La storia del Comune sciolto per mafia dove la mafia non c’era /

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Nel 2019 la Sicilia risultava essere la seconda regione d’Italia per i suoi sette comuni sciolti per mafia dal Consiglio dei Ministri, preceduta sola dalla Calabria che ne registrava solamente uno in più. Non sempre, tuttavia, questi scioglimenti in Sicilia hanno registrato dei riscontri oggettivi in sede giudiziaria. È il caso di ricordare gli scioglimenti dei comuni di Scicli, di Siculiana e di Racalmuto, tra l’altro oggetto d’inchiesta della commissione regionale antimafia presieduta dall’on. Claudio Fava. «Il rischio che in talune circostanze, il ricorso allo strumento dello scioglimento per infiltrazione mafiosa abbia travalicato le finalità imposte dalla norma, mutandone senso e significato. Episodi, ed è questa la coincidenza preoccupante, che si sono verificati allorché alcune amministrazioni locali si sono legittimamente opposte a progetti per la realizzazione o che hanno determinato l’estensione di impianti privati dediti allo smaltimento dei rifiuti», riferiva il presidente Fava indicando appunto i casi di Siculiana e di Racalmuto. «Nel caso di Scicli – commentava l’on. Fava – è stato il tribunale ad affermare che il processo non avrebbe nemmeno dovuto farsi». Sciogliere un Comune, per il presidente della Commissione Regionale Antimafia «diventava un atto di fede, che partiva da una presunzione di colpevolezza degli amministratori locali». Oppure, sempre secondo Fava «per comodità o rispondendo a sollecitazioni di altro tipo, un fatto che sarebbe grave sia sul piano morale che politico».

Come, vedremo da domani, nel caso di Pachino.