Il caso delle ingiustizie subite a Vittoria dall’avvocato Salvo Messina approda in Commissione Nazionale Antimafia. Ieri il Messina ha dovuto riconsegnare al pm di Ragusa Fornasier una nuova copia delle sue denunce, che si erano perse…

Ieri l’avvocato di Vittoria, Salvo Messina, ha consegnato al pubblico ministero di Ragusa, Santo Fornasier, un dvd contenente una serie di articoli e documenti relativi a delle vessazioni subite qualche anno fa.

La vicenda in questione riguarda un fermo di polizia a cui è stato sottoposto il Messina, in maniera brutale, con tanto di foto segnaletiche e di prelievo delle impronte digitali, mentre stava esercitando la sua attività forense. A segnalarlo al commissariato di polizia di Vittoria fu allora il prefetto in pensione Filippo Dispenza, all’epoca dei fatti capo di una terna di commissari al Comune di Vittoria, chiamato a ricoprire tale incarico dal Ministero dell’Interno, dopo un discutibile scioglimento per mafia. Quel memorabile, oltre che infame, trattamento poliziesco, riservato al Messina, era soltanto uno dei tanti particolari pegni che,  molti cittadini di Vittoria, sono stati costretti a pagare, nel corso di 39 mesi di commissariamento. A causa di quella lunga e, per certi versi, illegittima sospensione della democrazia, a Vittoria sembrava di essere ripiombati in piena era fascista, ai tempi del famigerato prefetto Mori, mandato in Sicilia per debellare la mafia col risultato che i veri mafiosi, allora, scapparono tutti quanti all’estero. Com’è noto fecero ritorno nel 1943, quando favorirono lo sbarco degli Americani che, quale segno di gratitudine, da quel momento li fecero diventare i veri ed indiscussi padroni della Sicilia. E, da allora ad oggi, riteniamo che la situazione per certi versi è rimasta tale e quale. Mussolini ieri ed i vari ministri dell’Interno oggi che Gaetano Salvemini non avrebbe esitato un attimo a definirli ministri della malavita, continuano a trescare con amici e compari dei vari mafiosi di turno, non ultimo l’ex numero due di Confindustria Nazionale, Antonello Montante. Ci riferiamo a quel Montante, compare del capomafia Vincenzo Arnone, che è stato un ottimo amico anche di quel commissario di Vittoria che, non solo ha segnalato quale persona pericolosa l’avvocato Messina, al locale commissariato di polizia, ma lo ha anche querelato per diffamazione.

Ma le stranezze non finiscono qui.

Il processo per diffamazione a carico del Messina è iniziato, mentre il materiale probatorio allegato all’esposto presentato dall’avvocato Messina, relativo alle presunte violenze ‘poliziesche’ da lui subite, non appena ha denunciato, anche pubblicamente, alcune altrettanto presunte illegalità commesse presso il Comune di Vittoria, ai tempi del Dispenza, era addirittura sparito.

Così, ieri pomeriggio, il Messina si è dovuto recare nuovamente in Procura, dopo essere stato più volte contattato da Santo Fornasier, il pubblico ministero che si sta occupando delle sue denunce e che gli aveva comunicato che il primo dvd, contenente le prove documentali relative alle vessazioni  da lui subite, non si trovava più.

E, proprio mentre gli stava consegnando una seconda copia del dvd, l’avvocato Messina riceveva una telefonata del Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, Nicola Morra che, molto probabilmente, era stato informato di questa incresciosa vicenda e di certe corsie preferenziali riguardo a taluni procedimenti penali, in quel di Ragusa.

Il pm Fornasier a quel punto invitava il Messina a discutere della situazione, anche in presenza del Procuratore Fabio D’Anna che, in altre occasioni, aveva mostrato, anche pubblicamente, la sua vicinanza nei confronti dell’ex commissario di Vittoria, Filippo Dispenza. E ciò è avvenuto, in modo particolare, nel corso di una pubblica udienza, di uno dei tanti pretestuosi processi per diffamazione che si stanno celebrando presso il Tribunale di Ragusa, proprio a seguito delle querele del Dispenza. Si tratta peraltro di procedimenti penali le cui spese legali, non sappiamo quanto legittimamente, gravano sul Comune di Vittoria.

Ma il Messina, visibilmente amareggiato per quanto gli sta accadendo, consegnava una nuova copia del dvd al Fornasier, lo salutava e se ne andava.

Ricordiamo inoltre che l’ex prefetto Dispenza, il 6 aprile scorso, ha chiesto ed ottenuto di essere sentito dalla Commissione Nazionale Antimafia per comunicare, tra l’altro, che si sente ancora perseguitato dalle decine di persone di Vittoria che ha querelato e, tra queste, naturalmente,  l’avvocato Messina. Della serie ‘cornuto e mazziato!’  Il Messina infatti, oltre ad essere stato trattato alla stregua di un incallito delinquente, deve continuare a subire pure l’onta di essere persino additato, in maniera oltre che pretestuosa, anche calunniosa, quale persona che ostacola il ripristino della legalità e la lotta controla mafia. Si tratta, evidentemente,  di accuse gratuite e farlocche che, sempre il Dispenza, ha rivolto, in tutte le sedi giudiziarie ed istituzionali, anche ad altre decine di integerrime persone quali il giornalista Angelo Di Natale, l’attuale sindaco di Vittoria Francesco Aiello, un suo assessore, Cesare Campailla ed il funzionario pubblico Fabio Ferreri. Tutti quanti, assieme al Messina, sono stati denunciati anche presso la Procura Distrettuale Antimafia di Catania, oltre che in Commissione Nazionale Antimafia, perché ritenuti dei soggetti pericolosi che hanno attentato alla sicurezza ed alla tranquillità mentale del Dispenza. E, proprio grazie a queste sue denunce, più o meno strumentali, che è stato elevato il livello della sua scorta.

Il tutto sembrerebbe ridicolo se non facesse parte del solito copione. Se non rientrasse cioè,  all’interno del solito contesto, della solita ‘antimafia di facciata’ che, in Sicilia, ha già causato tanti, troppi, ingiustificati ed ingiustificabili guai e guasti economici, sociali, politici e giudiziari.

Ecco perché dell’intera vicenda, del caso-Dispenza, necessariamente, adesso se ne dovrà rioccupare la Commissione Nazionale Antimafia. Soprattutto alla luce del fatto che il 6 aprile scorso chi presiedeva la seduta relativa all’audizione del Dispenza, uno dei tanti ex amici del famigerato Montante, il noto compare del capomafia Vincenzo Arnone, era anche lui amico del falso paladino dell’antimafia. E, per come hanno fin qui combattuto la mafia taluni soggetti a caccia di incarichi, promozioni, posti di lavoro per familiari ed amici e di scorte del tutto ingiustificate, ci sarà tanto ancora da dire e tanto su cui riflettere.