Spatuzza sulle stragi ’93 e ‘94

Depositato un verbale del pentito Gaspare Spatuzza nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Firenze sulle stragi mafiose del ’93 e del ’94. I dettagli.

Il già superkiller della famiglia palermitana di Brancaccio al servizio della Cosa Nostra di Riina e Provenzano, Gaspare Spatuzza, poi collaboratore della Giustizia che ha svelato il depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio, che ha rubato la Fiat 126 poi imbottita di tritolo, che ha smentito il falso pentito Scarantino, e che ha provocato la revisione del processo “Borsellino” concluso con sette ergastoli a sette innocenti, è stato ascoltato nell’ambito dell’inchiesta in corso alla Procura di Firenze sugli attentati mafiosi del 1993 e del ’94. E adesso è stato depositato il relativo verbale. Gaspare Spatuzza, interrogato dal procuratore Giuseppe Creazzo e dagli aggiunti Luca Tescaroli e Luca Turco, afferma che l’attentato contro il conduttore televisivo Maurizio Costanzo, avvenuto in via Fauro a Roma il 14 maggio del ’93, quando Costanzo si salvò per un errore dei killer sull’esplosione dell’auto-bomba, non è stato un atto dimostrativo ma la finalità è stata l’uccisione di Costanzo. E poi Gaspare Spatuzza ha aggiunto: “Totò Riina aveva già ordinato ad altri in passato di pedinare a Roma e poi sparare a Maurizio Costanzo nel 1992. Poi ordinò lo stop e avviò la stagione degli attentati, iniziando a Capaci il 23 maggio 1992”. E poi Spatuzza ha dichiarato: “Se nel 1992 Costanzo era un nemico di Cosa Nostra che si vuole vendicare per gli attacchi subiti da lui in televisione, e per questo va ucciso con le armi, così da mettere la firma, nel 1993 invece è previsto l’utilizzo nei confronti di Costanzo dell’esplosivo, e da ciò deduco che questa azione si è collocata nell’ambito di quello che ho definito un’unica strategia del colpo di Stato con metodi terroristici. Credo si debba fare un’assimilazione con l’attentato di Via D’Amelio: come Paolo Borsellino era un ostacolo alla ‘trattativa’, Maurizio Costanzo rappresentava un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi che con la strategia stragista si dovevano perseguire, e per tale ragione si è fatto ricorso all’impiego dell’esplosivo abbandonando le armi leggere”. E poi Gaspare Spatuzza è stato ascoltato nel merito del suo presunto incontro a Roma, al Bar Doney, il 21 gennaio del 1994, con Giuseppe Graviano. E ha ribadito: “Giuseppe Graviano, euforico, mi disse che c’eravamo messi il Paese nelle mani. Graviano disse che serviva portarci dietro un po’ di morti così si ‘davano una scossa’. Aggiunse che c’era in piedi una cosa che se andava a buon fine ne avremmo tratto dei benefici anche per i carcerati”. Poi, alla domanda: “Graviano le disse se aveva incontrato Silvio Berlusconi e o Marcello Dell’Utri, o comunque lo comprese se vi fosse stato l’incontro?”, Spatuzza ha risposto: “No, non mi disse di avere incontrato tali persone, ma da come era euforico posso dire che qualcuno poco tempo prima gli aveva dato informazioni che lo avevano reso così”.

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