Nota m5s al presidente del consiglio

SCARPINATO (M5S). Signor Presidente del Consiglio, il 22 ottobre scorso lei e i suoi Ministri avete prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione. Molti indici inducono a dubitare che tale giuramento sia stato sorretto da una convinta e totale condivisione dei valori della Costituzione e dell’impianto antifascista e democratico che ne costituisce l’asse portante. Sono consapevole che nel corso della campagna elettorale lei, Presidente, ha testualmente dichiarato: «la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi antiebraiche». Concetto che ha ribadito anche nelle sue dichiarazioni programmatiche. Tuttavia lei sa bene che il fascismo non è stato solo un regime politico, consegnato alla storia della prima metà del Novecento, ma anche un’ideologia che è sopravvissuta al crollo della dittatura e all’avvento della Repubblica, assumendo le forme del neofascismo, che si è declinato anche nella costituzione di formazioni politiche, variamente denominate, che sin dai primi albori della Repubblica hanno chiamato a raccolta e coagulato tutte le forze più reazionarie del Paese per sabotare e sovvertire la Costituzione del 1948, anche con metodi violenti ed eversivi, non esitando ad allearsi in alcuni frangenti persino con la mafia.
Si tratta di un neofascismo eversivo del nuovo ordine repubblicano che è stato co-protagonista della strategia della tensione attuata anche con una ininterrotta sequenza di stragi che non ha uguali nella storia di nessun altro Paese europeo e che ha vilmente falcidiato le vite di tanti cittadini innocenti considerati carne da macello da sacrificare all’obiettivo politico di sabotare l’attuazione della Costituzione o – peggio – di stravolgerla, instaurando una Repubblica presidenziale sull’onda dell’emergenza.
Non è a mio parere certamente indice di convinta adesione ai valori della Costituzione la circostanza che lei e la sua parte politica, sino a epoca recentissima, abbiate significativamente eletto a figure di riferimento della vostra attività politica alcuni personaggi che sono stati protagonisti del neofascismo e tra i più strenui nemici della nostra Costituzione. Mi riferisco, ad esempio, a Pino Rauti, fondatore nel 1965 di Ordine Nuovo, che fu non solo centro di cultura fascista, ma anche incubatore di idee messe poi in opera nella strategia della tensione da tanti soggetti, alcuni dei quali riconosciuti, con sentenze definitive, autori delle stragi neofasciste che hanno insanguinato il nostro Paese. Tra questi – per citare solo alcuni esempi – mi limito a ricordare Franco Freda, Giovanni Ventura, Carlo Digilio, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, tutti gravitanti nell’area di Ordine Nuovo.
A proposito di padri nobili e figure di riferimento, mi pare inquietante che il 14 aprile 2022 il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone abbia organizzato nella Sala Capitolare di questo Senato un convegno dedicato alla memoria del generale Gianadelio Maletti, capo del reparto controspionaggio del SID negli anni Settanta e condannato con sentenza definitiva a diciotto mesi di reclusione per favoreggiamento nei confronti dei responsabili della strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, che causò 17 morti e 88 feriti e diede avvio al periodo stragista della strategia della tensione. Proprio i depistaggi delle indagini posti in essere in quella e in tante altre stragi da personaggi come il generale Maletti hanno garantito sino a oggi l’impunità di mandanti ed esecutori, segnando l’impotenza dello Stato a rendere giustizia alle vittime e verità al Paese.
Il deputato Mollicone ha definito il generale Maletti un uomo dello Stato che ha sempre osservato l’appartenenza alla divisa. Dinanzi a simile affermazione viene da chiedersi, presidente Meloni, quale sia l’idea di Stato della sua parte politica. (Applausi). Lo Stato di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tante altre figure esemplari che hanno sacrificato le loro vite per difendere l’ordine costituzionale, oppure lo Stato occulto di personaggi come Maletti, traditori della Costituzione, che hanno garantito l’impunità dei mandanti eccellenti di tante stragi e dato assistenza e copertura agli esecutori neofascisti?

Mi sembrano coerenti con il suo quadro di valori di ascendenza neofascista, antinomici a quelli costituzionali, alcune significative iniziative politiche da lei assunte nel recente passato. Mi riferisco, ad esempio, al suo sostegno nel 2018 alla proposta di legge di abolire la legge Mancino che punisce con la reclusione chi pubblicamente esalta i metodi del fascismo e le sue finalità antidemocratiche. E, ancora, mi pare significativa la sua proposta di abrogare il reato di tortura subito dopo che esso fu introdotto dal legislatore nel 2017, a seguito della sentenza di condanna del nostro Paese emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per le violenze poste in essere dalle Forze di polizia nella scuola «Diaz» in occasione del G8 svoltosi nel luglio 2001 a Genova. La sua parte politica definì tale nuovo reato «un’infamia».
Lei, presidente Meloni, dichiarò che il reato di tortura impediva agli agenti di fare il proprio lavoro. Ho citato tali precedenti perché sia chiaro che non bastano né la sua presa di distanza dal fascismo storico, né la cortese condiscendenza del neopresidente del Senato Ignazio La Russa al discorso di apertura dei lavori del nuovo Senato della senatrice Liliana Segre, vittima della violenza fascista, per dichiarare chiusi i conti col passato e inaugurare una stagione di riconciliazione nazionale. (Applausi).
Una riconciliazione nazionale sarà possibile solo se e quando questo Paese avrà piena verità per tutte le stragi del neofascismo e quando dal vostro Pantheon politico saranno definitivamente esclusi tutti coloro che a vario titolo si resero corresponsabili di una stagione di violenza politica che costituì l’occulta prosecuzione della violenza fascista nella storia repubblicana. Un Paese che rimuove il suo passato celandolo dietro la coltre della retorica, quella retorica di Stato che Leonardo Sciascia definiva il sudario dietro il quale si celano le piaghe purulente della Nazione, è un Paese di democrazia incompiuta e malata, sempre esposta al pericolo di rivivere il passato rimosso.
A questo riguardo, desta viva preoccupazione la volontà da lei ribadita di mettere mano alla Costituzione per instaurare una Repubblica presidenziale, che in un Paese di democrazia fragile ed incompiuta, in un Paese nel quale non esiste purtroppo un sistema di valori condiviso, potrebbe rivelarsi un abile espediente per una torsione autoritaria del nostro sistema politico, per far rivivere il vecchio sogno neofascista dell’uomo solo al comando nella moderna forma della cosiddetta democratura o della democrazia illiberale. (Applausi).
I problemi irrisolti del passato si proiettano sul futuro anche sotto altri profili che hanno rilevanza immediata. Può una forza politica che si appresta a governare con simili ascendenze culturali ampiamente condivise dalle altre forze politiche della maggioranza, Lega e Forza Italia, attuare politiche che pongono fine alla inarrestabile crescita delle diseguaglianze e dell’ingiustizia sociale che affligge il nostro Paese? La risposta a mio parere è negativa, perché questa crescita delle diseguaglianze e dell’ingiustizia non è frutto di un destino cinico e baro, ma è il risultato di scelte politiche a lungo praticate dall’establishment di potere di questo Paese, che ha surrettiziamente sostituito la tavola dei valori della Costituzione con la Bibbia neoliberale… (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SCARPINATO (M5S). Valori antiegualitari e antisolidaristici che sono ampiamente condivisi dal grande e piccolo padronato nazionale. Lei, signora Presidente, e la sua maggioranza politica, non siete l’alternativa all’establishment. Come attesta anche la composizione della sua squadra di Governo, siete piuttosto il suo ultimo travestimento che nella patria del Gattopardo consente al vecchio di celarsi dietro le maschere del nuovo, creando l’illusione del cambiamento.
Quanto alla sua dichiarata intenzione di mantenere una linea di fermezza contro la mafia, mi auguro che tale fermezza sia mantenuta anche nei confronti della pericolosa mafia dei colletti bianchi, che va a braccetto con la corruzione, anche se mi consenta di nutrire perplessità al riguardo, tenuto conto che il suo Governo si regge sui voti di una forza politica il cui leader ha mantenuto rapporti pluriennali con i mafiosi e che ha tra i suoi soci fondatori Marcello…(Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. La ringrazio. Le ho dato due minuti in più. Se vuole concluda, vedo che ci tengono molto che lei vada oltre i due minuti, prego. (Commenti).
SCARPINATO (M5S). Ha dato più di due minuti ad altri? Se lei non ci tiene io posso concludere qui, Presidente. Evidentemente non è gradito.
PRESIDENTE.Senatore, le assicuro che li ho dati anche a lei, poi verificherà. Prego, concluda.
SCARPINATO (M5S). Concludo, ma vale soprattutto per me a quanto pare.
Noi siamo le nostre scelte, onorevole Meloni, e lei ha scelto da tempo da che parte stare: certamente non dalla parte degli ultimi, non dalla parte di questa Costituzione, non dalla parte dei martiri della Resistenza, non dalla parte di coloro che, per la difesa della legalità costituzionale, hanno sacrificato la propria vita. (Applausi).