Inchiesta antimafia “Xydi”, la sentenza in abbreviato

Il Tribunale di Palermo ha emesso la sentenza a carico dei 20 imputati giudicati in abbreviato nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Xydi”. Inflitti 15 anni e 4 mesi di reclusione all’ex avvocato Angela Porcello.

Il 2 febbraio del 2021 è stato il giorno del maxi blitz antimafia dei Carabinieri nell’Agrigentino intitolato “Xydi”. Adesso è stata emessa sentenza a carico dei 20 dei 30 imputati che hanno scelto di essere giudicati in abbreviato. E tra di loro vi è anche l’ex avvocato di Canicattì, Angela Porcello, 51 anni, che, dopo avere ammesso le proprie responsabilità, ha più volte manifestato la volontà di collaborare con i magistrati. Lo scorso primo aprile i pubblici ministeri della Procura antimafia di Palermo, Claudio Camilleri, Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno proposto al Tribunale la condanna della Porcello a 18 anni di carcere, e, in occasione dell’arringa accusatoria, non hanno concesso alcuna attenuante, tra l’altro affermando: “Angela Porcello ha strumentalizzato la toga dell’avvocato per coltivare gli affari della famiglia mafiosa in cui aveva un ruolo di primo piano il compagno, Giancarlo Bugea, già condannato per mafia. E ciò anche per incontrare il boss Giuseppe Falsone, detenuto al 41 bis, e veicolare i suoi messaggi. Nel suo studio legale ha tenuto summit e messo insieme i capimafia di diverse province e realtà territoriali per discutere di strategie e dinamiche: una vera e propria consigliori e cassiera del clan”. E la condanna più severa, 20 anni di reclusione, è stata invocata a carico dell’imprenditore Giancarlo Bugea, 54 anni, di Canicattì. E 20 anni anche per l’anziano boss Calogero Di Caro, 74 anni, presunto capo del nuovo mandamento di Canicattì, e per Luigi Boncori, 70 anni, presunto capomafia di Ravanusa. Dunque, adesso il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Paolo Magro, a conclusione del giudizio abbreviato, ha emesso la sentenza:
Giancarlo Bugea di Canicattì 20 anni
Angela Porcello di Canicattì 15 anni e 4 mesi
Calogero Di Caro di Canicattì 20 anni
Luigi Boncori di Ravanusa 20 anni
Giuseppe Grassadonio di Agrigento 8 mesi
Giuseppe Sicilia di Favara 18 anni e 8 mesi
Calogero Paceco di Naro 8 anni
Simone Castello di Villafrati 12 anni
Antonino Oliveri di Canicattì assolto
Diego Cigna di Canicattì 10 anni e 6 mesi
Gregorio Lombardo di Favara 17 anni e 4 mesi
Giuseppe D’Andrea di Agrigento 3 anni e 4 mesi
Luigi Carmina di Caltanissetta assolto
Gianfranco Gaetani di Naro assolto
Gaetano Lombardo di Favara 3 anni e 4 mesi
Giuseppe Pirrera di Favara assolto
Giovanni Nobile di Favara assolto
Vincenzo Di Caro di Canicattì 1 anno
Giuseppe Giuliana di Delia 8 anni e 8 mesi
Annalisa Lentini di Canicattì 1 anno e 8 mesi.
E l’avvocato Annalisa Lentini, e l’avvocato Calogero Lo Giudice di Canicattì, che sarà giudicato in ordinario, rispondono solo delle ipotesi di reato di falso e procurata inosservanza di pena perchè avrebbero, insieme alla collega Angela Porcello, falsificato la data di spedizione di una raccomandata al fine di rimediare a un errore nella presentazione dell’atto di appello di una condanna, nei confronti di un cliente della Porcello, nel frattempo divenuta definitiva. Gli imputati sotto processo ordinario innanzi alla seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, sono, oltre Calogero Lo Giudice, anche Giuseppe Falsone, 51 anni, ergastolano di Campobello di Licata e già capo provincia di Cosa Nostra agrigentina. Poi Antonino Chiazza, 51 anni, di Canicattì, Pietro Fazio, 48 anni, di Canicattì, Santo Gioacchino Rinallo, 61 anni, di Canicattì, Antonio Gallea, 64 anni, di Canicattì, Filippo Pitruzzella, 60 anni, ispettore della Polizia in pensione, di Campobello di Licata, Stefano Saccomando, 44 anni, di Palma di Montechiaro, e Calogero Valenti, 57 anni, di Canicattì. In quanto latitante è stata stralciata la posizione di Matteo Messina Denaro.

Giuseppe Scozzari

Il difensore dell’ex avvocato Angela Porcello, l’avvocato Giuseppe Scozzari, commenta: “La decisione circa la pena, che ci sembra oltremodo esagerata, ci coglie di sorpresa. Ci riserviamo una più approfondita valutazione all’esito della lettura delle motivazioni. Ci pare tuttavia che la ratio del rito abbreviato sia stata di fatto vanificata, e non sia stata tenuta in debito conto la collaborazione offerta dalla mia assistita. Certamente questa sentenza non costituisce un bel segnale per quanti, anche lontanamente, pensano di intraprendere la via della collaborazione, con tutti i rischi che ne conseguono”.

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