Caso Orlandi: sono stato io

A pag. 7 del quotidiano la Repubblica di ieri, il caso Orlandi

Scontro tra il magistrato Capaldo e l’insabbiatore Pignatone

Che razza di uomo è Pignatone?

Tra il 1991 ed il 1992 contribuiva ad insabbiare il dossier mafia-appalti e la relativa inchiesta, di cui si sono occupati Falcone e Borsellino ed in cui era coinvolto suo padre, allora presidente dell’ESPI, la società pubblica che operava assieme alla SIRAP di Siino, Ciancimino e di tutto l’intero gotha della mafia siciliana.

Nel 2018, mentre era procuratore di Roma, avoca a sé l’inchiesta riguardante Amara, in cui era coinvolto il fratello; fa incriminare il sostituto Fava che se ne stava occupando e che gli aveva fatto presente del coinvolgimento del fratello, facendolo anche trasferire a Latina. Poi utilizza De Lucia, da lui fatto nominare appositamente procuratore a Messina, per far incriminare Palamara, facendolo accusare dall’ex magistrato Longo di avergli chiesto 40 mila euro per garantirgli la nomina di procuratore di Gela. Accusa, rivelatasi poi infondata, ma che allora era necessaria per fare inoculare il troian nel telefonino di Palamara, per intercettare la famosa cena all’hotel Champagne, presenti oltre a Palamara, l”uomo di fiducia di Renzi, il parlamentare Lotti ed il magistrato e parlamentare Ferri, mentre parlavano della prossima nomina di Viola a procuratore di Roma. A Pignatone, come ormai è chiaro a tutti, quella intercettazione serviva proprio a far saltare quella nomina; cosa che puntualmente gli è riuscita a dovere.