“Stragi”, Messina Denaro in requisitoria

La Procura Generale di Caltanissetta ha concluso la requisitoria al processo d’Appello a carico di Matteo Messina Denaro come mandante delle stragi del ’92. “Sia confermato l’ergastolo”.

Il 21 ottobre del 2020 la Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio, ha condannato Matteo Messina Denaro all’ergastolo anche per le stragi di Capaci e via D’Amelio contro Falcone e Borsellino. Come mandante. Ebbene, il processo innanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta è iniziato lo scorso 4 maggio. Il 14 settembre è stata avviata la requisitoria, e adesso il Procuratore Generale, Antonino Patti, nell’aula bunker del carcere “Malaspina”, ha proseguito il suo intervento soffermandosi soprattutto sulla cosiddetta “missione romana”, ovvero la trasferta a Roma nel febbraio del ’92 di un commando mafioso, capeggiato da Messina Denaro, che avrebbe dovuto uccidere Giovanni Falcone e Maurizio Costanzo. E ha affermato: “Nelle motivazioni dell’Appello si scrive che la ‘missione romana’ fu un astuto espediente per distogliere i sospetti da Cosa Nostra e far credere che fossero stati i Servizi segreti deviati. Ma non è così: allora alcune cose non si sapevano ma la ‘missione romana’ era una cosa seria che alla fine fallì. Falcone era uno dei pochi soggetti che, se in quel momento storico avesse subito del male, qualsiasi investigatore, anche il meno esperto, avrebbe puntato l’attenzione su Cosa Nostra. Si parla di totale superficialità e inadeguatezza di Riina nell’organizzare la ‘missione romana’, e che lui ha fatto affidamento su persone non tutte di rilevante calibro mafioso. Ma ci aveva mandato le persone più importanti, come Giuseppe Graviano, che è un capo mandamento, così come Matteo Messina Denaro. Non è affatto vero, poi, che nel sestetto romano c’era gente che non sapeva mettere mano sugli esplosivi. Riina a Falcone lo avrebbe ucciso ovunque, anche sulla luna. Lo dice lui stesso in un’intercettazione”. E poi il Procuratore Generale ha ribadito: “Messina Denaro ha deliberato le stragi, insieme ad altri mafiosi regionali che rivestivano uguale carica. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore. L’imputato entrò a far parte di un organismo riservato direttamente alle dipendenze di Totò Riina, il gruppo denominato dallo stesso Riina come la ‘Super cosa’, a cui affida il compito di organizzare la ‘missione romana’. Questo rafforza Riina perché ha un gruppo segreto che fa capo a lui. L’attività deliberativa e organizzativa di Messina Denaro a favore delle stragi ha cominciato ad esplicarsi nell’ottobre del 1991, che coincide con le riunioni preparatorie in provincia di Enna”. Poi, ecco la conclusione dell’arringa accusatoria del dottor Patti: “Chiedo che questa Corte confermi la sentenza di primo grado per le stragi di Capaci e di via D’Amelio”.

I figli di Paolo Borsellino a messa

Tra le parti civili del processo, iniziato nel 2017, vi sono i familiari degli agenti di scorta, morti o sopravvissuti, dei giudici Falcone e Borsellino, poi i figli di Borsellino: Manfredi, Lucia e Fiammetta, poi il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, e poi l’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio e del ministero dell’Interno.

Lia Sava

In occasione della sentenza di condanna inflitta in primo grado, il Procuratore Generale di Caltanissetta, Lia Sava, adesso primo Procuratore Generale donna di Palermo, commentò: “E’ un grande risultato per la Procura di Caltanissetta. Abbiamo messo insieme pezzi di tanti contesti investigativi diversi, e tante dichiarazioni e riscontri anche risalenti nel tempo. E siamo arrivati alla condanna”

teleacras angelo ruoppolo