Sanzioni, abbiamo un problema …

Nicola Morra Presidente della Commissione Nazionale Antimafia. – Italia, Italia, paese incredibile.

L’import italiano di petrolio dalla Russia, contro cui, insieme alla UE, applichiamo le famose “sanzioni” “per fare cessare prima la guerra”, sarebbe addirittura quadruplicato rispetto a febbraio.

A sostenerlo è il Financial Times, che evidenzia come questo andamento delle importazioni sia in controtendenza rispetto agli sforzi dell’Unione Europea tesi a ridurre la dipendenza energetica da Mosca. Per capirci, con l’attenzione concentrata sul gas di Putin, cerchiamo di comprare di meno gas russo, ma non disdegniamo il petrolio, forse convinti di non essere notati…

A maggio, l’Italia ha importato 450 mila barili al giorno di greggio dalla Russia, quattro volte il quantitativo importato a febbraio, quando è iniziata la guerra in Ucraina. Si tratta del dato più alto dal 2013. Stando al quotidiano della City, l’Italia è destinata a superare i Paesi Bassi come principale hub di importazione nell’Unione Europea di greggio russo via mare. Circa due terzi di questo flusso arrivano nel porto di Augusta, in Sicilia, situato vicino alla raffineria Isab, di proprietà della società russa Lukoil, recentemente oggetto di attenzione da parte di tanti, perché, anch’essa di proprietà di oligarchi amici di Putin, rischierebbe provvedimenti sanzionatori gravissimi.

Nonostante però ad ora Lukoil non sia colpita da sanzioni, il flusso di finanziamenti dagli istituti di credito dell’UE s’è fermato, spingendo la raffineria – che tratta fino al 22% del greggio in Italia – a fare totale affidamento sulle risorse in arrivo da Mosca. «Prima delle sanzioni solo il 30% del greggio dell’Isab era russo, ora lo è il 100% perché le banche italiane hanno bloccato le linee di credito della raffineria e Lukoil è diventata l’unico fornitore», spiega Alessandro Tripoli, segretario generale del sindacato Femca Cisl per Siracusa e Ragusa.

Secondo il Financial Times, il flusso di greggio russo è aumentato anche nel porto di Trieste, collegato a due raffinerie in Germania partecipate dalla russa Rosneft.

Arlecchino servitore di due padroni rimane sempre un modello.