L’avvocato Panebianco minaccia pesanti denunce se entro 7 giorni non gli approvano il nuovo impianto per i rifiuti di Montallegro. Anche la locale Proloco è stata presa di mira dalla Catanzaro Costruzioni s.r.l.
Il mega impianto per il trattamento dell’umido di Montallegro si deve fare a tutti i costi e le relative autorizzazioni devono essere rilasciate entro sette giorni. Altrimenti saranno chiamati a rispondere di gravi responsabilità penali e patrimoniali quei funzionari della Regione Siciliana che si stanno occupando delle solite controverse e per niente cristalline procedure burocratiche. A lanciare questo perentorio ultimatum è l’avvocato Giuseppe Panebianco, l’amministratore delegato della società che ha presentato il progetto, la Catanzaro Costruzioni s.r.l. .
Poco importa se, qualche settimana fa, il Genio Civile di Agrigento ha appurato che si tratta di un progetto che prevede la creazione di un impianto che dista duemila e cinquecento metri dal centro abitato, mentre la legge prevede che si deve osservare una distanza minima di oltre tremila metri.
Grazie ad un banalissimo accertamento si è scoperto infatti che, la ditta Catanzaro, si era rifatta ad una vecchia perimetrazione del paese di Montallegro, risalente al 1960, in modo tale da dimostrare che era tutto a posto. Avevano prodotto, sbagliando, delle cartografie di 60 anni fa che nulla avevano a che vedere con la situazione attuale, peraltro cristallizzata attraverso una recente perimetrazione contenuta in degli atti ufficiali.
Non sappiamo se è il caso di dire che hanno prodotto carte false, quando hanno fatto scomparire, sulla carta, centinaia di abitazioni che si trovano ad una distanza di gran lunga inferiore ai tremila metri, previsti dalla legge che, loro stessi avevano peraltro richiamato nelle istanze che hanno presentato.
A presentare il ricorso contro la realizzazione di questa ulteriore discarica, è stata la locale Proloco, supportata dall’attuale sindaco, Giovanni Cirillo, dall’intera Amministrazione e dal Consiglio Comunale. Quest’altro impianto si andrebbe ad aggiungere, creando ulteriori problemi ambientali, a quelli preesistenti, ricadenti in una vasta area, già abbastanza inquinata, dell’ampiezza di 54 ettari.
Oltre che di questa ultima lettera, per così dire ‘minatoria’, con cui si minaccia di farla pagare a tutti quanti, sia a livello penale che patrimoniale, per la verità ci sarebbe da parlare di un’altra lettera. Un altro avvocato dei Catanzaro ha infatti chiesto, ai responsabili regionali delle Proloco siciliane, tutti i nominativi degli iscritti alla Proloco di Montallegro, per avviare nei loro confronti eventuali azioni legali. In altri termini si sta tentando di fare del terrorismo giudiziario per indurre, non solo i funzionari regionali, ma anche gli iscritti della locale Proloco, a desistere da ogni legittima azione di contrasto, riguardante l’ennesima inquinante iniziativa imprenditoriale dei fratelli di Siculiana.
Nessuno vuole alimentare la solita cultura del sospetto, specie quando si ha a che fare con le attività dei Catanzaro, la cui linearità, è già al vaglio di due Procure e di due tribunali della Repubblica, ad Agrigento ed a Caltanissetta. Però riteniamo, a questo punto, che qualche riflessione vada fatta. Non è nostro costume puntare il dito contro nessuno, come era solito fare uno dei tre fratelli Catanzaro di Siculiana che, in passato, ha rivestito ruoli di primo piano dentro e fuori Confindustria, facendo leva su una devastante cultura giustizialista che non ci appartiene. Ci riferiamo a Giuseppe Catanzaro, delfino e successore di Antonello Montante, peraltro sotto processo a Caltanissetta, per associazione a delinquere e corruzione, perchè ritenuto una pedina fondamentale del cosiddetto ‘Sistema Montante’, proprio per dei reati correlati alla gestione della mega discarica di famiglia, ricadente nei martoriati territori di Montallegro e Siculiana.
E neanche ce la sentiamo di mettere in discussione la figura del loro attuale amministratore delegato, l’avvocato Panebianco, attualmente sotto processo a Gela per reati ambientali ed amministrativi e che, nonostante tutto, minaccia i funzionari della Regione di fargliela pagare a caro prezzo, se non si sbrigano ad autorizzare l’ultima trovata imprenditoriale della famiglia Catanzaro, ossia il cosiddetto FORD.
Anche se verrebbe da dire: da quale pulpito viene la predica!