Filippo Dispenza, l’ex commissario di Vittoria con la mania delle querele

Davanti alla Dott.ssa Laura Ghidotti, giudice monocratico del tribunale di Ragusa, si è svolta un’udienza di uno dei tanti, forse anche troppi processi per diffamazione, contro numerose persone prese di mira dall’ex commissario straordinario di Vittoria, l’agrigentino Filippo Dispenza. Oggi è stato il turno dell’assessore comunale Cesare Campailla, destinatario di una sfilza di querele, in forma singola e/o associata. La prossima settimana, infatti, Campailla sarà costretto a comparire in un’altra udienza, per rispondere sempre del reato di diffamazione, stavolta assieme al sindaco di Vittoria,  Francesco Aiello ed al giornalista Angelo Di Natale. Poi sarà la volta dell’avvocato Salvo Messina. Insomma, se tre anni di commissariamento di Vittoria per delle assai dubbie infiltrazioni mafiose, non sono serviti a niente, per lo meno hanno contribuito a dare tanto lavoro ai magistrati ragusani, oberati da impegni non indifferenti, nel districarsi in un mare di reati bagatellari, tutti da dimostrare. Figuratevi che proprio oggi, prima di recarsi in udienza, sua eccellenza Filippo Dispenza,  il querelatore seriale, si è recato nell’ufficio del Procuratore della Repubblica di Ragusa, Fabio D’Anna. Subito dopo il capo della Procura ha ricambiato la cortesia, partecipando all’udienza in cui il Dispenza è stato sentito come persona offesa. Ha cercato di dimostrare in che cosa sono consistite le offese ricevute e da lui percepite come delle vere e proprie minacce. Se per esempio, l’avvocato Salvo Messina denunciava delle irregolarità relative alla realizzazione di un’opera pubblica o chiedeva un incontro al Dispenza, lui dall’alto della sua autorità lo faceva perseguire  penalmente dal locale commissariato. Con tanto di umiliante fermo di polizia e relativo rilevamento di impronte digitali e foto segnaletiche. Come se si trattasse di un volgarissimo delinquente. E per completare l’opera gli sparava contro una delle sue decine e decine di querele. Questi sono stati i metodi utilizzati dal Dispenza, nel corso della sua permanenza a Vittoria ed inutilmente  denunciati da più parti. Tanto, chi di dovere, finora non se l’è sentita di procedere contro queste prepotenze, perpetrate da chi sembrava essere in preda a dei veri e propri deliri di onnipotenza. Guai poi a parlare dei trascorsi del Dispenza, tutti quanti ben documentati, riguardanti i suoi rapporti e quelli dei suoi figli, con il falso paladino dell’antimafia Antonello Montante e con il capo della security di Confindustria, Diego Di Simone Perricone, entrambi condannati per associazione a delinquere, corruzione, spionaggio e quant’altro. Apriti cielo cosa non è stato capace di fare! Ha denunciato mezza Vittoria, sindaco ed assessori compresi. Tutti quanti dovevano stare zitti, altrimenti Dispenza si arrabbiava. E più si arrabbiava e più denunciava. E più denunciava, come ha avuto modo di sottolineare in udienza, e più si innalzava il livello della sua scorta. Si sentiva perseguitato da un intero paese, era ossessionato dai social network, vedeva mafia ovunque, soprattutto dove non c’era. Adesso fa avanti e dietro da Torino, dove risiede, per continuare ad inseguire i suoi fantasmi del passato, tenuti in vita a colpi di querele per lo meno eccessive, sia a livello quantitativo che qualitativo.