Elezioni politiche, Letta azzeri tutto e, prima che il suicidio sia compiuto, faccia una sola cosa semplice: niente veti nè condizioni da nessuno a nessuno, patto costituzionale e, in parlamento, alleanza di governo sulla scelta degli elettori

C’è una sola possibilità che il centrosinistra vinca le elezioni conquistando la maggioranza parlamentare: almeno 201 deputati e almeno 101 senatori.

L’ho ampiamente argomentata diversi giorni fa, prima che venisse annunciata l’intesa Pd-Azione+Eu (articolo leggibile qui), ma a questo punto, prima che sia troppo tardi e prima di dovere prendere atto che ‘il tempo è scaduto’, è bene rilanciarla e ribadirla nei punti essenziali.

Questa possibilità è una e una sola: senza di essa, non solo il risultato possibile sarebbe di gran lunga inferiore, ma quello della coalizione di destra capeggiata da Giorgia Meloni (FdI-Lega-Fi-Udc e altri) sarebbe schiacciante e, in seggi parlamentari, andrebbe certamente oltre il 60 per cento. E ciò sia che nel centrosinistra ogni partito andasse da solo e in questo caso la destra potrebbe superare i 2/3 dei seggi, sia che nascesse una mini alleanza Pd-Azione-Verdi-Si e in questo caso la destra potrebbe non superare il 60% ma sarebbe ben al di sopra del 50 e probabilmente del 55%.

Ecco la possibilità, l’unica.

Letta, in quanto leader del maggiore partito del cosiddetto centrosinistra, azzeri tutto e ricominci da capo, senza perdere tempo e senza necessità di discutere con alcuno. Semplicemente lanci un appello-invito a tutti, uguale per tutti, trasparente e paritario, all’insegna di una regola chiara, l’unica e la sola vincolante. La seguente.

Qualunque partito o movimento che non si riconosca nella coalizione di destra, ed anzi ritenga giusto e necessario contrapporle una diversa proposta politica e di governo, aderisca ad un’alleanza costituzionale, democratica e progressista-liberale, basata su antifascismo, europeismo, uguaglianza, libertà, dignità della persona umana, centralità del lavoro, giustizia sociale, ambiente.

La scelta è libera per tutti, senza veti né da parte del Pd cui spettano il diritto-dovere, e quindi la responsabilità, dell’appello (la cui prima conseguenza è la riammissione in squadra a pieno titolo del M5S), né da parte di chiunque scelga di rispondere positivamente e di aderire. Chiunque, nessuno escluso: che si chiami Rifondazione comunista o Italia viva, Potere al Popolo o Impegno civico, ManifestA o Centro democratico, Europa Verde o Azione, Sinistra italiana o +Europa, Articolo 1 o Noi di Centro, Dema o Lista civica nazionale, e così via.

Nessuno, dalle posizioni più di sinistra come Unione Popolare a quelle più centriste purchè alternative alla destra, può essere escluso, né limitato o condizionato nella sua scelta di aderire. E nessuno, volendo aderire, può porre alcuna condizione sull’adesione o sul programma di altri.

Chiarito l’assoluto divieto, per tutti, di veti, vincoli, paletti o condizioni, il resto della regola è tutta nei pochi passi che seguono.

Ciascuno dei soggetti politici che aderisca all’alleanza, nei collegi plurinominali si presenterà autonomamente, con i propri candidati e con un proprio programma – espressione della propria identità e del proprio contributo all’eventuale futuro patto di governo – che avrà piena libertà di formulare e di proporre agli elettori.

Tale programma di ciascun soggetto politico deve essere chiaro, sintetico, articolato per temi e rispettive soluzioni, in non più di 15-20 punti elencati in sequenza tale che sia decrescente la propria valutazione di priorità relativa.

Ciascuno dei soggetti politici dell’alleanza, nei collegi uninominali sosterrà i candidati unitari dell’intera coalizione che saranno selezionati in modo che, visibilmente, alla luce delle loro biografie e delle loro riconoscibili esperienze nel territorio, rappresentino i valori e i principii comuni della coalizione e non solo uno o alcuni di essi, tanto meno divisivi.

Sulla base dei voti ricevuti il 25 settembre dai singoli soggetti politici dell’alleanza, essi, se forti complessivamente di una maggioranza parlamentare assoluta, stipuleranno un unico programma di governo attraverso il dialogo propositivo, il confronto puntuale, la mediazione costruttiva e paziente, all’insegna di questi criteri base: la compatibilità delle soluzioni programmatiche in coerenza con i valori fondativi della coalizione, in mancanza la prevalenza di quelle contenute nei programmi dotati di maggiore consenso nelle urne, l’accoglimento e l’integrazione armonizzata di contributi, piccoli o grandi, provenienti comunque da tutti i soggetti che abbiano conseguito rappresentanza parlamentare.

Fin qui la proposta. Domanda finale: qualcuno ne ha una migliore? Anzi, ne esiste o ne può esistere una migliore e, soprattutto, una – diversa da questa – esente da pulsioni  e sicuri effetti suicidi?