Inchiesta Waterloo-Girgenti Acque: fissata per il 24 giugno la prossima udienza. Hanno annunciato la loro costituzione di parte civile l’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, la curatela fallimentare di Girgenti Acque e l’associazione ‘A testa alta’

Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, a causa di alcuni difetti di notifica, ha rinviato al 24 giugno la prossima udienza, in cui si deciderà l’eventuale rinvio a giudizio di 46 degli oltre 80 soggetti indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata ‘Waterloo‘, che riguarda la società di gestione del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, Girgenti Acque.

In aula erano presenti gli avvocati dei 46 indagati ed anche l’ex prefetto di Agrigento Nicola Diomede, coinvolto per avere commesso dei presunti reati di abuso d’ufficio e di concorso esterno in associazione a delinquere, relativamente al rilascio di una certificazione antimafia. A sostenere l’accusa c’era l’attuale  Procuratore della Repubblica reggente Salvatore Vella. Sono state chiamate a costituirsi le parti offese e tra queste il Comune di Agrigento, l’Agenzia delle Entrate ed il Ministero dell’Ambiente i cui rappresentanti legali erano assenti.

Hanno invece annunciato la loro costituzione di parte civile la curatela fallimentare di Girgenti Acque, l’associazione ‘A testa Alta‘ e Salvatore Petrotto, ex sindaco di Racalmuto, difeso dall’avvocato Ignazio Valenza. Il Petrotto ha dovuto subire persino dei procedimenti penali, nell’ambito dei quali è stato assolto con formula piena. Processi scaturiti da denunce calunniose nei suoi confronti, per fermare la sua azione di ripristino della legalità sia quando era sindaco, sia da uomo politico e giornalista. Quelle di Petrotto sono una lunga serie di denunce pubbliche, presentate anche in tutte le sedi penali, civili e parlamentari, nonché presso le Autority nazionali, presso i Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. In tali denunce, con documenti e prove alla mano, sin dal 2008, l’ex sindaco di Racalmuto metteva in evidenza che Girgenti Acque, sin dalla sua costituzione, era una società dedita alla truffa sistematica ai danni di tutti gli utenti del servizio idrico agrigentino. Una società dedita ad un indiscriminato e devastante inquinamento ambientale.

Vedremo se nel corso della prossima udienza, che si terrà come detto il 24 giugno prossimo,  nuovamente nella stessa aula, intitolata al Giudice Rosario Livatino, si presenteranno gli enti pubblici chiamati in causa, come parti offese, per difendere gli interessi delle centinaia di migliaia di cittadini danneggiati da Girgenti Acque.

Intanto irrompono nel processo alcune rivelazioni che, per la verità, erano già contenute negli atti dell’inchiesta.

Ci riferiamo alle spontanee dichiarazioni rese alla Procura di Agrigento, di cui si ha avuto notizia ieri, dell’ormai ex responsabile dell’ufficio legale di Girgenti Acque che prende le distanze dal patron della Società, Marco Campione, rinunciando al mandato di difenderlo.

Ci riferiamo ad un incontro con un suo collega,  di cui lui parla, a proposito della sistemazione della vicenda relativa all’illegittimo rilascio della certificazione antimafia, nel giugno del 2015, da parte dell’allora prefetto Nicola Diomede.

Il contatto sospetto fra il prefetto e Campione

Omar Giampaolo Mohamed Ahmed, questo il nome e cognome dell’ex capo dell’ufficio legale di Girgenti Acque, rivela che un suo collega avvocato, in un primo momento indagato e intercettato, gli chiese un incontro con Campione. L’ipotesi, almeno inziale, è che la richiesta arrivasse dall’allora prefetto Nicola Diomede che, in sostanza, avrebbe volutamente salvato Girgenti Acque omettendo, in maniera illecita, di adottare l’interdittiva antimafia. “Non parlarono in mia presenza e non seppi mai il contenuto del colloquio fra il collega e Campione”. Lo stesso non mi metteva al corrente di certe dinamiche che ho appreso poi.

Il 22 marzo scorso l’avv. Mohamed Ahmed, riguardo ai contenuti dell’incontro di giugno del 2015 con Scozzari e Marco Campione, in estrema sintesi, questo è quanto riferisce in Procura:

Queste erano state, invece, le precedenti conclusioni degli organi inquirenti, a proposito dei colloqui telefonici e dell’incontro in presenza con Marco Campione chiestogli dall’avv. Giuseppe Scozzari, già consigliere d’amministrazione di Girgenti Acque ed a cui ha fatto riferimento, in Procura,  l’ex avvocato di Campione:

E’ evidente che a fondamento della richiesta di SCOZZARI Giuseppe di incontrare CAMPIONE
Marco vi fosse il rilascio della Certificazione antimafia da parte della Prefettura di Agrigento, ritenuta “a rischio”, anche in relazione al contenuto del citato articolo del 22/02/2015 de “La Repubblica” a firma della giornalista Alessandra ZINNITI

SCOZZARI il 29/05/2015 parlando a telefono con CAMPIONE affermava in sostanza:
• di avere incontrato “un alto vertice”, con il quale ha avuto un lungo colloquio;
• che doveva porre una “serie di questioni” a CAMPIONE;
• che insieme a CAMPIONE dovevano “capire un percorso”;
• che il problema era “lo Stato”;
SCOZZARI, in sostanza, metteva al corrente CAMPIONE che, dopo il colloquio con un “alto
vertice”, aveva compreso che vi era un problema nel rilascio della Certificazione Antimafia liberatoria a favore GIRGENTI ACQUE S.p.a. e che il problema era in qualche articolazione dello “Stato”.
È evidente che SCOZZARI era venuto a conoscenza di quello che in quel momento era un problema nel procedimento di rilascio dell’informativa antimafia a GIRGENTI ACQUE: lo “Stato” altro non era che il parere unanime negativo espresso da tutte le Forze dell’Ordine della provincia di Agrigento per il rilascio della certificazione liberatoria.
L’unico “alto vertice” favorevole al rilascio della certificazione antimafia era, è utile ribadirlo, il solo prefetto DIOMEDE Nicola.
L’ “alto vertice” indicato dall’avvocato SCOZZARI Giuseppe nella conversazione di cui al prg.
49343857, sopra richiamato, non può che identificarsi nella persona del Prefetto di Agrigento dott. DIOMEDE Nicola.