La Procura di Siracusa chiude le indagini: in 18 accusati di inquinamento ambientale (più 4 aziende)

A oltre due anni dai primi provvedimenti – e da una maggiore consapevolezza anche giudiziaria sul versante dei miasmi industriali – un altro tassello si aggiunge all’operazione “No Fly”. La Procura della Repubblica di Siracusa ha ufficialmente chiuso le indagini preliminari. Tutto iniziò nel febbraio del 2019 con il sequestro preventivo per Versalis, Sasol, Priolo Servizi e Ias (tutte citate per illeciti amministrativi) con la Procura di Siracusa che aveva iscritto nel registro degli indagati 19 persone tra i vertici delle società in questione, per la maggior parte all’interno dell’Industria acqua siracusana (Ias).

Tutti indagati a vario titolo dai magistrati titolari Fabio Scavone, Tommaso Pagano e Salvatore Grillo per inquinamento ambientale in concorso in quanto omettevano di adattare gli impianti alle prestazioni attendibili in base alle migliori tecniche disponibili e di attuare le misure necessarie per contenere le emissioni. In realtà rispetto all’avviso di garanzia non è cambiato nulla, ciò farebbe quindi presupporre che dopo due anni si sia voluto soltanto mettere un punto lasciando aperta la porta sull’altro filone di indagine (con un altro collegio di consulenti tecnici e un aspetto più sanitario che ambientale) oppure che la Procura abbia scelto di iniziare il processo avendo acquisito ogni informazione utile.

È stata accertata in questi anni la natura inquinante e molesta “sotto il profilo odorigeno”, delle immissioni aeree degli stabilimenti di Versalis di Priolo e Sasol spa di Augusta, e dei depuratori Tas di Priolo Servizi Scpa di Melilli e Ias Spa di Priolo Gargallo che erano stati sottoposti al sequestro. I tecnici avevano raccolto elementi che, si legge nel provvedimento “inducono a ritenere che la qualità dell’aria nel territorio interessato si sia fortemente degradata”, rilevando come “nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta e in parte Melilli si registra una qualità dell’aria nettamente inferiore a quella degli altri Comuni della provincia, avuto riguardo ai vari inquinanti presi in considerazione”.

Confermati quindi gli indagati, cui viene contestata l’aggravante di aver commesso il fatto nonostante la previsione dell’evento.

Paolo Zuccarini, direttore dello stabilimento Versalis di Priolo Gargallo, è indagato per la mancata coperture delle vasche di trattamento delle acque reflue oleose e per non aver eseguito manutenzione e sostituzione delle coperture dei serbatoi per lo stoccaggio e captazione dei vapori emessi nelle operazioni di carico e scarico di prodotti petroliferi. Per la Procura avrebbe quindi omesso di adattare gli impianti in base alle migliori tecniche disponibili e di contenere le emissioni non convogliate provenienti dallo stabilimento. In cooperazione con i gestori degli altri stabilimenti – Isab nord e sud, Esso, Versalis, Priolo Servizi e Ias – per l’accusa avrebbe contribuito a provocare concentrazioni significative di H2S (connotata dall’odore di marcio) e idrocarburi non metanici (puzza di benzina) superiori alla soglia olfattiva.

Stessa accusa in Sasol per Sergio Corso (da ottobre 2014 a novembre 2016), Salvatore Mesiti (da novembre 2016 fino a maggio 2017) e Guglielmo Arrabito (da maggio 2019) perché essendo in possesso dell’Autorizzazione integrata ambientale non ne osservavano le prescrizioni sui valori di emissione di sostanze inquinanti e sull’adozione di un sistema di monitoraggio in continuo omettendo di adattare gli impianti alle prestazioni attendibili in base alle migliori tecniche disponibili e di attuare le misure necessarie per contenere le emissioni. Nello specifico, i tre indagati avrebbero omesso di adoperarsi per contenere le emissioni di inquinanti e odorigene attraverso soluzioni impiantistiche quali la copertura delle vasche, la manutenzione delle coperture dei serbatoi per lo stoccaggio e per la captazione dei vapori emessi nelle operazioni di carico e scarico di prodotti petroliferi.

Per Priolo Servizi il presidente e amministratore delegato Giuseppe Lo Faso e il direttore tecnico Domenico Longhitano sono indagati perché la copertura delle vasche di trattamento delle acque reflue era parziale anche dopo l’approvazione dell’investimento relativo alla copertura della vasca Q101 da parte del Cda e omettevano di adoperarsi per la copertura di quelle ancora del tutto scoperte. Anche in questo caso nessuna soluzione idonea a contenere la generazione di emissioni diffuse di inquinanti anche se in percentuale meno importante rispetto ai gestori degli impianti di raffineria.

Per Ias il direttore tecnico all’epoca dei fatti contestati, Donato Infantino e il vice Michele Gerone, i presidenti del Cda Maria Rosaria Battiato (dal 2013 al 2016) e Maria Grazia Elena Brandara (da novembre 2016) e ai consiglieri di amministrazione Pietro Romano, Luigi Scalisi, Fabrizio Siracusano, Giancarlo Metastasio, Salvatore Pasqualetto, Sebastiano Bongiovanni, Maria Laura Galvano e Salvatore Magro. I tecnici perché l’impianto di captazione degli odori progettato prima del 1990, nonostante il collaudo tra il 2004 e il 2007, non è mai entrato in funzione emettendo così nell’aria sostanze inquinanti. Il Cda invece è chiamato in causa perché nonostante l’inerzia dei due nel risolvere la problematica continuavano a mantenere loro la delega “plenipotenziaria” per la gestione impiantistica ed economico amministrativa in materia di rispetto delle normative e autorizzazioni ambientali senza vigilare sull’operato, ben consapevoli delle modalità di gestione dell’impianto e delle carenze riscontrate. Le indagini preliminari sono quindi concluse e solo adesso l’intera documentazione potrà essere visionata dalle parti, che possono produrre memorie e documentazioni.

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