
Erano gli anni â60 ed, al Villaggio Moseâ, esistevano solo delle casette popolari, quali alloggi per i minatori. Le miniere erano state dismesse ed ivi vivevano uno sparuto numero di famiglie di minatori. Dâestate la mia famiglia, di tanto in tanto era ospite in una casetta di un ex minatore che non vi abitava. Del breve soggiorno durante lâestate di qualche anno fa, mi sono rimasti impressi nella mente lâodore del fieno, lâodore del latte munto dinanzi la porta e un piccolo pollaio con âquattro gallineâ ed un gallo, che una vicina di casa, a piano terra, allevava per nutrirsi di uova fresche e che, di tanto in tanto, tirava il collo e spennava una gallina per fare del buon brodo. Un particolare fu colto da mio padre: âil gallo, tutte le mattine, non cantavaâ⌠ci mancava il canto del gallo. Un gallo muto, silenzioso. Si sentivano i coccodĂŠ delle galline, ma in quanto al gallo, esso era muto!
Un giorno, un amico chiese a Lillineddu, il marito della vicina di casa: âma stu gaddu nun canta?â. E Lillineddu, gli rispose : âstu gaddu, lâaddivavu, e nun canta!â âŚÂ Ă come lâonorevole Parlavicino, ca è un tragediaturi di prima categoria, ca piaciri nunni faâ, nun canta missa, a tutti cugliunia. Iu gli haju tagghiari i cugghiuna, lâaddevu pi Natali e mi lu manciu pi capuniâŚâ
Ă cosĂŹ fuâ. Per natale il gallo finĂ a brodu di cappuni.
Nun cantava prima e nun cantava doppu.
Firmato
Gaddinaru Ruspanti Kapitanosky