L’avvocato Stefano Catuara in Corte d’Appello a Palermo: “Petrotto, ‘assicutato’ a colpi di querele e calunnie perché è un profeta di sventure che puntualmente si avverano, una sorta di Cassandra. Rileggere ciò che ha scritto o detto, a distanza di tempo, fa un certo effetto!”

Era il 3 marzo del 2019…
Risentire certe cose, a distanza di tempo, fa un certo effetto!
Una cosa certa è che Salvatore Petrotto ed i suoi avvocati, Stefano Catuara ed Ignazio Valenza, sono stati costretti a soffrire maledettamente assieme a lui, per varie ragioni. Ma sono riusciti a rimandare indietro al mittente anni ed anni di calunnie. Il Petrotto quasi sempre da imputato (sempre assolto) e qualche volta anche nelle vesti della cosiddetta parte civile. Ha dovuto difendersi per lo più da delle presunte, ma mai reali ed accertate, diffamazioni. Ed ha dovuto difendersi dentro le aule dei tribunali, per avere soltanto messo in fila fatti e documenti che comprovavano le imposture di alcuni falsi professionisti dell’antimafia degli affari. Petrotto ha dovuto difendersi, e continua a farlo, per colpa delle sue sacrosante profezie, riguardanti l’illegale gestione della cosa pubblica, trasformatasi in una esclusiva cosa privata, da una nuova mafia, mirabilmente definita ‘mafia trasparente’. È stata la Giudice del Tribunale di Caltanissetta, Graziella Luparello, a definire la nuova mafia del terzo millennio ‘mafia trasparente’. La Luparello, nel chiosare in questi termini le sue motivazioni, relative alla sentenza di condanna del cosiddetto ‘Sistema Montante’, ha preso atto di una documentatissima e puntuale inchiesta, denominata ‘Double face’, condotta dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, guidata dalla Dott.ssa Marzia Giustolisi. Prove, intercettazioni e testimonianze alla mano, non ha potuto far altro che condannare, a 14 anni di reclusione, l’ex numero due di Confindustria Nazionale, Antonello Montante ed alcuni dei componenti della sua lobby. Per lo meno dal 2009 al 2016, nessuno si era accorto, ad esempio, che il Montante era solito accedere abusivamente al sistema informatico del Ministero dell’Interno, il cosiddetto SDI, per carpire notizie riservate su chiunque intendeva ricattare e denunciare, in maniera calunniosa, imbastendogli contro anche delle devastanti campagne mediatico-giudiziarie. Questo lavoro sporco Montante se lo poteva permettere, malgrado fosse un uomo che continuava ad essere sostenuto, in modo particolare, da un suo compare mafioso. Questo lavoro sporco Montante se lo poteva permettere perché, era sostenuto anche da alcuni uomini di vertice della magistratura, delle forze dell’ordine e dei servizi segreti. Era inoltre sostenuto anche, e soprattutto, da due ministri della Repubblica che si sono alternati, dal 2009 al 2015, nei Dicasteri dell’Interno e della Giustizia, ossia l’agrigentino Angelino Alfano ed Anna Maria Cancellieri. Grazie a tali strategiche amicizie ed aderenze istituzionali,  il capo della Security di Confindustria, Diego De Simone Perricone, uomo totalmente al servizio di Montante, era lasciato libero di intrufolarsi ovunque, accedendo abusivamente in tutte le banche date riservate dello Stato, per favorire gli interessi del ‘Sistema Montante’. Per tali reati è stato già condannato, in primo grado, ad oltre 6 anni di reclusione. Il De Simone Perricone, per portare avanti questa certosina e micidiale opera di spionaggio su larga scala, si avvaleva, a sua volta, del vicecommissario De Angelis, anche lui condannato e del poliziotto Graceffa, che attualmente è in attesa di giudizio. È questo il ‘delitto perfetto’ compiuto da alcuni apparati dello Stato, quello di accreditare quale uomo simbolo dell’antimafia, il compare di due ben noti mafiosi. Per commettere tale ‘delitto’, veniva inoltre cancellato, dal suo inquietante passato, ogni episodio, ogni traccia, riconducibile ai suoi poco raccomandabili trascorsi, in modo tale da renderlo presentabile. Poteva in tal modo interagire ed interferire con le principali Istituzioni dello Stato. Anzi, veniva addirittura scambiato e barattato, per oltre un decennio, per un autentico paladino dell’antimafia. Proprio per colpa di questo falso paladino dell’antimafia, e della sua lobby confindustriale, il Petrotto ha dovuto difendersi da una serie interminabile di false accuse per diffamazione e non solo. Per aver detto sempre, nelle sedi opportune e pubblicamente, con largo, anzi larghissimo anticipo, molto prima che alcuni magistrati se ne accorgessero, ‘tutta la verità e nient’altro che la verità’. Tutto quello che Petrotto ha denunciato 10 anni prima, si è puntualmente verificato 10 anni dopo, in sede penale, civile ed amministrativa, con tanto di processi e sentenze. Quanto qui riportato è stato sostenuto proprio ieri, dall’avvocato di Petrotto, Stefano Catuara, presso la Corte d’Appello di Palermo, in uno dei tanti processi per diffamazione, in cui in primo grado l’ex primo cittadino del paese di Leonardo Sciascia è stato assolto. Si potrebbe parafrasare così quanto ha precisato ieri in udienza l’avvocato Catuara. ‘Petrotto è stato una sorta di ‘Cassandra’ della situazione e per ciò da sempre è stato ‘assicutato’, a colpi di denunce e querele calunniose, per aver previsto, anche qualche decennio prima, come avrebbero ridotto la Sicilia, anzi l’Italia intera: un disastro! Ed aveva ragione. E le sue ragioni le ha scritte anche sui muri, proprio perché tutti quanti, in maniera chiara ed evidente se ne potessero accorgere. Il suo errore è stato comunque sempre quello di anticipare 10 anni prima cosa doveva succedere, ad esempio, a causa del cosiddetto ‘Sistema Montante’, di cui ha iniziato ad occuparsene nel 2007 ed a cui ha dedicato anche un libro di memorie pubblicato nel 2019.

https://www.amazon.it/Montante-apostoli-dellantimafia-giornalisti-spregiudicati/dp/8862722109

 

Ed ha detto, scritto e parlato in maniera chiara e cruda. Forse assai cruda!’ Si è espresso in un modo che, in Sicilia, potremmo definire, con un’espressione più colorita: ‘scricchiatu e munnatu !’. Per tali ragioni è stato sempre perseguito e perseguitato. Hanno persino tentato di farlo arrestare per ben 4 volte! Salvo poi essere state arrestate, processate, ed alcune già condannate, le stesse persone che, calunniandolo, e solo calunniandolo, per difendere i loro illeciti ed illegali interessi, hanno tentato di farlo arrestare…
Chissà perché?

Questo è invece quanto scriveva e diceva Petrotto esattamente 4 anni fa.
Giudicate voi…

Oggi vogliamo lanciare una serie di appelli alle autorità competenti, riguardo al caso Montante.
Per esempio chiediamo al Presidente della Regione, Nello Musumeci, come mai non ha ancora rimosso Mariagrazia Brandara, pesantemente sotto inchiesta a Caltanissetta, dai vertici dell’IAS, la società che gestisce il più grande depuratore d’Europa, quello di Priolo. Società a prevalente capitale pubblico, detenuto dalla Regione Siciliana. Come mai il sindaco di Caltanissetta non ha rimosso la tabella stradale relativa alla intitolazione al fantomatico nonno industriale del Montante, falsamente accreditato da scrittori del calibro di Andrea Camilleri, quale costruttore di biciclette. Si tratta di una falsa leggenda per far dimenticare i trascorsi mafiosi sempre del Montante. Chiediamo inoltre al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di revocare il titolo di cavaliere del lavoro, ingiustamente conferito al Montante dal presidente emerito Giorgio Napolitano. Vogliamo inoltre parlare della ‘prostituzione giornalistica’ in Sicilia?
Ma il discorso che vi prego di ascoltare con molta pazienza è assai più articolato e si allarga ad un intero sistema di potere perverso che ha avuto quali suoi cardini principali due ministri dell’Interno e della Giustizia, che hanno avuto un ruolo determinante, l’agrigentino Angelino Alfano ed Anna Maria Cancellieri. Un ex presidente del Senato, il forzista Renato Schifani ed un capo di Stato Maggiore dei Carabinieri e capo dei Servizi segreti Civili Nazionali, il generale Arturo Esposito. Qualche decina di magistrati e prefetti della Repubblica, questori e colonnelli delle varie Arme, alcune decine di giornalisti etc. etc. etc.

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