La latitanza di Messina Denaro e i misteri di Castelvetrano da Giuliano alle stragi del 92

Castelvetrano città dove molte verità si nascondono bene e dove i potenti sanno come manipolare i cittadini senza usare armi. Basta solo la gogna mediatica o di cortile. Notai -medici- politici-funzionari-piò o meno massoni o di altro club-imprenditori  e affaristi- porta borse di giornata alla fine , hanno sempre trovato il modo di proteggersi

La cattura di Matteo Messina Denaro fin ora,  sta solo aumentando la quantità di misteri sulle stragi e sulla sua trentennale latitanza. Troppi lati oscuri da chiarire. L’antimafia di potere , legata a certe procure, vogliono far passare il messaggio che il boss era protetto da vivandieri e picciotti di quarta categoria mafiosa. A proteggerlo donne “cotte” dal carisma del boss e picciotti di quartiere che contano ben poco. Chi ci crede non sa nulla di mafia di potere. E i colletti-camici bianchi dove sono? Solo un medico indagato? Troppo poco. Chi conosce la storia di Castelvetrano e non fa politica con l’antimafia sa che Messina Denaro è custode di molti segreti e non solo legati alle stragi. I Messina Denaro sono stati testimoni di varie stagioni. stagioni in cui la mafia, la borghesia con i soldi e il potere deviato dello Stato facevano comunella. E’ strano che certi giornalisti dimenticano di scrivere di personaggi castelvetranesi potenti e che hanno deciso le sorti economiche della città dal terremoto in poi

Dalla false uccisione di Giuliano a Castelvetrano alle riunioni per le stragi del 91

Secondo le più recenti ricostruzioni investigative e da quanto riferito dai pentiti, il 1991 fu un anno cruciale per i rapporti tra mafia, istituzioni deviate e politica. Castelvetrano , ormai è chiaro, è stata la sede di misteriosi incontri tra mafiosi, colletti bianchi e sconosciuti operatori dei servizi d’intelligence legati a logge massoniche e forse, anche a Gladio. Messina Denaro sa tutto su queste riunioni

 

 

Ancora una volta, la storia della mafia legata allo Stato occulto , vede Castelvetrano avere un ruolo attivo. Fu così anche in occasione del delitto di Salvatore Giuliano. Sul caso Giuliano molti aspetti non sono mai stati chiariti. E ancora una volta spunta un mistero legato alla città di Messina Denaro: perchè Turiddu fu fatto trovare morto proprio a Castelvetrano? Un altro episodio ,pieno di misteri rimane quello delle riunioni stragiste fatte a Castelvetrano effettuate alla presenza anche di Don Ciccio nonostante già avesse un mandato di cattura sulle spalle

Le stragi del 92 segneranno, ancora una volta, una linea strategica terroristica messa in atto dalla mafia ma con evidenti coperture di pezzi deviati dello Stato. Da Portella della Ginestra alle bombe di Firenze , la linea è sempre la stessa: aumentare la tensione sociale, mettere paura ed eliminare i nemici. Una strategia molto raffinata e maligna che non poteva avere solo i mafiosi come protagonisti. Ai mafiosi interessano gli affari e i miliardi .E gli affari migliori ,i mafiosi di rango, li hanno sempre fatti con gli appalti miliardari e con il voto clientelare che gli consentiva di stare vicino al potere. Con le bombe cosa ci guadagnavano? Anche la stessa antimafia di potere ha portato soldi a certi mafiosi. Magari in buonafede.

Cosa ha condotto Matteo Messina Denaro fino a Firenze? Chi lo ha supportato , oltre ai mafiosi, ad azioni terroristiche che sapevano più di eversione di stampo brigatista o di estrema destra? Il Processo di Caltanissetta , voluto dal brillante procuratore Paci, cerca  di svelare il filo conduttore di tutto il periodo stragista che non inizia nel 1992. La morte di Chinnici , l’attentato di Pizzo Lungo al Giudice Palermo ne sono esempi. E poi, come è possibile che sia stato usato lo stesso tipo di esplosivo ?

Messina Denaro , molto probabilmente, sa molte più cose del contesto mafioso tradizionale. E’ a conoscenza del patto stragista e dei suoi veri obiettivi ? Valutando le ultime ricostruzioni la risposta potrebbe essere “SI”.  Chi lo ha fatto super boss per le stragi, lo protegge ancora e ha tutto l’interesse di nascondere quelle verità. La pressione giudiziaria fatta da alcune procure contro i fiancheggiatori mafiosi e la famiglia non lo ha tolto alla libertà per 30 anni. Strano. Per colpa sua, centinaia di boss e aggregati vari, sono stati sbattuti in carcere , perdendo ogni avere. e nessuno, nonostante si sapesse dove viveva ha pensato di ammazzarlo. Mai una guerra di mafia dagli anni 90

Un tiro al bersaglio che ha fiaccato giustamente l’organizzazione ma che non ha portato al boss nessun disturbo visto come se la godeva. Tutti questi arresti dei cosiddetti ,”fiancheggiatori” , non lo hanno turbato minimamente . “Si la sintia sciusciari” . Risate se ne sarà fatte quando ha visto innocenti accusati per colpa sua.  Cazzate ne avrà lette su libri e articoli a quintali.

E nonostante le “bombe” giudiziarie sulle cosche , nessuno ha pensato di tradirlo facendolo arrestare. Ci voleva un cancro in fase avanzata per prenderlo. Qualche boss che poteva sapere ne avrebbe avuto solo vantaggi: in primis, raffreddare l’azione degli inquirenti e in secundis , togliere Messina Denaro di mezzo creando nuovi spazi. Invece nulla. Decine di operazioni di Polizia , carceri piene e LUI libero e pieno di donne. Nessun boss o pentito che negli ultimi anni abbia dato una pista certa per arrestarlo. Qualcosa non ha funzionato o, qualcuno, dentro i palazzi, ha fatto il doppio gioco. Sapremo mai chi

Castelvetrano e le stragi

Nell’autunno del 1991 Matteo Messina Denaro era già il capo mafia della provincia di Trapani, in sostituzione del padre Francesco, malato. E’ il pentito molto attendibile, Vincenzo Sinacori a raccontarlo. “C’era anche Matteo-dichiarerà più volte Sinacori- alla riunione di fine settembre del 91, tenuta a Castelvetrano, in cui Salvatore Riina comunicò l’avvio della strategia stragista”.

Lu siccu, non aveva neanche 30 anni e già aveva il “passaporto” per partecipare a decisioni di questo genere? Il padre, già ricercato anche se stranamente graziato da alcuni giudici trapanesi , è pure riuscito a dar delega al figlio senza incazzature di boss mafiosi? La vicenda puzza. Chi studia la storia della mafia o si sente esperto in materia,sa, che i passaggi di potere non sono automatici tra i mafiosi. I figli di Riina o di Provenzano non sono diventati mai capi di nulla. Perchè allora si autorizza il figlio di Don Ciccio che ancora giocava a fare il boss all’americana ,sparando a destra e a sinistra e andando dietro alle gonne corte , a partecipare a riunioni così delicate? Una domanda che ancora attende risposta nonostante la condanna di Caltanissetta. Le indagini diranno che, a quelle strane riunioni castelvetranesi non parteciparono solo mafiosi. Probabilmente, Matteo Messina Denaro ,rappresentava il padre. Ipotesi oggi credibile. La mafia avrebbe dato potere in deroga. Ma all’interno di quel gruppo non vi erano solo castelvetranesi che avevano interessi precisi a dialogare con Riina. Perchè tutti i boss trapanesi vicini a Riina accettano? Forse, politici, forse uomini dei sevizi o della massoneria deviata, hanno fatto pressione per evitare casini tra mafiosi? La vicenda di Castelvetrano legata alle stragi offre decine di spunti investigativi. La mafia castelvetranese è risaputo era molto rispetta nei piani alti. Questa tesi è ampiamente confermata anche da Angelo Siino. Ma anche il forte legame del notaio massone, Ferraro, amico di Riina,con alcuni centri di potere castelvetranesi lo confermano.

Il Processo di Caltanissetta arrivato al secondo grado di giudizio, apre un grosso squarcio su tante stanze scure fatte di depistaggi ma non ha fatto chiarezza su tanti aspetti. Si dovrebbe lavorare e portare alla luce cosa sia successo veramente in quegli incontri castelvetranesi. Non regge che, un boss come Matteo Messina Denaro, abbia potuto ricevere tutta questa fiducia da parte di chi ha condiviso la scelta stragista all’interno di quel ginepraio intriso di pezzi deviati dello Stato e di mafia senza la garanzia di gente con la cravatta e la laurea.

I Messina Denaro erano presenti per il potere che rappresentavano nel territorio, ma non potevano avere la lungimiranza strategica che motivò le stragi . E poi, perchè Riina ,viene giusto a Castelvetrano , con tutti i picciotti del palermitano e agrigentino disponibili? Messina Denaro viene scelto tra i tanti e va ai comandi di Lu curtu, per andare in giro a piazzare bombe. Chi fa da garante a questa operazione? Addirittura, come si legge nella sentenza di Firenze, è Messina Denaro che mette a disposizione di Riina le sue conoscenze criminali a Roma

Loro, i Messina Denaro, il territorio lo dominavano sotto l’aspetto mafioso e questo potere aumentava per i loro legami con politici, massoni, imprenditori e funzionari di Stato .Erano una piccola parte di una parte di potere da Prima Repubblica. Fino a quando nel territorio belicino comandavano i Salvo , loro, i Messina Denaro, si limitavano all’ordinaria amministrazione. Qualche omicidio, la gestione degli appalti, raccomandazioni di lavoro anche dentro ospedali e comuni e il grande affare dei reperti archeologici. Avevano amicizie ovunque, anche dentro gli ospedali ma sempre con ruoli di boss Fare “scruscio”, partecipando alle stragi, con un sistema politico saltato, li avrebbe messo in pericolo. Di certo , avendo partecipato alle riunioni per le stragi, il loro potere contrattuale con chi non era mafioso, è salito di molto.

Nel 1991 alla famiglia Messina Denaro gli affari vanno molto bene. Angelo Siino continua a incontrarsi con Don Ciccio(latitante) e con gli amici loro che gestivano il potere pubblico e privato in città. Senza ostacolo. Siino si vanterà di questi incontri a Castelvetrano con il boss senza aver paura della Polizia. In quegli anni, per Siino, incontrare i mafiosi locali , recarsi a Palazzo Pignatelli era un gioco da ragazzi. Per Lui, il comune era un luogo senza porte, almeno fino al suo arresto.

Alcuni pentiti dicono che Matteo Messina Denaro godeva di molti supportes potenti . In primis, il cognato Filippo Guttadauro , mafioso con la littra che rafforza il suo potere sposando la figlia di Don Ciccio Messina Denaro. Guttdauro e il “vero “cervello” della famiglia. E’ Lui che ha molte aderenze in tutti settori .“ Matteo- diranno i pentiti -è giovane. È deciso. Ha uso di mondo e gode di ottimi maestri”. Già diversi maestri e tutor. Ovviamente tutti non li conosciamo. I mafiosi che lo hanno aiutato si. Manca la parte di potere con la giacca. Quel potere che lo sdoganò per partecipare da protagonista alle riunioni.

I rapporti dei Messina Denaro con il potere mafio -politico di Palermo, diventarono ottimi dopo che la sorella di Matteo sposa un Guttadauro, famiglia molto vicina ai Graviano di Brancaccio e a “chi conta” nella politica regionale e nazionale di quel tempo. Filippo Guttadauro, secondo i pentiti era davvero “l’intellighenzia ” che fece maturare i Messina Denaro. . Guttadauro era capace di costruire relazioni con tutti. Con Lui la mafia locale castelvetranese entra nel core business della GDO e delle 488. Inizia l’era delle aziende a partecipazione mafiosa con molti soldi da riciclare che provengono dal traffico di droga e dai grandi appalti gestiti dai corleonesi

Naturalmente, il prestigio di Matteo Messina Denaro con la benedizione del cognato cresce. Per queste ragioni, la procura di Caltanissetta, chiederà un processo per Messina Denaro, imprendibile dal 1993. Bisognerà attendere l’ottobre del 2020 per avere una sentenza di condanna. Una sentenza che sa di prima tappa verso la verità e verso chi ha partecipato a quelle riunioni a Castelvetrano e fin adesso è riuscito a non farsi beccare e magari a non far prendere il boss latitante da 28 anni.

Fonte: Archivi, Repubblica, Corriere della Sera, ps

Ass. Verità e Giustizia