Processo ‘Waterloo-Girgenti Acque’: l’acqua nell’Agrigentino era gestita, all’ombra dei poteri deviati, da mafia e camorra. Invito a costituirsi parte civile rivolto alle parti offese: Arma dei Carabinieri, Ministero dell’Ambiente, Prefettura, Agenzia delle Entrate, Soprintendenza e Comune di Agrigento
Slitta per la seconda volta, al 21 luglio prossimo, per un difetto di notifica, l’udienza preliminare del processo ‘Waterloo’, che si terrà davanti al magistrato Micaela Raimondo. Ci riferiamo ad un procedimento penale che riguarda 46 soggetti, alcuni dei quali facenti parte della presunta associazione a delinquere capeggiata da Marco Campione, ex azionista di maggioranza e legale rappresentante di Girgenti Acque, la società di gestione del servizio idrico integrato in 27 comuni della provincia di Agrigento.
Della vicenda Girgenti Acque inizialmente se ne era occupata la Procura Distrettuale Antimafia di Palermo. Alla luce degli ultimi sviluppi riteniamo che, riguardo agli eventuali condizionamenti mafiosi, originariamente ipotizzati intorno al 2014, l’intera situazione debba essere riesaminata. Ci riferiamo, ad esempio, alle interdittive antimafia a carico di Girgenti Acque e di un’altra società ad essa collegata, denominata Idortecne, risalenti al 2018, del prefetto Dario Caputo, in cui si fa esplicito riferimento alla presenza nella compagine societaria di Girgenti Acque, di due società campane riconducibili al clan dei Casalesi. In altri termini, sino al 2018, a gestire le risorse idriche, e tutti quanti gli impianti idropotabili, nell’Agrigentino, erano dei soggetti legati ai fratelli Michele e Pasquale Zagaria, di Casal di Principe, due dei più famigerati capi della camorra.
È ipotizzabile inoltre che le reti di distribuzione dell’acqua, ed ovviamente anche i relativi canali di finanziamento, erano gestiti, per così dire a mezzadria, tra camorra e mafia siciliana, lungo l’asse Trapani-Agrigento-Catania. Non sappiamo se ci sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi che vanno in questa direzione considerato che, Girgenti Acque, ha operato, dal 2012 al 2015, senza certificazione antimafia. Mentre sul finire del 2015, l’allora prefetto Nicola Diomede rilasciava, col parere contrario dei vertici delle Forze dell’Ordine agrigentine, una certificazione antimafia che gli costava la rimozione da prefetto ed adesso una richiesta di rinvio a giudizio. Il tutto avveniva dopo che, il Dott. Attilio Brucato, attuale dirigente dell’AISI, ossia il servizio segreto civile, già capo della Squadra Mobile di Agrigento, interrogato dai magistrati, non aveva difficoltà a confermare che si era incontrato, tra il 2010 ed il 2014, con Marco Campione, presidente e deus ex machina di Girgenti Acque, mentre era, probabilmente, sotto inchiesta per mafia. A quell’incontro era presente un consulente di Girgenti Acque, nonché comune amico di Campione e di Brucato, l’allora sindaco di Pantelleria Salvatore Gabriele, per il quale è stato chiesto, sempre a seguito dell’inchiesta ‘Waterloo’, il rinvio a giudizio. Lo scopo di quell’incontro era quello di rassicurare il Campione, vecchia conoscenza del Brucato, riguardo alle sue preoccupazioni causate dall’inchiesta per mafia che lo riguardava. In quell’occasione veniva anche suggerito di assumere un direttore tecnico, per coordinare l’intera attività di Girgenti Acque, ossia il Dott. Domenico Ponzo, proveniente da Salemi. Anche per il Ponzo è stato adesso chiesto il rinvio a giudizio. Ma non era solo il Brucato ad incontrare il Campione. Anche un suo vecchio collaboratore, l’ispettore di Polizia Vincenzo Martorelli, nel 2015, si adoperava per attingere informazioni riservate riguardanti sempre l’inchiesta per mafia a carico di Campione. Anche il rapporto tra Campione e Martorelli era molto stretto. Spesso si incontravano al bar e, tra un caffè e l’altro, alla fine, siamo nel 2013, il Campione finì con l’assumere a tempo indeterminato la figlia del Martorelli dentro Girgenti Acque.
Tutto quello che fin qui vi abbiamo raccontato, e tanto altro ancora, lo potete tranquillamente leggere nelle 1500 pagine relative all’inchiesta ‘Waterloo’.
Nell’avviso di fissazione dell’udienza, relativa alla richiesta di rinvio a giudizio di 46 soggetti, spiccano dei personaggi eccellenti, primo fra tutti l’attuale presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè. Il Miccichè avrebbe ricevuto dei contributi illeciti, da parte di Marco Campione, forse in cambio, anche e non solo, della promessa di un’eventuale sua candidatura, sua di Campione cioè, alle elezioni del 2018, per il Parlamento Nazionale. Poi di quella candidatura non se fece più niente perché il Campione venne prima indagato e poi arrestato. Quei soldi erogati al Miccichè, per la cronaca, erano i soldi delle salatissime bollette pagate dagli utenti del servizio idrico, tartassati con importi e tariffe che erano almeno oltre triplo della media nazionale. Tanto a vigilare sulla ‘esatta’ determinazione di tali tariffe c’era il professore Giovanni Pitruzzella, allora Presidente dell’Antitrust ed oggi avvocato presso la Corte di Giustizia Europea. Anche per il Pitruzzella è stato chiesto il rinvio a giudizio. Il Campione pare che mentre lui era affaccendato a determinare proprio quelle maledette tariffe, gli avrebbe liquidato delle discrete parcelle professionali.
Sempre attenendoci alle carte processuali, e sempre ligi alla dovuta continenza, necessaria soprattutto quando si parla di mafia dei colletti bianchi, ci piace adesso riportare l’elenco delle parti offese nell’ambito del processo che, notifiche permettendo, dovrebbe iniziare il prossimo 21 luglio:
Alcune di queste parti offese si sono costituite parte civile, quali la Curatela Fallimentare; altre si sono aggiunte, quali l’ATI idrico, l’AICA, ossia la nuova società di gestione del servizio idrico agrigentino, costituita dopo il sequestro giudiziario di Girgenti Acque. Ed ancora, il Comune di Sciacca, l’associazione ‘A testa alta’ e l’ex sindaco di Racalmuto Salvatore Petrotto.
Quest’ultimo è uno storico rivale di Girgenti Acque. Ha chiesto di costituirsi parte civile nei confronti degli imputati ai quali vengono contestati l’associazione a delinquere, in quanto è stato ripetutamente oggetto di ritorsioni, per avere denunciato negli anni scorsi il ‘sistema-Girgenti Acque’. Fra le altre cose, tale richiesta di costituzione scaturisce anche dal fatto che il Petrotto è stato ingiustamente accusato, addirittura di concussione, dall’ex ammistratore delegato di Girgenti Acque, Giuseppe Giuffrida che tentò, di concerto con qualche poliziotto infedele, di incastrarlo attraverso delle provocatorie offerte corruttive, debitamente intercettate, che venivano da lui sistematicamente avanzate, al fine di farlo arrestare in flagranza di reato. I suoi numerosi tentativi di corruzione furono allora fermamente respinti dal Petrotto che poi, nel corso di un lungo processo, durato sei anni, ha dimostrato, come emerge dalla sentenza di definitiva assoluzione, che tali calunniosi tentativi erano semplicemente un modo sporco e balordo, di sbarazzarsi dell’unico sindaco che allora si opponeva all’odierna associazione a delinquere, attualmente sotto processo. Di seguito si riporta il dispositivo della sentenza definitiva, risalente al 2016, allorquando fu messo un punto fermo ad una vicenda che vedeva contrapposto, a partire dal 2008, il Petrotto all’allora amministratore delegato di Girgenti Acque, il pregiudicato Giuseppe Giuffrida che, ironia della sorte, adesso è anche uno dei principali imputati del processo ‘Waterloo’. Quel tentativo del Giuffrida, che nel 2015 ha tra l’altro patteggiato una pena ad un anno e sei mesi per peculato era, lo ribadiamo, quello di stoppare, con una serie di denunce calunniose, le iniziative amministrative e giudiziarie, intraprese allora dal Petrotto, nella sua qualità di sindaco di Racalmuto. Iniziative e prese di posizione pubbliche, tendenti a dimostrare che, sin dal suo nascere, Girgenti Acque era una società costituita per truffare gli utenti del servizio idrico integrato e per inquinare tutto quanto, comprese le Istituzioni.
Registriamo purtroppo che le altre parti offese, individuate dalla Procura della Repubblica di Agrigento, ad oggi non si sono ancora costituite parte civile. Malgrado questo non sia, tra l’altro, l’unico processo in corso che riguarda l’illegale gestione del servizio idrico, fognario e degli impianti di depurazione, da parte di Girgenti Acque. Ci riferiamo, in modo particolare, ad esempio, al Comune di Agrigento, all’Agenzia delle Entrate, alla Soprintendenza ai Beni Culturali, alla Prefettura di Agrigento, al Ministero dell’Ambiente ed all’Arma dei Carabinieri.
È forse il caso che, prima della prossima udienza del 21 luglio, per lo meno questi enti pubblici, si costituiscano parte civile, per difendere gli interessi dei cittadini e l’onore delle Istituzioni che essi rappresentano.