“Montante: non è stata antimafia di facciata”

Dopo la requisitoria della Procura generale di Caltanissetta, iniziate le arringhe della difesa di Antonello Montante. L’intervento dell’avvocato Carlo Taormina.

Al processo in abbreviato di secondo grado sul cosiddetto “Sistema Montante”, lo scorso 15 gennaio il sostituto procuratore generale, Giuseppe Lombardo, ha chiesto alla Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Andreina Occhipinti, la riduzione della condanna a carico di Antonello Montante da 14 anni di reclusione, che gli sono stati inflitti in primo grado dal giudice Graziella Luparello, a 11 anni e 4 mesi. Ebbene, adesso sono in corso le arringhe della difesa dell’ex presidente di ConfIndustira Sicilia. In aula è intervenuto l’avvocato Carlo Taormina, che, tra l’altro, ha affermato: “Antonello Montante, l’ex potente presidente degli industriali siciliani, non ha mai fatto antimafia di facciata, ma per 12 anni è stato a capo di una cordata di imprenditori che ha contrastato le infiltrazioni mafiose nell’imprenditoria”. E poi, in riferimento al processo, l’avvocato Taormina ha aggiunto: “Questo non è un processo come gli altri. E’ un processo nel quale si giudica un pezzo di storia importante del nostro vivere associato. E’ un processo pieno di insinuazioni su cui bisogna fare chiarezza. Noi dobbiamo dare una risposta non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche all’opinione pubblica, che è stata scossa da questa vicenda che ha riguardato una personalità che certamente aveva intuito e compreso quello che si doveva fare per andare alla radice del problema e contrastare la criminalità organizzata. C’è una storia, quella di Montante, che si è ritenuto di imbrattare o presentare in maniera diversa da come si era recepito”. E poi, riferendosi ai due testimoni chiave dell’inchiesta, l’ex assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, e l’ex Presidente dell’Irsap, Alfonso Cicero, che è anche parte civile, Taormina ha proseguito così: “Bisogna fare chiarezza intorno a tutti i ‘contributi’ (tra virgolette) che si dice siano pervenuti dalle dichiarazioni di due personaggi: parlo di Alfonso Cicero e Marco Venturi. Vogliamo capire cosa ci sia dietro quelle dichiarazioni e se esse avessero la potenzialità ad essere trasformate in un atto di accusa. Questo è il tema centrale del processo. Noi siamo immersi da una serie incredibile di dati e propalazioni, gossip quasi giudiziari, 1700 pagine in primo grado. Dobbiamo capire se sono cose vere o non vere, ma prima di tutto se siano cose utili, ovvero situazioni riconducibili a una fattispecie penale. E vogliamo capire cosa in realtà sia sottostante a quelle dichiarazioni cercando di raschiare il fondo. Il nostro obiettivo è quello di restituire ad Antonello Montante quello che gli è stato tolto. Abbiamo bisogno di capire in maniera asettica quale sia il ruolo svolto da Montante di contrasto alla criminalità organizzata, quale sia stato il suo operato, quale sia stata la ragione di fondo per la quale Montante si è messo in testa di mettersi a capo di questa cordata diretta a contrastare le infiltrazioni mafiose nell’imprenditoria. Questo a Caltanissetta è il Palazzo di giustizia che ha affossato Montante e da cui Montante deve risorgere” – ha concluso l’avvocato Carlo Taormina.

 

fonte teleacras angelo ruoppolo