Concorsi scuola, la rivolta dei docenti contro i quiz: “Così non si seleziona il merito”

Sono partite le prove scritte del concorso ordinario scuola secondaria, mentre per l’infanzia e primaria si sono già svolte. Quello che emerge come novità rispetto al passato è l’impianto della prova scritta, i famosi quiz introdotti dal decreto sostegni bis a seguito della semplificazione voluta dal Ministro Brunetta.

E proprio sulle prove del concorso ordinario Orizzonte Scuola ha pubblicato diverse testimonianze di candidati che hanno già partecipato alla procedura. E i toni negativi sul modello previsto sono sulla stessa lunghezza d’onda.

Salvatore Merella, ci ha scritto, ad esempio: “Lunedì ho partecipato al concorso A022. Dopo mesi di studio alternato all’insegnamento a scuola mi trovo davanti ad un plotone di domande agguerrite! Sono uscito dalla classe affranto e sconfitto. Deluso e amareggiato da questa forma obsoleta di valutazione. Eppure siamo anni che lavoriamo nella scuola. Formiamo, educhiamo, fortifichiamo, incoraggiamo, valutiamo, partecipiamo a corsi e a una marea di altre incombenze burocratiche dettate dal sistema scolastico”. E ancora: “Il concorso a quiz non è un tiro al bersaglio, come ho sentito dire da qualcuno. Se hai fortuna fai centro! Non è così. Il sistema a quiz con tanto di brani di testo o altro non implicano la conoscenza e la bravura di essere veri docenti“.

Critica anche la lettrice Giovanna Greco: “ci ritroviamo lì dopo anni di studio per venire giudicati da una crocetta sbagliata. Ma forse un tempo la prova scritta non era il famoso tema d’italiano? E non penso che sia per colpa del covid ma bensì di uno stravolgimento dei canoni oggettivi di quella che dovrebbe essere la cultura umanistica. Che non è fatta di date a memoria di eventi irrilevanti o del ricordare a memoria pezzi di romanzi o poesie. La cultura è altro, non conoscere il PIL della Francia nell’anno 2015. Anche perché in classe non importa agli studenti questo“.

Anche per la lettrice Sabrina Parisi, il modello a crocette non va bene: “I colleghi che hanno svolto la prova nei turni precedenti mi riferiscono di altissime percentuali di bocciati. Ora, vorrei farmi alcune domande proprio sui bocciati: come mai tanti? Sono loro a essere ignoranti, oppure è il concorso che è strutturato male?

E ancora: “Se il concorso è strutturato male, a farsi due domande dovrebbe essere chi l’ha progettato. Ma, soprattutto, se c’è un bisogno fortissimo di insegnanti, in particolare al Nord, ha senso bocciare a tutta forza se poi gli stessi bocciati li ritroviamo in classe come supplenti, a tutto danno degli studenti?

A queste lettere pubblicate negli ultimi giorni si rincorrono i commenti anche sui social a proposito della questione concorsi ordinari a quiz. Il ritornello è sempre lo stesso: “Un concorso del genere, con i quiz, non seleziona il merito“, scrive una dei tantissimi utenti sui nostri social.

Dunque c’è grande rammarico per la modalità di svolgimento di tale concorso.

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sta ascoltando le varie voci politiche e sindacali che chiedono di eliminare tale modello per i concorsi, giudicato eccessivamente semplificato per selezionare nuovi insegnanti, magari giovani neolaureati. Si creerebbe così il paradosso, secondo le forze politiche e sindacali, di creare un sistema semplificato per i giovani senza esperienza mentre invece per i precari con anni di servizio alle spalle non si troverebbe la soluzione adeguatamente semplificata per valorizzare l’esperienza.

A puntare il dito sulla questione anche Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega: “Affondare il sistema scolastico non è difficile. Selezioniamo i docenti con concorsi e abilitazioni a crocette senza preoccuparci di attitudine, capacità, esperienza ed è fatta. Ma qualcuno ha fatto i conti senza l’oste…“, ha scritto il senatore in un recente intervento sui social.

Fra i vari critici del modello a quiz dei concorsi, c’è anche Francesco Sinopoli,segretario della FLC CGIL, che nel corso della video intervista su Orizzonte Scuola Tv ha spiegato: “Non crediamo che un concorso a quiz possa essere la soluzione. Non scherziamo“, dice il sindacalista e a proposito del reclutamento: “Serve un sistema di abilitazione, prima di tutto, fondato sulla formazione. L’idea di una riforma delle lauree la vedo complicata. Pensare a stabilizzare i precari e garantire una formazione iniziale adeguata ai bisogni della scuola“.

 

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