dall’autorevole posizione di Gabriele Paci, al tempo pm di Caltanissetta al processo sulle stragi del 92 contro Matteo Messina Denaro che nei primi mesi del 2021 lo ha definito “pentito eterodiretto ed inquinatore di pozzi”.

La parabola ascendente del Calcara, a suo tempo, ebbe sponsor prestigiosi e tra questi ci fu, addirittura, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo. Ma da allora molta acqua è passata sotto i ponti e la sua affidabilità e credibilità oggi sono a valori che oltrepassano, in negativo, lo zero. Nonostante questo, il Calcara continua a far parlare di sé e lanciare i suoi anatemi e le sue verità.

Ricordiamo che, come riportò l’Ansa lo scorso 1 febbraio 2020, «due uomini hanno visto il roditore entrare nel dehor del locale e hanno ripreso la scena. Dopo alcuni minuti si sono presentati dal titolare e hanno chiesto un pasto gratis in cambio della distruzione del video. Il gestore li ha invitati a tornare l’indomani. Ieri, a pranzo, i due hanno mangiato ma dopo la consumazione hanno chiesto soldi. Il ragazzo ha messo in una busta 150 euro che però non sono bastati. A quel punto è intervenuto lo zio del giovane, socio del ristorante, che ha chiamato la polizia. I due son stati arrestati visto che avevano ancora in mano la busta coi soldi. Uno dei due uomini arrestati dalla polizia a Genova per estorsione è Vincenzo Calcara, ex boss di Cosa nostra diventato collaboratore di giustizia».

Sempre per rinfrescare la memoria non può tacersi la sua denuncia per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Gian Joseph Morici, editore della testata “La valle dei Templi” per un articolo un cui il Morici lo definisce, e come dargli torto, «omertoso e reticente». E come non ricordare, ancora, quanto successe e fu denunciato da Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari delle vittime di mafia dell’Associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”, nel mese di aprile dello scorso anno, proprio nel corso di un’udienza del processo contro Gian Josep Morici, quando il Calcara nel corso del dibattimento a seguito della richiesta da parte dell’Avv. Santino Russo, difensore legale di Morici, di poter produrre alcuni documenti, nonché una mail ricevuta dal suo assistito, con la quale veniva sconfessata l’esistenza, da circa un anno, di buoni rapporti tra l’ex pentito e i figli del giudice Borsellino, a differenza di quanto affermato anche nelle ultime udienze dal Calcara, ci fu una reazione scomposta da parte dell’ex pentito che veniva invitato dai carabinieri ad abbandonare l’aula accompagnandolo fuori dalla porta, mentre il Calcara continuava ad esternare in maniera indecorosa il suo dissenso, non avendo alcun riguardo per il luogo dove si trovava, per i magistrati presenti e per gli avvocati, compreso il suo stesso difensore e che, a fine udienza, aspettò fuori dal Tribunale il Ciminnisi insultandolo nella sua qualità di familiare di vittima di mafia con insulti tali da dover richiedere, da parte del Ciminnisi, l’intervento degli addetti alla sicurezza all’ingresso del palazzo di giustizia.

Non stupisce, quindi, la decisione del Giudice Simona Ragazzi del Tribunale di Catania che, dopo l’udienza preliminare dello scorso 20 dicembre 2021 in un procedimento che vede Vincenzo Calcara come imputato «del delitto di calunnia e diffamazione aggravate e continuate, di cui agli artt. 81 cpv., 61 n. lO, 368, 595 commi 1, 2 e 4 c.p.», «del delitto di calunnia, di cui all’art. 368 c.p.» e «con la recidiva specifica, reiterata, infraquinquennale, aggravata dopo l’esecuzione della pena.
Si trova nelle condizioni per essere dichiarato delinquente abituale» nella stessa data ha disposto il rinvio a giudizio del Calcara fissando l’udienza presso il tribunale di Catania alle ore 9:00 del prossimo 13 ottobre 2022.

Parti lese, nel procedimento, Paci Gabriele, nato a Roma il 06.08.1958, magistrato al tempo in servizio presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta e ora in servizio presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trapani e Trizzino Fabio Alfredo, avvocato del Foro di Palermo, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino.

Il procedimento nei confronti del Calcara si riferisce a una serie di esposti e missive da lui inviate alla Corte di assise di Caltanissetta e a diversi organi istituzionali, nei mesi di settembre e ottobre del 2020, in cui il Calcara «incolpava, (il dottor PACI,ndr) pur sapendolo innocente, dei reati di abuso di ufficio e diffamazione aggravata commessi ai suoi danni, nonché dei reati di falsa testimonianza e favoreggiamento aggravato» e « incolpava, pur sapendolo innocente, del reato di diffamazione aggravata commesso ai suoi danni l’avvocato Trizzino Fabio Alfredo» e «asseriva in particolare CALCARA che l’avvocato TRIZZINO aveva sostituito il precedente difensore, avvocato GRECO, “abusando di questa sostituzione, per tornaconti personali e per difendere ii suo amico, il sostituto procuratore dottor Gabriele Paci, mi diffida falsamente e testualmente dall’utilizzare il nome dei figli del dottor Paolo Borsellino per sostenere le mie iniziative e mi ritiene inattendibile, in questo modo diffamandomi».

È obbligo precisare che gli indiziati in merito ai reati contestati sono solo tali e che la loro posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una, eventuale, sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

E mentre il Calcara sostiene di lottare per la verità e la giustizia da oltre 25 anni, ancora una volta si dovrà posizionare su uno dei piatti della simbolica bilancia che rappresenta la giustizia mentre sull’altro ci sarà la verità. Perchè non ci sono più i pentiti di una volta.

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