Miniere, gli affari degli Arnone di Serradifalco e dei Di Cristina di Riesi

L’attività della mafia nella provincia di Caltanissetta non si è limitata al settore agricolo ma ha investito praticamente tutti i settori dell’economia della provincia. A Serradifalco, ad esempio la società Montecatini per i trasporti del minerale ha dato l’appalto dei trasporti stessi all’ex manovale muratore Vincenzo Arnone, mafioso, compare di Giuseppe Genco Russo

Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.

L’attività della mafia nella provincia di Caltanissetta non si è limitata al settore agricolo ma ha investito praticamente tutti i settori dell’economia della provincia. Vediamo alcuni aspetti indicativi.

Nel settore minerario giusta è risultata la lotta dei lavoratori che per lunghi anni si erano battuti per l’istituzione dell’azienda zolfi, per le nuove ricerche minerarie, che poi dovevano portare alla scoperta dei sali potassici, del petrolio e del metano, come grave è risultata la responsabilità di quei governi regionali, i quali, sistematicamente si opposero, spalleggiati dai monopoli privati, a tutte le iniziative prese dalle forze democratiche.

Scartata la via precedentemente prescelta per risolvere il problema minerario siciliano, la classe dirigente ripiegò, sotto la spinta del movimento popolare, su una politica di sostegno del settore zolfifero.

Tuttavia, la sua azione fu tale da lasciare intatta la posizione degli industriali parassitari, favorendo al tempo stesso le mire della Montecatini e di altri gruppi italiani e stranieri che già si apprestano alla realizzazione dei loro programmi di sfruttamento delle risorse minerarie siciliane e che erano stati nemici dichiarati delle stesse misure di sostegno.

Con la legge di riordinamento del 1959 si ha il primo serio tentativo di risanamento dell’industria zolfifera. Tale legge affidava agli industriali compiti importanti, decisivi per la salvezza e la prospettiva stessa dell’industria.

Ma gli industriali zolfiferi dimostrarono ancora una volta la loro vera vocazione ed invece di utilizzare quella legge per portare avanti le opere di ammodernamento delle miniere, si diedero alla ricerca di tutti i mezzi leciti e illeciti per prelevare fondi dalla Regione pur continuando la politica parassitarla di sempre.

[…] Le denunce presentate dai lavoratori contro le inadempienze ai piani di riorganizzazione, la lotta operaia nelle miniere e la presentazione del disegno di legge del gruppo comunista all’Assemblea regionale per la nomina dei commissari, hanno sottolineato la presa di posizione del movimento dei lavoratori contro gli industriali e contro il governo.

[…] La vivace e forte azione dei sindacati operai, la presenza di notevoli nuclei di lavoratori politicamente avanzati hanno attenuato di molto il fenomeno mafioso (prima massiccio) nelle miniere. Ciò non vuoi dire che esso sia scomparso del tutto.

A SERRADIFALCO GLI ARNONE

Miniera Bosco-Stincone – Serradifalco S. Cataldo. È gestita dalla società Montecatini anche uno dei più gran di complessi monopolistici italiani è stato costretto a soggiacere alle imposizioni della mafia. La società Montecatini per i trasporti del minerale (sali potassici) dalla miniera allo stabilimento chimico di Campofranco, di proprietà della stessa Montecatini, ha effettuato una gara di appalto dei trasporti stessi.

Concorrenti allo appalto sono stati: l’ex manovale muratore Arnone Vincenzo, mafioso, compare di Giuseppe Genco Russo e il sig. Poidomani Vincenzo di Mazzarino, II mafioso Arnone ha chiesto come compenso per il trasporto lire una e venti al chilogrammo, il sig. Poidomani chiedeva lire zero e ottanta. Ebbene, la Montecatini, contrariamente ai suoi interessi, ha concesso l’appalto del servizio all’Arnone.

Nel periodo in cui tale appalto è stato concesso, impiegato responsabile di questo settore nella miniera era Angelo Vinciguerra (fratello di Pietro) ora presidente della Associazioni Industriali di Caitanissetta. L’Arnone tuttora gestisce i trasporti per conto del la Montecatini anche se tale attività si è ridotta in seguito all’impianto di una teleferica che dalla miniera porta il minerale direttamente agli stabilimenti di Campofranco. Nella stessa miniera operano, sempre nel campo dei trasporti, altri mafiosi quali Corbino Salvatore e i fratelli Anzalone di S. Cataldo.

Miniera Trabonella (Caltanissetta). I trasporti dello zolfo sono gestiti dai noti mafiosi Racalmuto Francesco di Bolognetta che opera insieme a Pietro Anzalone e a Felice Angilello di Caltanissetta, e Mazzarisi Salvatore di Villalba che, a suo tempo, era al servizio di Calogero Vizzini.

II Mazzarisi si era trasferito a Caltanissetta per assumere l’affitto del feudo Trabonella (oggi gestito da Felice Angilello) ma ha spostato poi la sua attività dalla campagna al trasporto merci associandosi a certo Ardoselli Domenico di Misilmeri il quale funge da prestanome a tale Di Peri, nipote del noto capo mafia di Misilmeri Bolognetta. È da precisare che la maggior parte dei trasporti è effettuata per conto dell’E.Z.I. in quanto detto ente compra i concentrati di zolfo posto miniera.

A RIESI I DI CRISTINA

Miniera Trabia Tallarita (Sommatine, Riesi, soc. Valsalso). Nel periodo 1956-57 un gruppo di piccoli mafiosi notoriamente legato alla famiglia Di Cristina di Riesi, con la complicità di elementi della direzione della miniera, ha detenuto il monopolio delle assunzioni in miniera degli operai di Riesi e Sommatino.

Sulle assunzioni veniva imposta una taglia di lire 150 mila. L’ufficio di collocamento, non aveva come non ha tuttora, alcuna voce in capitolo in ordine alle assunzioni e non solo in miniera. Le autorità di polizia locale pur essendo certamente a conoscenza del modo come avvenivano le assunzioni non intervenivano.

Sono stati necessari alcuni comizi e parecchie pubbliche denuncie per fare decidere le au torità di polizia ad intervenirec Furono arrestate sette persone: Di Cristina Salvatore, parente dell’attuale sindaco di Riesi; Capostagno Filippo, segretario della lega minatori della Cisl; Laurina Giuseppe, membro della commissione interna iscritto alla Cisl, pregiudicato, più volte arrestato per delitti comuni; Rindone Gino, capo ufficio della miniera. Dopo la scarcerazione il Capostagno è stato riassunto in miniera ed è divenuto segretario provinciale dei minatori aderenti alla Cisl; il Lauria è stato riassunto; il Rindone è stato assunto da Pietro Vinciguerra nella miniera Lucia. Sempre nella miniera Trabia Tallarita i trasporti operai sono gestiti dai mafiosi Di Cristina, mentre i trasporti del materiale sono effettuati da una società diretta da tale Antonino Lo Grasso, detto “Scaluneddu” legato agli ambienti mafiosi. I Di Cristina, in contrasto con le leggi e i regolamenti, hanno attuato i trasporti operai su camion malsicuri anzicchè su autobus. Le autorità competenti non sono mai intervenuti.

https://www.editorialedomani.it/fatti/blog-mafie-relazione-antimafia-1976-pio-la-torre-miniere-affari-arnone-serradifalco-cristina-riesi-fe899ogj

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