DI MAURO: L’ULTIMO DINOSAURO IN VIA D’ESTINZIONE

L’attuale assessore regionale all’Energia ed ai Servizi di Pubblica Utilità della Regione Siciliana Giovanni Di Mauro, detto Roberto, è un politico agrigentino di lungo corso, uno tra i più longevi parlamentari del panorama politico isolano.
Formalmente è un autonomista, sostanzialmente è invece, più semplicemente, un uomo di ‘Palazzo’, forse uno tra i più decrepiti feudatari di una Terra disgraziata, qual è la Sicilia, in cui chi più affama il prossimo rimane sempre a galla.
Se vi chiedete quale servizio abbia mai reso al popolo siciliano, non dimenticate mai di volgere lo sguardo alle affossature che il sedere di Giovanni-Roberto ha lasciato sulle numerose poltrone sulle quali è rimasto spaparanchiato, nel corso della sua ultra trentennale e grigia carriera politica.
Per la verità, ora che ci pensiamo bene, qualche mese fa si è reso protagonista di una polemica un pó bislacca. In maniera inspiegabile il nostro Di Mauro, nella sua nuova ed ennesima qualità di assessore ha bloccato una serie di autorizzazioni riguardanti numerose attività produttive, in particolare nel settore delle energie rinnovabili. Immediatamente è stato richiamato all’ordine dal presidente della Regione Renato Schifani ( https://notizie.tiscali.it/regioni/sicilia/articoli/schifani-incontrera-di-mauro-verifica-sulla-linea-politica-00001/) che ha subito sbloccato tutto quanto, neutralizzando il suo maldestro tentativo di ficcare il naso in cose che ci ricordano tanto un famoso film, interpretato dal compianto MassimoTroisi e da Roberto Benigni. Ci riferiamo alla pellicola ‘Non ci resta che piangere’, quando tra il Mille e Quattrocento e quasi il Millecinquecento, nella Firenze dei Medici, veniva immortalata una celebre scena ambientata nei pressi di un casello daziario. In quella circostanza un casellante, apparentemente un finto tonto, bloccava uno dei tanti convogli chiedendo ripetutamente: ‘chi siete, quanti siete, cosa portate, un fiorino’.
Nella Sicilia di oggi probabilmente non esistono più quelli che una volta si chiamavano ‘latri di passu’, i briganti che ti rapinavano quando attraversavi dei sentieri impervi, pronti a sorprenderti mentre meno te l’aspettavi. È più facile chiedere, e perché no, anche promettere qualche ‘fiorino’, per finalità politico-elettorali, stando comodamente seduti su dei comodi scranni, piuttosto che rimanere all’addiaccio, in mezzo ad una strada, nell’attesa che prima o poi qualcuno a cui chiedere qualcosa si trovi a passare.
Nei palazzi della Regione Siciliana, come è risaputo, c’è sempre fermento, c’è invece un continuo via vai.
In Sicilia, non è una novità, tutto quanto è soggetto a concessione, anche l’aria che respiriamo. Per sopravvivere dobbiamo per forza di cose rivolgerci ai cortigiani, da sempre asserragliati dentro il Palazzo dei Normanni.
E a noi, poveri sudditi siciliani, parafrasando sempre quel memorabile film, ‘non ci resta che piangere”, mentre continuano a chiederci quanti siamo e, possibilmente, quanti voti portiamo.
I fiorini, tanti ‘fiorini’, continuano a viaggiare, nel nostro caso tra Bruxelles, Roma e Palermo. Peccato che la loro destinazione è quasi sempre quella sbagliata. Mai che vanno a finire laddove servono veramente per creare infrastrutture, servizi, ricchezza e lavoro.